lunedì 23 ottobre 2017

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9972

 (Difficoltà: 3,6/5)

LA VOCE NARRANTE NEI FILM

"Maledetto il giorno che t'ho incontrato" (1992)
Una cosa che odio sono quei film dove c'è la voce narrante. Parlo di film come “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, di Verdone.
Non so ben spiegarmi il senso di questo mio tarlo. Forse considero questo espediente un trucco di bassa lega del regista per risparmiarsi la fatica – nell'impiego caratteristico della voce narrante, che è quello di introduzione alla storia o ai personaggi - di "creare un mondo" che “collochi” gli interpreti, presentandoli al pubblico e definendoli. E' più semplice introdurre l'intera storia con un “Tizio è un giornalista innamorato di Tizia, la caporedattrice del giornali in cui lavora. Tizio vorrebbe proporsi, ma ha due difetti caratteriali: è un pigro e un pavido” ecc.; più arduo sarebbe invece elaborare una serie di "antefatti" della narrazione – in forma di eventi e dialoghi - che siano abbastanza densi da essere al contempo esaustivi e sintetici e non portare via troppo tempo al resto del film.
Ma questo è, apparentemente, un dono che non molti registi hanno, e che parla della qualità dal lato della sceneggiatura.

domenica 15 ottobre 2017

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9973

(Difficoltà: 2,6/5) 



“NON MI PIACE IL TUO TONO”, OVVERO: COME LE EDUCANDE-FIGHETTE DEL POLITICALLY CORRECT CERCANO DI SOPPRIMERE LA DISCUSSIONE

Quando qualcuno ti attacca sul tono, lo fa perché ha perso il confronto sui contenuti.” 
(Douglas Murray)

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Fonte: Consiglio d'Europa
Se c'è una cosa che mi fa incazzare è quando, durante una discussione, l'interlocutore - evidentemente a corto di argomenti ma ben deciso a sostenere la sua visione ideologicamente distorta sul tema - si rifugia nella questione del tono, dicendo qualcosa del tipo: “Il tuo tono è inaccettabile”, o “Se usi questo tono passi in ogni caso dalla parte del torto”, o la classica “C'è modo e modo”.

domenica 1 ottobre 2017

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9974

(Difficoltà: 3.6/5)

STUDIO DELLA LINGUACCIA ITALIANA: L'Uso del Congiuntivo Imperfetto Come Imperativo


Maurizio Gasparri
Se c'è una cosa che fa incazzare il purista dell'Italiano in me, è l'uso del congiuntivo imperfetto come imperativo. Sapete, quando un politico (perché di solito sono i politici che lo fanno) dice per esempio: “Si facesse da parte e lasciasse il posto a qualcun altro” invece di: “Si faccia da parte e lasci il posto a qualcun altro”. Come ci segnala la Crusca, questo è un costrutto in voga al centro-sud, ma che gode di una certa diffusione anche dalla Toscana in su. 
L'imperativo ha solo il tempo presente e due forme, quella della seconda persona singolare e quella della prima plurale (“Vattene!”, “Andatevene!”). Per tutte le altre persona - tranne ovviamente la prima, che è inesistente- esso prende in prestito le forme del congiuntivo presente: "Se ne vadano!". Se si utilizza il congiuntivo imperfetto al posto del presente, se ne fa un uso scorretto dal punto di vista grammaticale.