domenica 30 dicembre 2018

ZOMBI: IL PERCHE' DI UN FASCINO CHE NON MUORE MAI


 (Difficoltà: 2,1/5)

Perché ci piacciono tanto gli zombi?

"The Walking Dead"
Gli zombi sembrano qualcosa di più di una moda passeggera. Da quando il grande regista americano George Romero ne ha definito il canone cinematografico con il suo film indie “La notte dei morti viventi”, gli zombi hanno costituito parte integrante della nostra cultura popolare (film, serie tv, fumetti, letteratura, videogames ecc.), con una innegabile fiammata negli ultimi dieci anni.
Ma qual è il segreto del loro successo? Perché sembriano non riuscire mai ad averne abbastanza?

domenica 23 dicembre 2018

PROBLEMA TEDESCO E PROBLEMA EUROPEO: DUE FACCE DI UNO STESSO EURO


(Difficoltà 3/5)

Mi pare che sia in atto da almeno sei-sette anni, in alcuni circoli, una tendenza a coniugare il “problema europeo” (non nel senso che l’Europa - nel senso, beninteso, di Unione Europea - ha un problema, bensì nel senso che l’Europa è il problema) in termini finanziari, intendendo trasformare il problema dell’Europa nel problema dell’euro, cioè di una valuta che premia le economie del nord-Europa (notamente quella della Germania) a scapito di quelle del sud. E’ pur vero che l’euro, che si stampa a Francoforte, è assieme utensile e simbolo della conquista dell’Europa da parte della Germania attraverso lo strumento stealth della finanza: se non abbiamo sovranità monetaria, e cioè se non possiamo stampare una nostra moneta da usare come leva per agire sui tassi d’interesse, allora non abbiamo nemmeno sovranità politica, e le elezioni sono solo uno specchietto per le allodole, un guscio vuoto. La moneta è stampata altrove (alla Bce), e quindi la politica monetaria è decisa altrove, e così i tassi: in questo modo, siamo sotto costante ostaggio dei mercati internazionali e dello spread.

sabato 22 dicembre 2018

LA SINISTRA E IL "VITTIMISMO PROIETTIVO"


 (Difficoltà: 2,5/5)

Freaks
Non è un caso che la sinistra faccia proseliti soprattutto tra i giovani. Non ho sottomano delle statistiche, ma sono sicuro che se il regolamento elettorale si adeguasse al precipitoso calo del livello di maturità delle ultime generazioni giovanili e conferisse diritto di voto solo a partire dai 25 anni, la sinistra sarebbe ancora più irrilevante di quello che già non è. Certo la sinistra non è solo giovani: ci sono poi anche i nostalgici del mito progressista, eterni adolescenti che portano i segni del tempo che passa sulla testa piuttosto che dentro di essa; e ci sono quelli che sull’appartenenza alla sinistra c’hanno costruito una carriera politica, universitaria ecc., e che campano sul voto e sul sostegno delle due categorie precedenti.

sabato 3 novembre 2018

ALTA TASSAZIONE E EVASIONE FISCALE: IL SISTEMA ITALIANO E' UN SOCIALISMO DI FATTO?


(Difficoltà: 3,3/5)

Pressione fiscale in Italia: in crescita pressoché costante
Da investitore di borsa, so che l’acquisto di azioni equivale all’acquisto di un pezzo di azienda: è partecipazione al capitale di quell’azienda. E so che i dividendi che mi vengono corrisposti a ogni quarto dell’anno (per la Borsa americana) sono una distribuzione degli utili ai quali la quota di possesso di quell’azienda mi dà diritto. Uno investe in borsa per guadagnare, cioè per partecipare degli utili. Il guadagno di borsa può derivare da questi utili, e quindi abbiamo i dividendi (i dividendi sono di norma una porzione del clash flow, cioè della liquidità che un’azienda si trova ad avere a disposizione al netto degli utili reinvestiti o devoluti a copertura di rate di debito, o altro); ma il guadagno può derivare anche (e qui sta il vero fascino della borsa), dalla speculazione, cioè dalle oscillazioni del valore dell’azione di quell’azienda, che possono anche non avere nulla a che fare con la reale performance finanziaria della stessa. In quest’ultima accezione, la borsa viene ad assomigliare più a un casinò che ad altro.

