martedì 13 febbraio 2024

IL PSEUDO-PATRIARCATO DELLE PSEUDO-FEMMINISTE

(Difficoltà: 1,9/5)

Il "femminismo" di quarta generazione
Le femministe di oggi - cioè la cancrena lasciata dalla vecchia ferita delle violazioni dei diritti delle donne di un tempo - dicono che la lingua italiana è, come qualsiasi altra cosa sotto il sole e all'ombra, "patriarcale".

Per cercare di dar  corpo a questa già tronfia affermazione, le femministe citano il fatto che se, per esempio, in una lista abbiamo dieci dottoresse e anche solo un dottore, allora il pronome da usare per riferirsi a tutti è il maschile "essi".

Ecco un altro esempio, questa volta una frase: "Ho comprato un asparago, quattro fette di mortadella, sei piadine e una sedia a sdraio. In tutto LI ho pagati 8 euro." Sempre il maschile, questo maledetto.

Come al solito, gli idioti ideologici (donne o maschi beta che siano) - cioè quegli individui, tipicamente di sinistra, ai quali l'ideologia impedisce l'utilizzo del cervello, grande o piccolo che sia - fanno le pentole e non i coperchi. La semplificazione della realtà, tratto tipico degli idioti ideologici, spesso assume la forma di una selettività colpevolmente tendenziosa: ciò che in inglese si chiama "cherry-picking".

Che dire, infatti, dell'utilizzo del femminile "lei" (o del più raro ma ancora usato "ella") come forma di cortesia, cioè per le occasioni più formali e degnanti di incontro sociale? E che dire del fatto che per rivolgersi a vescovi, papi, cardinali, nobili, re ecc. (cioè ai più alti ranghi della società) si usa, ancora, la formula al femminile di "sua signoria" o "sua santità" o "sua maestà" o "sua eccellenza", e così via?

Una faccia della medaglia di cui femministe e femministi di professione non hanno ritenuto di dover rendere conto. Poveracci.

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