giovedì 8 agosto 2013

NICHI VENDOLA: UN'INTERVISTA ESCLUSIVA

(Difficoltà: 0/5)

Nichi Vendola
A pochi giorni dalla condanna definitiva di Berlusconi nel caso Mediaset, che getta ombre sulla tenuta del governo, il leader di Sel (Sinistra, Ecologia e Libertà) Nichi Vendola ci ha gentilmente concesso un'intervista, che pubblichiamo con orgoglio.

Onorevole Vendola, cosa pensa dell'attuale congiuntura politica? Il governo tiene o no?
Vede, io ritengo che l'esperienza di questo governo sia già coniugabile al preterito. Si è trattato di una sorta di experimentatio monoatomica per la quale si è avuto l'accortezza di lasciare a casa gli elettroni, creando un ambiente florido per la proliferazione di materia oscura, nella quale siamo a tutt'oggi impelagati fino al collo. Ma aldilà di ogni metafora astronomico-escrementizia, ciò che mi preme sottolineare è che si sono trattati i rispettivi elettori alla stregua di contractor mezzadriaci alludendo a improbabili orizzonti georgici. Lei non trova?


Ehm... sì, in più di un senso. Ma Lei tuttavia ha deciso di correre con il Pd alle ultime elezioni, e adesso scopre l'acqua calda dell'inciucio con il Pdl. L'ha fatto solo per entrare in Parlamento?
Lei ragiona con insufficiente idealità. A misurare la passione politica con il metro del pragmatismo doroteo ci si strozza. Ma Lei veramente crede che i preistorici abbiano eretto i Menhìr solo per calcolare l'ora misurando le ombre? Lascio a Lei il compito di ricavare della pseudo-Storia dalla Preistoria, io continuo nel progetto di fare del campo dei miei alleati un milieu olènte dei profumi della miglior tradizione di sinistra. Tutto il resto è gongorismo allo stato puro.

E abbiamo chiarito anche questa. Adesso, mi dica: secondo Lei Berlusconi dovrebbe essere trattato per quello che è, cioè un conclamato criminale seriale, oppure come un alleato con cui collaborare anche in sede di riforme costituzionali?
Come disse Ralph Waldo Emerson, “Noi viviamo così tanto in preparazione di qualcosa, nella routine, e così tanto in retrospettiva, che il tempo per la genialità di ogni uomo si contrae a pochissime ore.”

Scusi sa, ma questo che cazzo c'entra?
Era solo per dire che, come scrisse il Manzoni, a stare, unico vaso di coccio, fra tanti vasi di ferro, alla fine ci si rompe. Ma questo è quello che la politica odierna è diventata in un contesto di anomia vetero-crepuscolare: un'escatologia declinante, una stella cadente incapace di vedere la propria coda prendere fuoco.

Ah, ecco! Continui pure, che l'ascolto...
Dal mio punto di vista, occorre creare una sinalèfe, un fluido amalgamizzante, come un principio attivo della comunicazione dell'animo, l'unico in grado di resuscitare una spiritualità della politica senza la quale restiamo tutti in balia di idiosincrasie a tendenza collettivistica. E se glielo dico io che sono gay, mi può credere.

Visto che è Lei a porre la questione, questo suo essere gay, cattolico e comunista nello stesso tempo... Voglio dire, capisco essere gay e comunista, ma cattolico e comunista o gay e cattolico... Per non parlare dell'orecchino “diamantifero” che certo pochi proletari potrebbero permettersi. Lei si considera un uomo per tutte le stagioni?
Sintesi hegeliana, amico mio, nient'altro che sintesi hegeliana. Si potrebbe trattare la questione identitaria da Lei posta come una qualsiasi questione da denudare ex-nuce. Un esercizio espletativo da esegeti dell'immagine, difficilmente ciò di cui ha bisogno il Paese oggi. Questioni come quella da Lei avanzata sono destinate ad acciambellarsi in posizioni di assoluta inestricabilità teoretica.

Credo che per oggi possa bastare. La ringrazio e la saluto.

Saluti a Lei.

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