domenica 17 marzo 2019

CHRISTCHURCH

(Difficoltà: 3,4/5)

E’ impossibile, per una persona civile, non condannare l’infame gesto di (nome), il terrorista che ha recentemetnte ucciso 50 musulmani sparando all’impazzata in due moschee in Nuova Zelanda. Per persone civili, l’odio non può trovare giustificazioni, anche quando avviene in risposta ad altro odio. Perché le cose vanno dette tutte: le 50 persone non meritavano di morire, ma quello che esse sentivano quotidianamente dalle parole dell’imam e leggevano sul testo di riferimento della loro religione non erano parole di amore e tolleranza, bensì parole di odio, violenza e sopraffazione verso tutti i non aderenti all’Islam. Che l’odio richiami l’odio è un fatto della natura umana, è ciò che ci fa essere ciò che siamo. Ma l’odio va “razionalizzato” e incanalato nei limiti di una risposta civile, anche se – quando le circostanze lo richiedano - spietata e risolutiva. Deterrenza e giustizia sono le parole chiave, criteri di civiltà che impongono che si debbano colpire i responsabili diretti o indiretti di attacchi e soprusi, non delle persone innocenti ritenute colpevoli “per associazione”.
La risposta all’odio religioso, che dà linfa al terrorismo, non può però essere altro terrorismo, e non solo per una questione di umanità e rispetto della vita: gesti di assurda violenza come quelli di cui stiamo parlando non fanno altro che rafforzare la presa dell’Islam nella nostra società, nel momento in cui permettono agli apologeti di questa religione (dentro e fuori di essa) di inquinare il dibattito pubblico con la loro propaganda, la stessa che glissa sulla quasi quotidiane stragi di cristiani nel mondo islamico.
Nella guerra di violenza e propaganda che l’Islam sta conducendo contro un avversario giurato (noi) che ancora deve accorgersi di essere in guerra (o – peggio - le cui elite si rendono colpevoli di intelligenza con il nemico), atti come quelli di questo folle non fanno che accelerare e ipotecare la capitolazione dell’Occidente.
Ecco ora una lista dei versi violenti del Corano, con una precisazione: il Corano rappresenta la parola diretta e letterale di Dio, per la quale – a differenza quindi che nella Bibbia, in cui la parola di Dio è mediata dall’elemento umano, per sua natura fallace – non sono ammesse “interpretazioni”. Tutto ciò che si dice nel Corano è diretto e letterale. I richiami alla violenza e alla uccisione o sopraffazione del “diverso” sono esattamente questo: dei richiami alla violenza e alla uccisione o sopraffazione del “diverso. Inoltre, il Corano rappresenta un testo eterno, la verità e volontà di Allah che vale per sempre e che non si limita al contesto storico che può essere rappresentato da questa o quella battaglia di Maometto.
[Nota: per le citazioni ci siamo in parte basati sulla traduzione ufficiale in italiano del Corano operata da Hamza Piccardo, ma soprattutto sulla traduzione diretta da una versione in inglese del Corano che reputiamo decisamente più fedele al testo originale rispetto alla versione italiana, e che abbiamo anche usato come costante termine di confronto con la “lettura” proposta da Piccardo.
La traduzione di Piccardo restituisce in molti luoghi l’immagine di una versione edulcorata del Corano indirizzata non ai musulmani, che di norma leggono la versione originale in arabo, ma al pubblico non-credente, per scopi di conversione o proselitismo. Omettendo, ogni volta che sia possibile, di rendere gli aspetti più cruenti e violenti del testo, Piccardo spera di “avvicinare” il pubblico italiano alla sua religione. A riprova di quanto dico, si legga quanto scritto sotto la citazione del verso 47:4.
Da notare, infine, che la lista sotto – riguardante il solo Corano – non è esaustiva, e che abbiamo scelto, per evitare di dover scrivere un lungo trattato, di tralasciare gli altri testi di riferimento dell’Islam: la Sira (nella sostanza, la biografia di Maometto) e gli hadith (i detti e insegnamenti di Maometto).

--------

“Riguardo i miscredenti, li punirò con terribile agonia in questa vita e nell’altra, e non avranno chi li soccorrerà.” (3:56)

“Ben presto getteremo il terrore nel cuore dei miscredenti, perché hanno associato ad Allah esseri ai quali Egli non ha dato autorità alcuna.” (3:151)
Il riferimento è ai politeisti, che includono per l’Islam anche il cristianesimo nel suo culto per la Trinità. Come indica la parola “terrore” (ipocritamente resa da Piccardo con “sgomento”), siamo di fronte a una chiara giustificazione del terrorismo, annunciata a caratteri chiari e inequivocabili nel cuore del Corano, il testo che ispira nella sua letteralità la vita di 1,5 miliardi di islamici in tutto il mondo.

“Combattano sul sentiero di Allah quelli che barattano la vita terrena per l’altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia che sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa.” (4:74)
Questo verso fornisce la base teologica per gli odierni attentatori suicidi islamici.

