martedì 25 settembre 2018

CHI SIAMO VERAMENTE? UNA RIFLESSIONE SUL CONCETTO DI "IDENTITA'"


(Difficoltà: 4.1/5)

Ricordo che quando ero ragazzino (intorno ai dieci anni) mi capitava di guardarmi allo specchio e di non riconoscermi nell'immagine che questo mi restituiva. Mi chiedevo: "Ma chi è quello?" Chiaramente, in quella domanda non era da leggersi un vero impulso a risolvere il mistero esistenziale dell'identità personale. Era piuttosto un temporaneo stato di dissociazione: mi dissociavo dalla mia apparenza fisica. Era come se mi interrogassi sulla situazione paradossale per cui la nostra apparenza fisica (in particolare, quella del volto) ci appartiene, eppure siamo, fra tutti, quelli che meno ne "fanno uso": nella quotidianità gli altri infatti ci vedono molto di più di quanto ci vediamo noi. Il narcisismo diventava allora inconsciamente una questione di riequilibrio, di ristabilire le proporzioni.

sabato 22 settembre 2018

I DIRITTI DELL'INFANZIA DIVENUTI ARMA IDEOLOGICA NELLE MANI DELLE ELITE GLOBALISTE E IMMIGRAZIONISTE

(Difficoltà:4/5)

La società occidentale ha particolare cura dei bambini. Occorrerebbe fare uno studio apposito, ma è possibile che questo sia – almeno nelle dimensioni attuali - un tratto acquisito relativamente di recente nella storia dell’Occidente. In una civiltà a bassissimo tasso di natalità, nella quale la maternità viene posposta alla carriera nella scala degli interessi e dei valori, le donne procreano in età avanzata e quindi spesso si trovano ad avere un unico figlio, cioè ad avere "tutte le uova in un unico cesto", è normale che l'iperprotettivismo nei confronti della prole si estenda fino a diventare una variabile culturale così caratterizzante.

mercoledì 29 agosto 2018

IL FENOMENO DEI "MATURI PREMATURI"

(Difficoltà: 4.3/5)

Una condizione dell’intelligenza è quella di dubitare continuamente di avercela. Il vero intelligente è colui che dubita costantemente della propria intelligenza. Se ci pensiamo bene, è naturale che sia così: un’intelligenza che non si fa domande (a partire ovviamente da: "Ma io sono veramente intelligente?") contraddice la sua stessa definizione, perché l’intelligenza è risoluzione di problemi, ma come si individuano i problemi se non facendo o facendosi domande?

giovedì 16 agosto 2018

Ebook disponibile!

Salve.

https://www.amazon.it/dp/B07GFKG7M4Ho appena pubblicato su Amazon un ebook che raccoglie una selezione di articoli qui presentati.
Per chi volesse acquistare, troverà qui un link (clicca sull'immagine) e nella colonna di destra della homepage un box che rimanda alla corrispondente pagina Amazon.
Tengo a precisare che gli articoli dell'ebook sono stati rivisti, corretti e ampliati, e quindi sono nella media significativamente diversi da quelli pubblicati sul blog. Capita infatti che, rileggendoli settimane, mesi o anni dopo la pubblicazione, ci si accorga di errori, carenze o scemenze scritte, nonché della possibiltà di ampliamenti anche sulla scorta di nuove letture o avvenimenti intervenuti nel frattempo.
(Nota: per leggere un'anteprima, consiglio di fare così: cliccare su "leggi l'estratto" e poi su "invia l'estratto al tuo kindle". Se si legge direttamente l'anteprima da "leggi l'estratto" appaiono . per motivi oscuri - dei problemi di visualizzazione).
That's all, folks.

martedì 14 agosto 2018

SUL FALSO "ATTIVISMO". IL VERO CAMBIAMENTO E' QUELLO CHE PARTE DALLA PROPRIA VITA


(Difficoltà: 4.2/5)


