sabato 6 aprile 2013

"SALARIO", "ONORARIO", "CACHET": COSA SI NASCONDE DIETRO IL "LINGUAGGIO DEL DENARO"

(Difficoltà: 4,4/5)

La nostra società si basa sul denaro. Se si gratta sotto la fuffa dei cosiddetti "valori"– che tende a far credere che vita, benessere, solidarietà ecc. siano ciò che contano realmente – si scopre che l'unica categoria in grado di spiegare le drammatiche contraddizioni fra azioni reali e valori tanto sbandierati, è proprio quella del denaro. Come si spiegherebbero altrimenti gli alti costi dei farmaci antiretrovirali in paesi, come quelli africani, tartassati dalla piaga dell'HIV? E ciò, nonostante simili costi non siano sostenibili per popolazioni mantenute artificialmente povere dall'assenza di scrupoli dei dittatori locali, con il segreto patrocinio di governi occidentali lobbizzati dalle multinazionali del cibo, dell'energia, della salute e delle armi.


Denaro = Potere. Potere = Denaro 

Il destino del denaro non si sovrappone semplicemente a quello del potere: piuttosto, essi sono un'unica cosa. E ciò è facilmente comprensibile se si ammette – come è vero – che con il denaro “nulla è impossibile”, e con esso si può (=potere) tutto. Ma come insegna Marx, il potere è anche “ideologia”, “nascondimento”. Chiamare le cose con un nome più conciliante, o spesso in contraddizione con la loro essenza e scopo serve a cloroformizzare la coscienza pubblica, a tenerla nell'ammollo di un'ignoranza inebetita. Dietro ideali sbandierati, vi è sempre l'ipoteca del denaro, dell'economia, degli interessi privati. Così Lincoln emancipò i neri dalla schiavitù non perchè un Nord lanciato verso lo sviluppo industriale necessitava di manodopera numerosa e non solo legata alla terra, e ogni guerra offensiva per il petrolio mediorientale diventa “missione internazionale di libetà e pace”. 


Il Paradigma dell'Ideologia: l'Esempio della Chiesa Cattolica

La religione cattolica (ormai caduta in irreversibile disgrazia) ha a lungo rappresentato la forma più emblematica di ideologia, secondo tre direttrici:
 
a) negazione della Storia e della possibilità della rivoluzione: le stesse “rivoluzioni” all'interno della Chiesa, scandite dai Concilii, sono servite a riconsolidare il potere e le gerarchie all'interno del cristianesimo.
b) controllo e direzione delle coscienze, sulla scorta di una negazione a più livelli della verità storiche e scientifiche e di una monopolizzazione della verità, con il corredo di una presuntiva infallibilità morale della sua massima autorità.
c) trasformazione dell'apparenza in realtà e della realtà in apparenza, della causa in effetto e dell'effetto in causa, della menzogna in verità e della verità in menzogna. Rovesciamento totale dei rapporti di realtà.
Come già con Marx, la critica dell'ideologia ha già da tempo abbandonato il contesto religioso, che sopravvive come innocuo simulacro di un potere svanito con l'evaporare della fede nella modernità.


"Salario", "Onorario", "Cachet"

Se l'ideologia si trasmette attraverso il linguaggio, allora l'analisi critica di concetti del linguaggio è in grado di rivelare l'essenza di “potere” e di “denaro” di tali concetti, come ciò che l'ideologia tenta di camuffare. Prima di “materializzarsi” a sistema onnicomprensivo e totalitario in quello che Debord e i Situazionisti definiscono “Spettacolo” (che è l'“ideologia materializzata” - cfr. SdS, §213), l'ideologia si applicò in origine al rapporto di sfruttamento primario: quello lavorativo. E' corretto quindi partire dal lavoro, e in particolare dall'analisi dei concetti legati alla retribuzione dell'opera lavorativa, come provo a fare qui di seguito:

  1. Salario”. Questo concetto si riferisce alla paga del più basso livello nelle gerarchie del lavoro, quello che sostanzia meglio e prima degli altri, anche terminologicamente, lo sfruttamento di classe: il lavoro “dipendente” e “subordinato”. “Salario” deriva da “salarium”, cioè “la diaria corrisposta ai soldati romani perchè potessere acquistare sale”. Per inciso, il sale fu nell'antichità elemento pregiato, ma il prezzo era deciso da Roma, che poteva abbassarlo per renderlo fruibile alle classi più povere, o alzarlo per poter sostenere finanziariamente le sue campagne belliche. Indicativo per noi il fatto che il termine sia giunto fino a noi: si allude simbolicamente al fatto che il diritto dell'operaio non arriva alla garanzia del sostentamento alimentare, ma solo all'accessorità, al condimento: "Ti diamo ciò che può rendere saporito il cibo, ma non il cibo”. Il lavoratore è fungibile, sacrificabile, e il piacere di sfruttarlo non è lo stesso se non vi si può aggiungere dell'ironia.
  2. Onorario”. Questo concetto – il più odioso - definisce la classe del lavoro altamente specializzato, inerente le professioni (medici, ingegneri, avvocati ecc.). Se il salariato è oggetto di sfruttamento, l'“onorato” è attivo nello sfruttamento dall'alto del possesso di strumenti conoscitivi estranei ai più. Gli ordini professionali in cui gli “onorati” si consorziano, rappresentano sottoinsiemi sociali oppressivi che di fatto selezionano in base al censo chi ha diritto alle cure sanitarie, alla sicurezza ambientale, alla tutela dei diritti, cioè in definitiva alla sopravvivenza. La divisione del lavoro è il suo stigma e la sua fortuna. La parola “Onorario” evoca l'“onorata società”, gil “uomini d'onore”, l'organizzazione mafiosa, la congrega massonica, insomma la conservazione dei diritti di casta alle spalle e a discapito di quelli comuni. Delle micro-società operanti secondo criteri propri, in contrasto con quelli della società propriamente detta, e sopra di essa. Un'“anti-società”, in analogia con l'anti-stato mafioso, che la società di tutti coltiva come una serpe in seno, subendone i diktat nella contrattazione individuale e nelle aule parlamentari.
  3. Cachet”. La parola cachet evoca la nevrosi e i mal di testa di un'età dominata dalle starlette televisive e cinematografiche, e che sforna nuove occupazioni per accrescere e consolidare l'oppressione e il nascondimento della verità. Gli agenti dello spettacolo (vedette, come le chiama Debord - cfr. SdS, 60) sono una ruota nell'ingranaggio dell'oppressione spettacolare. Sono strumenti del potere spettacolare, e poco cambia che in maggioranza lo siano a propria insaputa e senza accesso alla “visione d'insieme” del meccanismo in cui operano. Strumenti di distrazione di massa, di elusione tematica e di indottrinamento nell'ideologia e nella menzogna, talk-show, programmi di informazione e giochi a quiz servono al livello più appariscente e conclamato le logiche dello Spettacolo.

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