“Quelli che credono combattano per la causa di Allah [...](4:76)

Vorrebbero che foste miscredenti come loro, e allora sareste tutti uguali. Ma non sceglietevi amici tra di loro, finché non emigrano per la causa di Allah (da ciò che è proibito). Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non sceglietevi tra loro né amici né alleati.” (4:89)

“Non sono uguali i credenti che rimangono nelle loro case (eccetto coloro che sono malati) e coloro che lottano, con la loro vita e i loro beni, per la causa di Allah. A questi Allah ha dato eccellenza su coloro che rimangono nelle loro case, e una ricompensa immensa.” (4:95)
Questo passaggio critica i musulmani “pacifici” che mostrano di preferire la convivenza alla lotta contro i miscredenti. Questo passo distrugge la menzogna, propagata dagli apologeti dell’Islam, che “jihad” voglia dire “lotta interiore” (cioè una lotta spirituale individuale contro le tentazioni o i demoni personali) e non la guerra violenta contro i miscredenti. Infatti, se si trattasse di una semplice “lotta interiore”, perché dovrebbero esserne dispensati gli infermi?

“[...] in verità, i miscredenti sono per voi un nemico manifesto.” (4:101)
 
La punizione per coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra avranno castigo immenso.” (5:33)
Da notare che, siccome l’Islam è perennemente in guerra contro i miscredenti, allora considera anche i miscredenti perennemente in guerra con sé. I miscredenti “fanno la guerra ad Allah” nel momento in cui decidono di non riconoscere la supremazia dell’Islam, convertendosi o sottomettendosi e pagando la jizya (a tutti gli effetti, un “pizzo”). Come risulta chiaro dai passi esposti in questo articolo, non ci può essere pace tra Islam e altre religioni o atei, perché finché ci sono miscredenti ci deve essere jihad. L’unica pace possibile è quella tra musulmani, e la pace nel mondo si avrà per l’Islam solo quando questo avrà raggiunto la dominazione globale e non ci saranno più miscredenti. I “seminatori” di corruzione di cui parla il verso sono tutti coloro che non seguono i precetti di Allah.

“E combatteteli finché non ci sarà più fitnah [disordine, miscredenza] e la religione sarà tutta per Allah.” (8:39)
A dimostrazione di quanto detto per la 5:33.

“E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: « Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo [decapitateli, ndr], colpiteli su tutte le falangi!” (8:12)
Ancora una volta, assistiamo alla fondazione teologica del terrorismo, direttamente dalla bocca di Dio.

“Preparate, contro di loro [i miscredenti, ndr], tutte le forze che potrete (raccogliere) e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah [...](8:60)
Ancora una volta, il terrore come arma contro i miscredenti.

“O Profeta, incita i credenti alla lotta.” (8:65)

“Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete gli idolatri dovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l’orazione e pagano la jizya, lasciateli andare per la loro strada.” (9:5)
Ancora, l’unica salvezza dalla morte per il non-credente è la conversione o la sottomissione e il pagamento della jizya.
Questo passo cancella la menzogna, ancora una volta diffusa dagli apologeti dell’islam, che la guerra contro gli infedeli avvenga solo in un contesto di auto-difesa e che i musulmani attaccano solo quando sono attaccati. Il contesto storico di questo verso è la Mecca dopo che gli idolatri erano stati soggiogati da Maometto e quindi non costituivano nessun pericolo.

“Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia [...].” (9:14)

Coloro che credono, che sono emigrati e che lottano sul sentiero di Allah con i loro beni e le loro vite, hanno i più alti gradi presso Allah. Essi sono i trionfatori.” (9:20)
Questo verso è importantissimo perché definisce l’immigrazione come un’arma per la jihad, al pari della guerra. Questo passo descrive quasi alla lettera ciò che vediamo dipanarsi di fronte ai nostri occhi quotidianamente, ed è pertanto tristemente attuale. Si evince infatti che tre sono i modi per essere “trionfatori” agli occhi di Allah, e raggiungere il più alto grado di onore per un musulmano: 1) morire in nome di Allah (guerra e terrorismo); 2) finanziare la jihad (la mente va agli stati del Golfo, grandi finanziatori del terrorismo internazionale e della costruzione di moschee in Occidente); 3) immigrare nei territori degli infedeli, per conquistarli attraverso il terrore e la demografia.

Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino la jizya con sottomissione volontaria e siano soggiogati.” (9:29)
La “gente della scrittura” o “Gente del Libro”,  sono gli ebrei e i cristiani. A essi l’Islam concede la vita in cambio della sottomissione e del pagamento della jizya. Per tutti gli altri miscredenti, le uniche opzioni sono la conversione o la morte. Il tutto per non altro motivo che il fatto di professare una religione diversa dall’Islam.