giovedì 1 novembre 2018

ANCORA QUATTRO RIGHE SUL "POLITICAMENTE CORRETTO"

(Difficoltà: 0,8/5)


"Dentro ogni progressista c'è un totalitario smanioso di manifestarsi" (David Horowitz)

 
"Proteste violente nei campus universitari"
Come già osservato in un precedente articolo (1) il "politicamente corretto" è, innanzitutto, una strategia per soffocare la libertà d’espressione dietro una parvenza di civilità evocata dal rispetto di dogmi moralistici che reclamano per sé un valore superiore al fondamentale diritto liberale della libertà di parola.
Il “politicamente corretto” è l’autentica piaga dei nostri tempi, perché distilla l’essenza di ogni impulso antidemocratico. Esso è il ricatto morale del: "O fai, pensi e dici come dico io ho sei un razzista, omofobo, xenofobo, islamofobo" ecc. Il p.c. conta sul fatto che, nel medio-lungo termine, tutti si adeguano ai suoi dikat senza nemmeno bisogno di essere sollecitati, solo per non essere pubblicamente (la sinistra controlla tipicamente la stragrande maggioranza dei media) additati con gli appellativi di cui sopra. E la capacità del cittadino di autoregolarsi in merito a ciò che può e non può dire, cioè di autocensurarsi, è l'autentico sogno di ogni dittatore: l’“internalizzazione” dell’autorità (2) è anche l’internalizzazione del censore, vale a dire che ognuno si rende censore di se stesso, il che rende a questo punto innecessaria una forma di costrizione e oppressione esterna. Il singolo, il partito o l’oligarchia al potere ottengono così la condizione ideale per un dominio di cui non si vede la fine, e che si basa sul controllo dell’opinione pubblica attraverso il controllo su ogni singola coscienza. Tutto questo è ciò a cui mira il "politicamente corretto": instaurare una dittatura totalitaria conservando l'illusione di essere in democrazia.

sabato 27 ottobre 2018

IL “POLITICAMENTE CORRETTO”: L’INSTAURARSI DELLA DITTATURA ATTRAVERSO IL CONTROLLO DELLA PAROLA


(Difficoltà: 0.9/5)

Sinistra: demonizzazione e violenza
Ricordate quando per indicare un individuo con impedimenti funzionali si diceva “handicappato”? E vi ricordate quando poi si è deciso di cassare il termine “handicappato”, ritenuto offensivo, per sostituirlo con “disabile”? E vi ricordate del momento in cui si è deciso di far fuori il termine “disabile”, ritenuto oltraggioso, per sostituirvi la delirante locuzione “diversamente abile”? E di quando si è deciso di giustiziare l’espressione “diversamente abile” per soppiantarla con l'orripilante “diversabile”? I testi della legislazione scolastica possono aiutare una ricerca che si proponga di studiare un’evoluzione delle varie diciture. Nel caso di “diversamente abile”, ci si era accontantati di violentare la logica; con “diversabile” (una specie di crasi), invece, si è pensato di stuprare anche l’italiano: un sovversivo potrebbe infatti pensare che “diversabile” sia aggettivo derivato dalla voce del noto verbo “diversare”... Ma stiamo un po’ divagando. Veniamo al punto. Questa danza di appellativi, sanzionata legislativamente e penetrata nella favella comune, è un esempio di “politicamente corretto”. E questo è solo un esempio triviale, con un’implicazione politica così rarefatta da essere intelligibile solo alla mente più informata ed esperta. Ma il politicamente corretto va molto più a fondo: esso è pervasivo al punto da includere tutto (almeno nelle ispirazioni). E la politica non è un campo che esso tocchi solo tangenzialmente e accidentalmente, tutt’altro: il potere politico (autoritario) è la sua culla, la sua ragion d’essere e il suo approdo ultimo (tant’è vero che la parola “politica” è inclusa nel suo nome).

