sabato 3 novembre 2018

ALTA TASSAZIONE E EVASIONE FISCALE: IL SISTEMA ITALIANO E' UN SOCIALISMO DI FATTO?


(Difficoltà: 3,3/5)

Pressione fiscale in Italia: in crescita pressoché costante
Da investitore di borsa, so che l’acquisto di azioni equivale all’acquisto di un pezzo di azienda: è partecipazione al capitale di quell’azienda. E so che i dividendi che mi vengono corrisposti a ogni quarto dell’anno (per la Borsa americana) sono una distribuzione degli utili ai quali la quota di possesso di quell’azienda mi dà diritto. Uno investe in borsa per guadagnare, cioè per partecipare degli utili. Il guadagno di borsa può derivare da questi utili, e quindi abbiamo i dividendi (i dividendi sono di norma una porzione del clash flow, cioè della liquidità che un’azienda si trova ad avere a disposizione al netto degli utili reinvestiti o devoluti a copertura di rate di debito, o altro); ma il guadagno può derivare anche (e qui sta il vero fascino della borsa), dalla speculazione, cioè dalle oscillazioni del valore dell’azione di quell’azienda, che possono anche non avere nulla a che fare con la reale performance finanziaria della stessa. In quest’ultima accezione, la borsa viene ad assomigliare più a un casinò che ad altro.


Lo Stato che "Partecipa" nelle Aziende: Tutti Vantaggi, Zero Rischi

In ogni caso – in borsa come all’interno dell’azienda -, è chiaro che alla fine si lavora per gli utili, per l’arricchimento personale. Nel sistema capitalistico, la partecipazione alle attività di un’azienda o al suo azionariato non avrebbero senso se non si ricercasse la produzione di utili da distribuire. Gli utili sono l’essenza e lo scopo di tutto.  
Ora, stante quanto detto, analizziamo la situazione dello Stato che guadagna, con le tasse, sugli utili delle aziende. Certo, esso non partecipa veramente del capitale di un’azienda - che, petanto, può dirsi “privata” -,  ma partecipa solo degli utili. Una condizione ideale perché priva di rischio. Se l’azienda va giù, il proprietario perde la sua ricchezza, e i dipendenti il lavoro; se io, investitore, investo nell’azienda sbagliata, rischio di perdere tutti i soldi (cosa peraltro che m'è accaduta più volte). Diversa la situazione dello Stato che tassa: di fatto, esso condivide gli utili delle aziende senza al contempo condividerne i rischi. Se l’azienda va a fondo, lo Stato perde solo in termini di mancato guadagno, quindi di soldi potenziali, ma non di soldi reali che esso ha impiegato partecipando al capitale dell’azienda. La posizione dello Stato è una posizione di assoluto privilegio: zero rischi e tutti vantaggi, botte piena e moglie ubriaca.


Lo Stato e la Iper-tassazione delle Aziende: un "Socialismo di Fatto"?

Si è detto sopra che lo Stato non partecipa del capitale di un’azienda. Ma è proprio vero? In termini finanziari, lo è sicuramente: lo Stato non sgancia una lira per comprare macchinari, per pagare stipendi del personale, per finanziare la ricerca e lo sviluppo all’interno dell’azienda. Ma in termini decisionali? Anche qui, è chiaro che lo Stato non ha voce, per es., sulla politica di allocazione delle risorse di un’azienda, che spetta al management (lasciamo da parte la questione particolare degli appalti e delle partecipate). Ma, seppur in forma indiretta, lo Stato condiziona eccome le decisioni all’interno di qualsiasi azienda: vedere ogni anno il 50-70% [cfr. dati rispettivamente del 2017 (1) e del 2014 (2)] dei propri profitti sparire in tasse significa sintonizzare le proprie strategie sulla disponibilità di una sola metà (o anche meno) delle proprie risorse. Significa ridimensionare della metà (o anche di più) le proprie aspirazioni; significa essere un’altra azienda rispetto a quella che si avrebbe in mente: un’azienda che rischia meno, che innova meno, che dà meno lavoro. E un’azienda che, pertanto, si trova a operare in regime di svantaggio competitivo rispetto ad altre realtà europee e mondiali che vivono una condizione di tassazione più favorevole. Un simile livello di tassazione non è fisiologico, è patologico: esso non serve, se non in piccola parte, a giustificare la corresponsione di servizi pubblici (infrastrutturali ecc.), utilizzati a vario titolo dall'azienda.
Sappiamo che il socialismo consiste nel controllo statale dei mezzi di produzione. Ora, se lo Stato – indirettamente, ma di fatto - controlla le sorti dell’azienda italiana, cosa ci impedisce di dire che viviamo in un regime socialista? Forse è un’esagerazione, e allo stato attuale l'Italia può essere al massimo considerata una socialdemocrazia (una democrazia, cioè, contrassegnata da un cospicuo welfare system), ma riflettiamoci partendo dalla dicotomia tra economia socialista ed economia capitalistica, tra socialismo e capitalismo: capiremo che è il capitalismo italiano a essere in pericolo, e che se seguitiamo su questa china lo spettro del Venezuela e di tutti gli altri stati socialisti falliti non è più tale. In Italia le tasse sugli utili delle aziende sono, infatti, talmente alte da trasformare perfino l’altrimenti deprecabile espediente dell’evasione fiscale in una questione di sopravvivenza: di sopravvivenza della propria azienda e del capitalismo italiano. Vale a dire: il livello delle tasse in Italia è talmente alto che l’espediente dell’evasione fiscale collima pericolosamente con la legittima questione della sopravvivenza del libero mercato, del capitalismo nazionale. A questo punto siamo giunti. E l’esplosione delle spese di welfare nei prossimi anni, dovuti all’invecchiamento della popolazione e all’ingresso di un numero spropositato di clandestini, i cui retaggi culturali impediscono ogni ragionevole integrazione nel nostro tessuto sociale, e molti dei quali figliano per il quadruplo della famiglia media italiana, non promette nulla di buono e molto di negativo.

(1) "Cgia: nel 2017 pressione fiscale reale al 48,8%", RaiNews, 05/08/2017. Dato previsionale.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Cgia-nel-2017-pressione-fiscale-ufficiale-42-5-ma-reale-48-8-58c4ff61-4f4f-4ffd-a375-82e15d757344.html
(2) "Tasse sulle imprese, l'Italia è maglia nera: prelievi sui profitti al 64,8", Sole 24 Ore, 20/11/2015.
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-11-20/tasse-imprese-italia-maglia-nera-073112.shtml?uuid=ACWqk0dB

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