Userei il termine “vecchiezza” per distinguerlo da quello di “vecchiaia”. Questa è la senescenza del corpo, quindi l’invecchiamento fisiologico, mentre la prima può considerarsi la senescenza dello spirito, che come tale può benissimo riguardare anche i giovani.
Dei sintomi della vecchiaia già sappiamo. Uno dei più grandi sintomi della vecchiezza – anche in un corpo sano e prestante – è invece la scarsa propensione al cambiamento. Di più: l’arrendevolezza alla sensazione che nulla possa cambiare, che ogni sforzo per il cambiamento sarebbe inutile.

martedì 24 luglio 2018

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9971

 "PALCHISMO" E SIMULAZIONE NEL CALCIO: QUANDO IL GIOCO SI FA DOMINO...

 (Difficoltà: .1,3/5)

Guardando l’ultimo Mondiale di calcio, è stato impossibile non accorgersi di un fatto: il calcio è diventato uno sport per fighette. Naturalmente, il calcio di per sé non lo sarebbe: la posta in gioco è alta e in campo i giocatori si menano, ci sono interventi scavezzacollo, e gli esempi di infortuni anche gravi si sprecano. 

Ma proprio perché la posta in gioco è alta, la simulazione e il palchismo hanno trovato nel calcio contemporaneo sempre più posto. In questo Mondiale, dove la posta in gioco - come in ogni Mondiale - è la più alta, tutto questo è apparso alla luce del sole: giocatori che crollavano a terra al minimo tocco come colpiti da un colpo di fucile, e le smorfie di incommensurabile quanto finto dolore che si dipingeva sui loro volti. Se prestiamo ben attenzione a certe situazioni, notiamo come il giocatore-attore, caduto (è proprio il caso di dire) in disgrazia, trovi il tempo di dimenticarsi delle proprie intollerabili sofferenze per guardare – di sbieco e di sguincio – l’arbitro, per vedere se la sua simulazione ha avuto effetto e l’avversario è stato ammonito o altro.

sabato 3 febbraio 2018

LO STUPRO DEL GIORNO DELLA MEMORIA SERVITO ALLE NUOVE GENERAZIONI: L'ULTIMO CONFINE DELLA DEMONIZZAZIONE DELLO STATO EBRAICO A OPERA DELLA SINISTRA PALESTINISTA PIU' INFAME

Denuncia di un fatto infame e sconcertante.

Sono un insegnante di scuola primaria. In occasione della Giornata della Memoria, ho preparato una lezione di due ore sulla Shoah, e sono andato alla ricerca di risorse. Ne ho trovata una in un pdf di “Orizzonte Scuola" intitolato:“Giornata della Memoria. Per non dimenticare e liberare il nostro ‘mai più’”. Purtroppo, non l’avevo letto fino alla fine prima di presentarlo – proiettato su uno schermo – ai miei alunni. A prima vista e a una veloce scorsa, mi era sembrato adeguato.
Arrivati alle ultime due slide, però, lo sconcerto e il disgusto:
  • nella penultima slide, un’immagine del Sudafrica. E fin qui poco male, a parte la dubbia attinenza (il razzismo contro i neri non è accostabile a quello contro gli ebrei perché non ebbe mai finalità di genocidio, ma di sfruttamento schiavistico);
  • Nell’ultima e "dulcis in fundo", subito dopo, un’immagine di Israele, su cui campeggia la tragicomica scritta “Avanzi di Palestina nella morsa di Israele”.
A quel punto ho dovuto cambiare in fretta slide, per evitare che i miei alunni fossero esposti a tale merda propagandistica.

domenica 19 novembre 2017

AFORISMI BELLI/2

 (Difficoltà: 3,1/5)

AFORISMI BELLI/2


Nella mia vita, ho avuto un sacco di esperienze. E ho un sacco di tatuaggi che lo possono dimostrare.

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Confondere la cultura con il nozionismo equivale a confondere l'intelligenza con la memoria.

