giovedì 1 giugno 2017

LEGGE ELETTORALE: LA DEFINITIVA CALATA DI BRACHE DEI GRILLINI. IN PIU': UNA MIA PROPOSTA DI LEGGE ELETTORALE

(Difficoltà: 3,2/5)

Manlio Di Stefano, Uomo-Simbolo della Deriva A Sinistra dei Grillini
La legge elettorale (o meglio, la sua discussione) rappresenta nel dissistema politico italiano un jolly sempreverde a disposizione della classe politica per sottrarsi alla responsabilità di fare le cose di cui il paese ha veramente bisogno. Del resto, non è che si possa discutere ogni anno una legge sul testamento biologico o una legge sulle unioni civili, giusto? Queste sono, a differenza della legge elettorale, menate inutili che si possono tirar fuori una tantum. Ma la legge elettorale, quella sì è una benedizione a getto costante, anche se intermittente: ogni mucchietto di anni, zac!, parlamento sequestrato per mesi a parlare del nulla, e disoccupazione e sicurezza possono andar a farsi fottere.
A differenza che nel passato però, questa volta il cicalio sulla legge elettorale (“modello tedesco, spagnolo, francese con sfumature austriache, brasiliano corretto alla ungherese” ecc.) sembra potersi risolvere in tempi più ragionevoli. Il tutto grazie alla buona volontà della forza più inutile e velleitaria – almeno in rapporto al potenziale che il suo vasto consenso nel paese potrebbe esprimere – presente in Parlamento: il Movimento 5 Stelle


"No Governo, Grazie. Preferiamo l'Opposizione"

I grillini, movimento che non a caso ha in gran parte inglobato la sinistra estrema, ha finalmente scoperto la vocazione all'opposizione eterna, al sedentario giro di pollici, al purismo esclusivista, alla cagnara protestataria: tutto ciò che ha ridotto la Sinistra italiana a quel grumo di perdenti nati che è oggi.
Mercè il cagatesotto scaturito dalla realtà del governo di Roma, dove hanno dovuto fare i conti con la loro incapacità di governare realtà difficili e poco accomodanti prendendosi una bella strizza, i grillini hanno deciso di rinunciare al governo del paese e di costituirsi a forza di eterna opposizione.
Infatti, cosa c'è di più facile e remunerativo dell'ergersi a forza dell'opposizione intransigente? Zero responsabilità decisionale, possibilità di raccogliere consensi dall'insoddisfazione popolare che immancabilmente arriva a colpire ogni governo di questo paese, possibilità di fare i “duri e puri” sulla pelle e sui fallimenti degli altri, ecc.  
Sull'opposizoine per l'opposizione, il Partito Comunista italiano ci ha marciato per decenni; ma quando, dal Compromesso Storico in poi, ha dovuto scendere a patti con le forze a vocazione governativa e rinunciare alla propria “purezza”, è sceso in una progressiva spirale di spersonalizzazione che l'ha fatto diventare - tra un cambio di sigla e l'altro - un surrogato della Democrazia Cristiana a spiccata personalizzazione nella figura del segretario Renzi. Più che un'autodistruzione politica (il consenso nel paese è ancora forte), un processo di metamorfosi eutanasizzante e idealicida.
Ma se I grillini - ormai vinti da un'ala di sinistra estrema che ne ha dettato l'agenda in tutti i dossier più importanti del nostro tempo, dall'immigrazione all'Europa - credono di poter vivere di questo tipo di rendita inalberandosi sulla posizione di sempiterna spina del fianco di questo o di quell'altro governo, si sbagliano di grosso. A differenza del partito comunista, l'idealismo dei grillini non è separabile dalle cose da fare, da un'agenda politica votata a un pragmatismo spinto e circostanziato. I grillini nascono non come partito massimalista, ma come partito “minimalista”: non nascono per far sorgere il sole dell'avvenire o coltivare utopie in vitro, ma per risolvere concretissimi problemi quali quello della disoccupazione, dell'inquinamento ambientale, della gestione dei rifiuti, della corruzione. Essi sono per (auto)definizione “post-ideologici”. Stante questo contrassegno originario, il loro arroccarsi in uno status di opposizione permanente non farà altro che farli apparire come dei nullafacenti lamentosi, a fronte di problemi – i loro problemi, quelli che essi erano nati per risolvere – destinati ad aggravarsi e incancrenirsi ogni giorno di più.
Se veramente ciò che i grillini hanno concordato con le altre forze politiche è il modello proporzionale alla tedesca, cosa pensano di ottenere dal “Renzusconi” che inevitabilmente ne sorgerà? La possibilità, grazie a una cospicua presenza in Parlamento, di accaparrarsi peso specifico per la realizzazione di loro punti e proposte? Ma questi punti e proposte potranno essere chiuse in un cassetto in aeternum - come già peraltro accaduto negli ultimi anni - visto che Renzi e Berlusconi avranno comunque i numeri per governare e potranno bellamente fregarsene.
O penseranno forse di potersene stare in panciolle dai banchi dell'opposizione per cinque anni a “denunciare” e così passare alla cassa alle successive elezioni? Ma gli elettori capiranno che il Renzusconi, e i disastri che ne saranno scaturiti fino al 2022, sarà stato permesso e avallato dai grillini con la loro sciagurata decisione di appoggiare un sistema proporzionale che li ha condannati all'irrilevanza


Una Mia (Nient'Affatto Umile) Proposta di Legge Elettorale
 
Detto tutto questo, sono qui anche per proporre un mio sistema elettorale, che credo risolverà per sempre il problema di dare finalmente governi stabili a questo paese, e che – cosa ancora più importante – impedirà forse per sempre ai politici di sequestrare la discussione politica con il toto-legge elettorale e con le inutili elucubrazioni su quale legge elettorale più si adatti all'Italia.

La mia proposta è l'“Aposteriorellum”, o “Interventiziellum”, una metodo di selezione della classe politica che contempla due fasi.
Nella prima fase, si può usare tranquillamente il proporzionale tedesco con soglia al 5% per decidere le rappresentanze in Parlamento.
Nella seconda fase, se non vi sarà nessuno che avrà ottenuto il 50% + 1 in Camera e Senato, si procederà con l'applicazione a posteriori di una legge elettorale, scelta da un paniere, che sia la più adatta a produrre una forte maggioranza parlamentare a sostegno di un governo. La legge dovrà evidentemente assegnare un premio di maggioranza dopo aver ricostruito la distribuzione dei seggi in base al numero di voti ottenuto per collegio, e dovrà eventualmente tener conto di chi ha ottenuto la maggioranza relativa dopo il "primo turno".
Chi avrà l'onere di scegliere quale formula di legge elettorale applicare nella seconda fase? Semplice: l'organismo teoricamente più terzo e super partes, ossia la Corte Costituzionale.

A ognuno giudicare la serietà o meno della cosa.

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