“E i giudei dicono: Esdra è figlio di Allah; e i nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Che Allah li annienti. Quanto sono fuorviati!” (9:30)

"O voi che credete! Perché quando vi si dice: “Lanciatevi [in campo] per la causa di Allah”, siete [come] inchiodati alla terra? La vita terrena vi attira di più di quella ultima? Di fronte all'altra vita, il godimento di quella terrena è ben poca cosa. Se non vi lancerete nella lotta, vi castigherà con doloroso castigo e vi sostituirà con un altro popolo." (9:38-39)
Ancora, il buon musulmano è quello che combatte, uccide e sottomette in nome di Allah. Chi non fa la guerra ai miscredenti è atteso da un “doloroso castigo”.

“O profeta, combatti con forza i miscredenti e gli ipocriti e sii intransigente con loro; e la loro casa è l’inferno, e la destinazione il male.” (9:73)
I miscredenti sono da combattere e mandare all’inferno solo in forza della loro appartenenza a una fede diversa dall’islam.
Inoltre, il fatto che si includano qui gli “ipocriti” (cioè i musulmani non praticanti) contraddice le argomentazioni degli apologeti dell’Islam secondo cui l’odio e l’ostilità dell’Islam si indirizzano solo ai nemici in tempo di guerra, perché non ci fu mai un esercito di musulmani non-praticanti che avesse fatto guerra a Maometto.

“Ma il Messaggero e quelli che hanno creduto lottano con i loro beni e le loro vite. Avranno le cose migliori. Essi sono coloro che prospereranno." (9:88)
Ancora, coloro che combattono per la jihad o la finanziano sono i prediletti di Allah.

"Allah ha comprato dai credenti le loro persone e i loro beni [dando] in cambio il Giardino, [poiché] combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi.” (9:111)

"O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino in voi durezza.” (9:123)

“E quando noi vogliamo distruggere una città, noi mandiamo il nostro comandamento ai suoi ricchi, ma presto essi trasgrediscono; così il decreto contro di essa si conferma, e noi la distruggiamo completamente.”  (17:16)
Nell’Islam, il crimine è la trasgressione della volontà di Allah. La pena è la totale distruzione.

“Quindi non ascoltare i miscredenti, ma combattili con il massimo vigore.” (25:52)

"Se gli ipocriti, coloro che hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono il falso in Medina non smettono, ti faremo scendere in guerra contro di loro e non riusciranno a stare in essa come tuoi vicini se non per poco. Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte." (33:60-62)
Questo passo sancisce il massacro contro tre gruppi di persone: gli “ipocriti” (gli islamici che si rifiutano di “combattere sulla via di Allah”), quelli che hanno un “morbo nel cuore” (categoria che include ebrei e cristiani) e “coloro che spargono il falso” (cioè i critici dell’Islam). 

[...] Quindi, quando incontri i miscredenti, colpiscili sul collo finché non ne avrai uccisi o feriti molti, poi legali con fermezza. [...] Fosse stato per Allah, lui stesso certamente li avrebbe puniti. Ma lui (ti  fa combattere) così da metterti alla prova [...] (47:4)
I miscredenti vanno uccisi o feriti e presi prigionieri per scopi di riscatto. L’unico motivo per cui Allah non fa il “lavoro sporco” da solo è per mettere alla prova la fede dei credenti. Chi uccide o sottomette, passa il test. Da notare la difformità della traduzione di Piccardo, che omette la parola “uccisi” (creando quindi un gap logico: perché il soggiogamento dovrebbe essere il risultato di un generico “colpire al collo”?) e pensa bene di addolcire il testo con elementi del tutto improbabili (“graziosamente”), a uso di un pubblico italiano ignaro e ingenuo: “Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine.”

"Non ci sarà colpa per il cieco, né per lo storpio, né per il malato. Quanto a chi obbedisce ad Allah e al Suo Messaggero, Allah lo introdurrà nei Giardini in cui scorrono i ruscelli. Quanto invece a chi volgerà le spalle, Egli lo punirà con un doloroso castigo." (48:17)
Gli apologeti dell’Islam insistono sul principio che la jihad è una “lotta interiore”, e che non ha nulla a che fare con la guerra e con la violenza. Se così fosse, perché allora il Corano afferma che ciechi, storpi e malati ne sono esenti? Forse ciechi, storpi e malati non hanno una dimensione interiore?

“Maometto è il messaggero di Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli tra di loro.” (48:29)
Ancora, l’unico discrimine è l’appartenenza religiosa. L’adesione a una religione diversa dall’Islam è sufficiente a giustificare l’uccisione o la sottomissione del “diverso”.

“Sicuramente Allah ama coloro che combattono per la Sua causa. (61:4)
Con buona pace degli apologeti della “religione di pace”.

"O voi che credete, [volete che] vi indichi una transazione che vi salverà da un doloroso castigo? Credete in Allah e nel Suo Inviato e battetevi e combattete  con i vostri beni e le vostre persone per la causa di Allah. Ciò è meglio per voi, se lo sapeste. [Allah] perdonerà i vostri peccati e vi farà entrare nei Giardini dove scorrono i ruscelli e nelle piacevoli dimore dei Giardini di Eden. Ecco il più grande successo!" (61:10-12)
Vedi quanto già detto a commento del 4:95 e altrove.

Nessun commento:

Posta un commento