venerdì 19 ottobre 2018

SULL'AUTENTICITA' DI UNA "CONVERSIONE" POLITICA


 (Difficoltà: 1/5)

"Verità"
Vi è mai capitato, leggendo i commenti ai piedi di un articolo di politica, di trovare qualcuno che dicesse: “Finora ho votato per questo partito, ma adesso dico basta...” o qualcosa del genere? Una persona intelligente non può non domandarsi se commenti come questi non siano in realtà dei tentativi di ingannare le persone inducendole a credere che ci siano degli elettori hardcore di questo o quel partito che si allontanano da esso, e facendo loro pensare: “Ma se elettori della base lasciano il partito, perché non dovrei farlo anch’io?

domenica 7 ottobre 2018

L'ULTIMA PAGLIACCIATA DELL'INDUSTRIA DELL'ARTE: BANSKY E L'"AUTODISTRUZIONE" DELL'OPERA ARTISTICA


(Difficoltà: 1.9/5)

L’opera di Bansky che si autodistrugge (1) è solo un gioco delle parti in un mondo dell’arte la cui morte è stata proclamata da decenni (e con ottime ragioni), e il cui cadavere è tenuto in vita, in forma grottesca e provocatoria, unicamente dal potere del denaro. E’ in questo panorama di “arte zombie” che si consumano imbarazzanti pantomime come quella dell'altro ieri.

giovedì 4 ottobre 2018

"EMOPORN": ALLA SCOPERTA DI CIO' CHE DEFINISCE L'ERA ATTUALE


(Difficoltà: 2,9/5)


"Tv del dolore"
Vorrei che si familiarizzasse con la nozione di “emoporn”. Cos’è l’emoporn? L'emoporn è il sentimentalismo nella sua forma più grottesca, esibita senza sfumature per il “piacere” voyeuristico dello spettatore. L'emoporn pervade la cultura di massa più di quanto si riesca normalmente a percepire: esso è un genere pseudo-artistico, ma è anche il filtro attraverso cui sentiamo, viviamo e pensiamo la nostra quotidianità. Esso è riconoscibile dappertutto, soprattutto nella tv e nel cinema. Guardando al cinema, tra i film emoporn che ricordo (non necessariamente per averli visti) ci sono “Love story”, “Il venditore di palloncini”, “Incompreso”.

sabato 29 settembre 2018

ANCORA SUL CONCETTO DI "IGNORANZA"


(Difficoltà: 3,8/5)
La vera ignoranza non è l’assenza di conoscenza, ma il rifiuto di acquisirla” (K. Popper)
Tutti si nasce ignoranti; ma quello di crescere ignoranti è una scelta. L’ignorante non è colui che non sa e vuol sapere; è colui che non sa e non vuol sapere, che si bea della sua ignoranza. E non è, naturalmente, il non voler sapere di chi cerca di proteggersi dalle brutte notizie, o di chi si decide per un determinato campo di conoscenze rispetto a un altro: questa è ignoranza (o conoscenza) selettiva, un’ignoranza che non è veramente tale. Se dovessimo misurarci sulla base di quello che sappiamo e non sappiamo, saremmo tutti da considerare degli ignoranti; e in un certo senso questo è vero: non ci basterebbero tre vite per imparare tutto quello che c’è da imparare nel mondo.

mercoledì 26 settembre 2018

ANCORA SUL MISTERO DEL TEMPO E SULLA PERCEZIONE DELLA VECCHIAIA

(Difficoltà: 3,6/5)

L'inizio della mia vecchiaia può farsi risalire al giorno nel quale si poteva dire che erano passati tanti anni tra la mia nascita e il momento presente quanti ne erano passati dalla Seconda Guerra Mondiale alla mia nascita stessa.