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Sono talmente innamorato dei gatti da dovermi costantemente ricordare che non tutto quello che funziona con i gatti funziona anche con le donne.

domenica 12 novembre 2017

PASOLINI: "CI SI DROGA PER MANCANZA DI CULTURA". UNA RIFLESSIONE SUL SENSO DELLA VITA

(Difficoltà: 4,4/5)

Pasolini ebbe a dire che la gente "si droga per mancanza di cultura." (1) E', questa, una affermazione che mi ha sempre affascinato, un po' come accade con quelle verità tanto semplici e apparentemente scontate da risultare esplosive quando poi qualcuno si decide a tirarle fuori. Si è sempre detto che i giovani "si drogano perché sentono un vuoto dentro di loro". La frase di Pasolini dà un nome a questo vuoto.


La Droga: Mondo Primitivo e Mondo Moderno

Si ricava, dal breve scritto di Pasolini, che nei rituali magici dei primitivi (nei quali non a caso si fa regolare uso di droghe allucinogene) ci si droga per riempire un vuoto. Nei primitivi il vuoto è determinato dalla presenza della natura, le cui leggi rimangono un mistero: attraverso la religione e la magia - mai separabili - si cerca di spiegarsi i fenomeni naturali e di intervenire dominandoli. Nel mondo moderno, questo ruolo della natura è preso dalla società (dei consumi), un moloch che lascia l'individuo solo con se stesso, alienato e incapace di comprendere il perché del suo malessere, il perché del suo vuoto interiore. Si cerca allora di riempire questo vuoto con la droga.

sabato 4 novembre 2017

AFORISMI BELLI/1

 (Difficoltà: 3,1/5)

AFORISMI BELLI/1

Gli aforismi sono, caratteristicamente, l'embrione di scritti più ampi, ovvero idee o abbozzi per qualcosa di più compiuto che non si è avuto la voglia o la possibilità di realizzare. Contrariamente a quanto si pensa, difficilmente essi nascono come tali (come su un autore si mettesse lì e dicesse: "Oggi inizio un libro di aforismi"), bensì sono di solito idee messe in scritto in tutta fretta per paura di dimenticarle, con la riserva di riprenderle in un secondo tempo per dar loro corpo.
 
Ecco qui una raccoltina di miei aforismi


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Nell'arte e nella letteratura, la tragedia è universalmente considerata un genere superiore alla commedia perché si riferisce a qualcosa di eterno e immutabile: la sofferenza umana. Ciò che fa ridere, per contro, cambia con il tempo: è una moda.

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Chi non ride mai mi insospettisce: cos'ha da non ridere?

lunedì 23 ottobre 2017

10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9972

 (Difficoltà: 3,6/5)

LA VOCE NARRANTE NEI FILM

"Maledetto il giorno che t'ho incontrato" (1992)
Una cosa che odio sono quei film dove c'è la voce narrante. Parlo di film come “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, di Verdone.
Non so ben spiegarmi il senso di questo mio tarlo. Forse considero questo espediente un trucco di bassa lega del regista per risparmiarsi la fatica – nell'impiego caratteristico della voce narrante, che è quello di introduzione alla storia o ai personaggi - di "creare un mondo" che “collochi” gli interpreti, presentandoli al pubblico e definendoli. E' più semplice introdurre l'intera storia con un “Tizio è un giornalista innamorato di Tizia, la caporedattrice del giornali in cui lavora. Tizio vorrebbe proporsi, ma ha due difetti caratteriali: è un pigro e un pavido” ecc.; più arduo sarebbe invece elaborare una serie di "antefatti" della narrazione – in forma di eventi e dialoghi - che siano abbastanza densi da essere al contempo esaustivi e sintetici e non portare via troppo tempo al resto del film.
Ma questo è, apparentemente, un dono che non molti registi hanno, e che parla della qualità dal lato della sceneggiatura.