venerdì 11 gennaio 2013

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9992

"LA MIA AZIENDA CREA POSTI DI LAVORO": DIAGNOSTICA DELL'APPARENTEMENTE OVVIO

Santoro e Berlusconi
Se c'è una cosa che mi fa incazzare sono gli imprenditori che ad ogni che e in ogni dove se ne escono con la frase: “La mia azienda crea posti di lavoro.” Che è come se io in questo momento dicessi: “Sto creando dei caratteri al computer.” Piuttosto ovvio, non trovate? Sennonchè la mia finalità non è quella di battere sulla tastiera a caso per far sputare al mio computer dei simboli, ma piuttosto quella di scrivere un articolo possibilmente dotato di senso. Allo stesso modo, nel pronunciare quell'insulsa frase, l'imprenditore vorrebbe atteggiarsi a salvatore della patria, ad angelo protettore del destino dei semplici, come se creasse dei posti di lavoro pur potendone fare a meno. Come se lo scopo della sua impresa non fosse il profitto, e il lavoro non fosse lo strumento principale per questo scopo, ma il fine ultimo del suo operare. 
Infatti, se dissipiamo per un'istante la fetida cortina fumogena che avvolge, a giustificazione ideologica del suo stupro materiale e legislativo, il concetto di lavoro in questo paese (una Repubblica fondato sul medesimo, come da Art. 1), scopriamo che qui come altrove l'impresa non può sussistere senza il lavoro. Infatti, il contrario del lavoro è la rendita parassitaria, e associare quest'ultimo concetto a quello di “impresa” creerebbe un ossimoro insostenibile. Ad esempio, un finanziere che si arricchisce incassando i dividendi delle aziende non è un imprenditore, e così non lo è chi campa con gli affitti delle sue proprietà immobiliari. Il primo lavoratore di un'impresa è il suo proprietario, e se questi disprezza il lavoratore disprezza se stesso


Anche le frasi possono avere un "doppio fondo"

Ma qual è il vero motivo della ripetizione mantrica di questa frase, che anche Berlusconi ripete costantemente nelle sue sbrodolate televisive pre-elettorali (l'ultima volta ieri nella sciagurata puntata di “Servizio Pubblico”: “Le mie azienda hanno dato lavoro a 75000 persone”) e che assieme a lui ripetono tutti gli imprenditori quando vengono intervistati su temi quali l'evasione fiscale, la crisi economica e i soprusi di Equitalia?
Quando Berlusconi solletica la coscienza degli elettori indecisi equiparando le sue imprese a una Caritas lavorativa, le domande sgorgano impellenti: “Ma una di queste imprese non è la Mondadori, sottratta da B. al legittimo destinatario a suon di mazzette?”; “Ma la fortuna imprenditoriale di B. non sarebbe stata impossibile senza quei capitali iniziali sulla cui provenienza B. ha steso il velo della facoltà di non rispondere in sede di udienza processuale?”; “Ma non è vero che le aziende di Berlusconi hanno evaso il fisco per chissà quanti milioni?”; “E non è vero che le aziende di B. sono al centro di una galassia di società offshore sulle quali circolano capitali sottratti ai bilanci delle aziende medesime, in frode degli investitori?”
Perchè il punto è proprio questo: il Leitmotiv “La mia azienda crea posti di lavoro”, che è in sè come si è detto assurdamente tautologico, acquisisce più senso se si dà voce al pensiero recondito, al “doppio fondo” che lo motiva: “... quindi permettetemi di evadere il fisco”, “... quindi permettetemi massima libertà nell'approvvigionamento dei capitali”, insomma: “... quindi datemi carta bianca.”
Se un'azienda per sopravvivere ha bisogno di evadere il fisco o di incorporare le più inconfessabili nequizie, c'è qualcosa che non va. E i casi sono due: o il mercato di riferimento è debole, in crisi, e il destino dell'azienda sarebbe quello di chiudere nel rispetto delle dure leggi del mercato; oppure, l'intera economia ormai è drogata dall'illegalità, per cui un'azienda in un mercato sano ha poche chance di sopravvivere se non si adegua alla concorrenza e non inizia anch'essa ad assumere in nero, a evadere il fisco, a operare in barba ai criteri di qualità e di sicurezza, a incorporare capitali mafiosi, ecc.
Frasi come: “La mia azienda crea molti posti di lavoro” costituiscono un ricatto. Pure un po' mafiosetto, perchè si avvalgono del non detto, come abbiamo visto. Il senso di queste frasi non va ricercato nella logica apparente, bensì in quella nascosta. 
La prossima volta, fateci caso.
L'immaturo vendicativo ammonisce