Storia Illustrata

Un po’ di backstory. Da piccolo ero un avido lettore di Storia Illustrata, grazie a una ingente collezione regalatami dal mio compianto zio (includeva numeri degli anni ’50!); in aggiunta a ciò, passavo molto del mio tempo a sfogliare enciclopedie universali o storiche per riempire il vuoto di pomeriggi nei quali ero lasciato a casa da solo fino a serata inoltrata. Avevo quindi fin dalle elementari respirato l’aria di quella pagina della Storia mondiale, che consideravo lontanissima da me per due motivi: il primo, che non avevo ancora superato la mia prima decade di vita e il tempo dalla fine della guerra equivaleva al tempo che avevo vissuto moltiplicato per quattro; secondo, perché avevo sempre vissuto in tempo di pace e quindi una guerra così enorme mi sembrava una cosa concettualmente estranea, come se provenisse da prima degli albori della civiltà. (Non è sorprendente come l’uomo si abitui così facilmente alla pace?)

martedì 25 settembre 2018

CHI SIAMO VERAMENTE? UNA RIFLESSIONE SUL CONCETTO DI "IDENTITA'"


(Difficoltà: 4.1/5)

Ricordo che quando ero ragazzino (intorno ai dieci anni) mi capitava di guardarmi allo specchio e di non riconoscermi nell'immagine che questo mi restituiva. Mi chiedevo: "Ma chi è quello?" Chiaramente, in quella domanda non era da leggersi un vero impulso a risolvere il mistero esistenziale dell'identità personale. Era piuttosto un temporaneo stato di dissociazione: mi dissociavo dalla mia apparenza fisica. Era come se mi interrogassi sulla situazione paradossale per cui la nostra apparenza fisica (in particolare, quella del volto) ci appartiene, eppure siamo, fra tutti, quelli che meno ne "fanno uso": nella quotidianità gli altri infatti ci vedono molto di più di quanto ci vediamo noi. Il narcisismo diventava allora inconsciamente una questione di riequilibrio, di ristabilire le proporzioni.

sabato 22 settembre 2018

I DIRITTI DELL'INFANZIA DIVENUTI ARMA IDEOLOGICA NELLE MANI DELLE ELITE GLOBALISTE E IMMIGRAZIONISTE

(Difficoltà:4/5)

La società occidentale ha particolare cura dei bambini. Occorrerebbe fare uno studio apposito, ma è possibile che questo sia – almeno nelle dimensioni attuali - un tratto acquisito relativamente di recente nella storia dell’Occidente. In una civiltà a bassissimo tasso di natalità, nella quale la maternità viene posposta alla carriera nella scala degli interessi e dei valori, le donne procreano in età avanzata e quindi spesso si trovano ad avere un unico figlio, cioè ad avere "tutte le uova in un unico cesto", è normale che l'iperprotettivismo nei confronti della prole si estenda fino a diventare una variabile culturale così caratterizzante.

mercoledì 29 agosto 2018

IL FENOMENO DEI "MATURI PREMATURI"

(Difficoltà: 4.3/5)

Una condizione dell’intelligenza è quella di dubitare continuamente di avercela. Il vero intelligente è colui che dubita costantemente della propria intelligenza. Se ci pensiamo bene, è naturale che sia così: un’intelligenza che non si fa domande (a partire ovviamente da: "Ma io sono veramente intelligente?") contraddice la sua stessa definizione, perché l’intelligenza è risoluzione di problemi, ma come si individuano i problemi se non facendo o facendosi domande?

giovedì 16 agosto 2018

Ebook disponibile!

Salve.

https://www.amazon.it/dp/B07GFKG7M4Ho appena pubblicato su Amazon un ebook che raccoglie una selezione di articoli qui presentati.
Per chi volesse acquistare, troverà qui un link (clicca sull'immagine) e nella colonna di destra della homepage un box che rimanda alla corrispondente pagina Amazon.
Tengo a precisare che gli articoli dell'ebook sono stati rivisti, corretti e ampliati, e quindi sono nella media significativamente diversi da quelli pubblicati sul blog. Capita infatti che, rileggendoli settimane, mesi o anni dopo la pubblicazione, ci si accorga di errori, carenze o scemenze scritte, nonché della possibiltà di ampliamenti anche sulla scorta di nuove letture o avvenimenti intervenuti nel frattempo.
(Nota: per leggere un'anteprima, consiglio di fare così: cliccare su "leggi l'estratto" e poi su "invia l'estratto al tuo kindle". Se si legge direttamente l'anteprima da "leggi l'estratto" appaiono . per motivi oscuri - dei problemi di visualizzazione).
That's all, folks.

