lunedì 25 novembre 2013

POLITICA ITALIANA: "COMPROMESSI" O "RICATTI"?

(Difficoltà: 3,6/5)

Lo storico "Dalemoni": accordo per la spartizione dell'ItaliaIl compromesso in politica sembra essere non solo una cosa accetta, bensì addirittura auspicabile. Il compromesso viene implicitamente considerato un sintomo di quella pluralità di idee che dimostrerebbero che la politica funziona. E' proprio per far stare assieme tante anime, in modo che ognuna abbia la sua, che si è legittimata la pratica del compromesso. Il compromesso è in ogni democrazia un additivo diluente, un punto d'approdo che accontenta tutti tranne i comuni cittadini.


Come tutte le pratiche che mantengono all'origine un'accezione negativa però (la persona “compromessa” è, per il vocabolario italiano, una persona sputtanata) il loro adattamento a contesti positivamente costruttivi (come, nello specifico, un accordo politico che risolve una questione) avviene sempre in modo condizionato: è frutto esso stesso di un compromesso. E in effetti, il compromesso in politica è, nel migliore dei casi, acqua calda zuccherata; nel peggiore, l'esito di un ricatto.
Se si approfondisce l'analisi del concetto, si vedrà infatti che il confine che separa il compromesso dal ricatto può essere piuttosto labile (o ricco di andirivieni). Alla base c'è lo scambio: il compromesso implica l'“io concedo qualcosa a te affinchè tu conceda qualcosa a me”; il ricatto implica l'“io faccio qualcosa per te affinchè tu non faccia qualcosa contro di me”. Quante volte, in politica, si scambia per compromesso quello che in realtà è un ricatto? Sicuramente, in quel mercimonio fra destra e sinistra che è stata la politica italiana degli ultimi 20 anni, il rischio di confusione fra i due concetti si riduce di parecchio.

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