venerdì 18 gennaio 2019

IL SEGRETO DI PULCINELLA DELL'INDUSTRIA FARMACEUTICA


(Difficoltà 1,7/5)

Geografia in pillole
Nella nostra epoca, siamo abituati alla gratificazione immediata: i social si incaricano di darci continui boost, o rush, di adrenalina, con le continue notifiche di messaggi appena arrivati. Lo sapevate, per es., che nelle app di social media il movimento in giù del pollice sullo smartphone per aggiornare lo schermo con i nuovi messaggi (che appaiono così in alto sul display) è stato ideato sul modello del braccio della slot machine?
La ricerca della gratificazione immediata vale, naturalmente, anche per il dolore, nel qual caso essa si traduce in sollievo: hai un dolore, prendi una pillola e dopo qualche minuto stai meglio. Il punto è che il fatto che noi vogliamo tutto subito non è compatibile con la soluzione dei problemi, che invece richiede tempo (1). Così, noi preferiamo rivolgerci a soluzioni “svelte”, spesso senza accorgerci che non sono soluzioni, ma solo palliativi. L’industria farmaceutica è del resto espertissima nell’indurre il pubblico a spacciare i secondi per le prime: il suo interesse sta nel cronicizzare i problemi medici, non nel risolverli. Una cura per l’HIV, per es., che lo risolva una volta per tutte, è molto meno redditizia di una “cura” a base di cocktail di medicine, molto costose e che uno deve prendere vita natural durante. C’è da scommettere che la malattia preferita dell’industria farmaceutica sia una “malattia per la vita” come il diabete. Ma ogni “cura” che risulti nella convivenza del paziente con la sua malattia non è una vera cura: è terapia sintomatica o palliativo, è un cercare di “convivere” con la malattia. Anche la “cura” per l’HIV non è altro, se guardiamo bene, che una terapia (pre)sintomatica: essa impedisce che l’HIV diventi AIDS con i relativi sintomi; il fatto che tali sintomi siano mortali, e che quindi tale terapia prolunghi effettivamente la vita del paziente, è un dato ovviamente importante ma accessorio.
Un mondo ideale costruito sui desiderata dell’industria farmaceutica è un mondo fatto di malattie croniche che non si possono curare, ma solo gestire; in questo mondo, il concetto di prevenzione sarebbe un concetto virtualmente inesistente. Che non mi si fraintenda: anche la prevenzione costiutuisce per le case farmaceutiche un business enorme. Ma, mentre nel caso della prevenzione la malattia è solo una possibilità, e quindi c’è discrezionalità da parte del cliente (uno il vaccino se lo fa se vuole), nei casi nei quali la malattia è già presente il cliente è sottoponibile a un ricatto: o compri le nostre medicine (ai nostri prezzi), o sei finito. Quindi il vero business dell’industria farmaceutica è quello delle malattie conclamate per le quali le cure sono necessarie. Soprattutto, il loro vero business è quello delle malattie croniche, cioè di malattie le cui cure non sono propriamente tali perché non debellano del tutto la malattia, ma permettono solo di conviverci senza che essa ti ammazzi o sia lasciata al suo distruttivo decorso. 

(1) Cfr. "I Cambiamenti Richiedono Tempo", Cemento Mori, 18/01/2019

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