martedì 14 agosto 2018

SUL FALSO "ATTIVISMO". IL VERO CAMBIAMENTO E' QUELLO CHE PARTE DALLA PROPRIA VITA


(Difficoltà: 4.2/5)


Userei il termine “vecchiezza” per distinguerlo da quello di “vecchiaia”. Questa è la senescenza del corpo, quindi l’invecchiamento fisiologico, mentre la prima può considerarsi la senescenza dello spirito, che come tale può benissimo riguardare anche i giovani.
Dei sintomi della vecchiaia già sappiamo. Uno dei più grandi sintomi della vecchiezza – anche in un corpo sano e prestante – è invece la scarsa propensione al cambiamento. Di più: l’arrendevolezza alla sensazione che nulla possa cambiare, che ogni sforzo per il cambiamento sarebbe inutile.

martedì 24 luglio 2018

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9971

 "PALCHISMO" E SIMULAZIONE NEL CALCIO: QUANDO IL GIOCO SI FA DOMINO...

 (Difficoltà: .1,3/5)

Guardando l’ultimo Mondiale di calcio, è stato impossibile non accorgersi di un fatto: il calcio è diventato uno sport per fighette. Naturalmente, il calcio di per sé non lo sarebbe: la posta in gioco è alta e in campo i giocatori si menano, ci sono interventi scavezzacollo, e gli esempi di infortuni anche gravi si sprecano. 

Ma proprio perché la posta in gioco è alta, la simulazione e il palchismo hanno trovato nel calcio contemporaneo sempre più posto. In questo Mondiale, dove la posta in gioco - come in ogni Mondiale - è la più alta, tutto questo è apparso alla luce del sole: giocatori che crollavano a terra al minimo tocco come colpiti da un colpo di fucile, e le smorfie di incommensurabile quanto finto dolore che si dipingeva sui loro volti. Se prestiamo ben attenzione a certe situazioni, notiamo come il giocatore-attore, caduto (è proprio il caso di dire) in disgrazia, trovi il tempo di dimenticarsi delle proprie intollerabili sofferenze per guardare – di sbieco e di sguincio – l’arbitro, per vedere se la sua simulazione ha avuto effetto e l’avversario è stato ammonito o altro.

sabato 3 febbraio 2018

LO STUPRO DEL GIORNO DELLA MEMORIA SERVITO ALLE NUOVE GENERAZIONI: L'ULTIMO CONFINE DELLA DEMONIZZAZIONE DELLO STATO EBRAICO A OPERA DELLA SINISTRA PALESTINISTA PIU' INFAME

Denuncia di un fatto infame e sconcertante.

Sono un insegnante di scuola primaria. In occasione della Giornata della Memoria, ho preparato una lezione di due ore sulla Shoah, e sono andato alla ricerca di risorse. Ne ho trovata una in un pdf di “Orizzonte Scuola" intitolato:“Giornata della Memoria. Per non dimenticare e liberare il nostro ‘mai più’”. Purtroppo, non l’avevo letto fino alla fine prima di presentarlo – proiettato su uno schermo – ai miei alunni. A prima vista e a una veloce scorsa, mi era sembrato adeguato.
Arrivati alle ultime due slide, però, lo sconcerto e il disgusto:
  • nella penultima slide, un’immagine del Sudafrica. E fin qui poco male, a parte la dubbia attinenza (il razzismo contro i neri non è accostabile a quello contro gli ebrei perché non ebbe mai finalità di genocidio, ma di sfruttamento schiavistico);
  • Nell’ultima e "dulcis in fundo", subito dopo, un’immagine di Israele, su cui campeggia la tragicomica scritta “Avanzi di Palestina nella morsa di Israele”.
A quel punto ho dovuto cambiare in fretta slide, per evitare che i miei alunni fossero esposti a tale merda propagandistica.