sabato 12 gennaio 2019

ONG E SINISTRA: LA COPPIA CHE SCOPPIA


 (Difficoltà: 3,1/5)


Sinistra e ong alleate nella nuova tratta degli schiavi
Se guardiamo a organizzazioni come Amnesty, ci rendiamo conto che esse oggi tendono soprattutto all’autoperpetuazione, all’autoconservazione. E ciò in un’epoca in cui ci sarebbe, in forma senza precedenti, da lottare per i diritti umani, quelli veri (vedi lo sterminio di cristiani operato dall’Islam nelle sue terre, e la persecuzione islamica degli ebrei in Europa). Organizzazioni come queste sono dei moloch al servizio di interessi totalmente estranei a quelli dichiarati negli statuti: basta scorgere la lista dei finanziatori di molte di queste ong, e farà capolina il nome del solito Soros e della sua Open SocietyFoundation (1). C’è quindi un livello di lettura politico-economico che aiuta anche a mettere nel giusto posto azioni e dichiarazioni che altrimenti – stando solo alla mission dichiarata dalle ong - non troverebbero collocazione logica. E c’è anche un livello puramente economico: non è utile solo capire da dove  vengono i soldi, ma anche – per la gente comune che dona attraverso il 730 – capire dove vanno. E dove vanno i soldi delle ong? Bè, per quelle maggiori (e non solo) certamente la stragrande maggioranza del grano finisce a pagare stipendi, sedi e burocrazia, insomma ad alimentare l’apparato, per la sola ragione di tenerlo in vita. Alle “missioni” e alle “cause” umanitarie vere e proprie vengono riservate le briciole. 

Ong: Quando al Bel Mattino Segue la Notte Fonda

E’ purtroppo destino comune a molte di queste “organizzazioni umanitarie” di nascere sotto i migliori scopi e auspici – spesso per affrontare un problema o ingiustizia specifici - per poi perdersi durante la via. Ora è bene ragionarci un attimo: se l’ingiustizia contro cui si batteva l’ong viene infine sanata, l’ong in questione cosa fa? Avendo ottenuto il suo scopo licenzia tutti e chiude baracca e burattini? Ovviamente no: si istituzionalizza, diventa cioè una “professionista dell’umanitarismo” e va alla ricerca di altre “cause”. Se non ci sono, se le inventa. E, nel processo, si corrompe. Ben risaputo è anche il ruolo politico che molte di queste ong svolgono nei fatti (2); per altre, poi, il richiamo ai “diritti umani” non è altro che un paravento per scopi politici inconfessabili, come è il caso di molte ong nate attorno al progetto di muovere una guerra di propaganda menzognera contro lo stato ebraico, per facilitare la "soluzione finale" della sua distruzione (3) a opera del terrorismo islamico-palestinese. Alla fine, la gente fiuta l’inganno e a smette di donare: in questo modo, minoranze oppresse, popoli oggetto di pulizia etnica ecc. in giro per il mondo, cioè tutti coloro che sarebbero legittimi candidati a ricevere atti di solidarietà, vengono abbandonati al loro destino. L’azione di queste “associazioni benefiche” ha l’effetto contrario a quello che sta scritto nel loro statuto: diffondendo sfiducia nel loro operato tra la gente, essi stimolano al disimpegno di massa e perpetuano così le ingiustizie del mondo


Ong e Sinistra: Torbidi Parallelismi

Lo stesso discorso che vale per Amnesty, Human Rights Watch e affini vale anche per la sinistra (e non è un caso che Amnesty e pressoché tutte le altre organizzazioni di questo tipo pendano alla sinistra dello spettro politico), Dopo aver ottenuto ciò per cui era nata (la tutela dei lavoratori), infatti, la sinistra si è guardata attorno a caccia di cause da fare sue, e ha abbracciato tutte quelle che potevano assicurare la propria sopravvivenza economica e politica. E’ diventata in pratica una specie di riflesso politico di organizzazioni (a loro volta politicizzate) come Amnesty.
Avendo smarrito la sua mission di sempre e compiuto il tradimento dei lavoratori, la sinistra ha fatto una ragione di vita di strumentalizzare la questione dei diritti umani per puri scopi politico-elettorali ed economici. Non un impegno motivato quindi dalle reali emergenze del contesto storico-politico-sociale, ma dall'esigenza di salvaguardare gli interessi di un battaglione di falliti che vivono di politica. Questo impegno erratico e ipocrita non fa che svalutare e screditare cause talvolta legittime, spingendo la gente che assiste a questo trionfo di velleità a dire: “Ma allora i diritti di cui blaterano non sono poi così importanti; anzi forse si sono inventati tutto e non c’è nessuna oppressione”. La sinistra - proprio come le ong "umanitarie" - si discredita con la sua ipocrisia, e trascina nell’irrilevanza anche le cause che meriterebbero invece magari attenzione e impegno. Così, anche i risultati che essa era riuscita a ottenere nella sua storia di lotte, e che parevano “diritti acquisiti”, svaniscono nel nulla, e quello a cui si assiste è semmai il consolidamento dello status quo opposto. I lavoratori, originario riferimento dell’impegno sinistrorso, vengono totalmente abbandonati e lasciati in balia di forze che così possono fare di loro carne di porco (e questo è esattamente quello che è avvenuto in Italia e in Europa negli ultimi anni). Lo stesso accade per ogni lotta per i diritti che la sinistra ha abbracciato dopo di quella: ho già fatto riferimento (4) per es., all’incredibile dietrofront che la sinistra ha operato negli ultimi 20 anni attorno al problema della globalizzazione. Ricordate Seattle 1999? Se si prova a cercare qualcuno di sinistra che ancor oggi si batta (al di là di qualche vuoto proclama, pratica nella quale la sinistra è esperta), contro lo sfruttamento globale delle multinazionali, si tornerà a casa con le pive nel sacco.


L'Ultima "Battaglia" della Sinistra: la Politica Identitaria e il Razzismo Anti-Bianco

L’ultimo fronte della “lotta” sinistrata è quello identitario (identità di genere e etnica). Attorno a queste tematiche, che esacerbano gli animi dei sinistrati nella direzione di un razzismo all’incontrario (nel quale si usa oggi per i bianchi lo stesso frasario dell'apartheid sudafricano), la sinistra costruisce la sua politica, e lo fa creando, come è nel suo stile, disordine, divisione sociale e violenza (5). Si è inoltre, come pure è nel suo stile, inventata emergenze e problemi che non esistono, nel tentativo di dare sostanza ai nuovi oggetti del suo “impegno”. Questo è ciò che i "progressisti" hanno fatto proprio attorno al tema del gender, elaborando il più assurdamente assortito pot-pourri di sigle identitarie, con l’unico scopo di creare motivo di scontro e separazione e con l’illusione, come sempre, di poter un giorno orientare il malcontento verso la tanto mitizzata “rivoluzione” anti-borghese (o anti-qualcosa).
La sinistra, dall’alto delle sue cattedre universitarie e dei media che controlla, è impegnata a ridisegnare le scienze (inclusa la biologia) per plasmarle secondo le direttrici delle sue farneticazioni ideologiche. Abolita e superata è, per es., la distinzione fra maschio e femmina in natura: perché ammettere solo la presenza di due generi quando è possibile, in barba alle leggi della procreazione, ammetterne di virtualmente infiniti? Bisogna sapere infatti che la sinistra è orientata non più a riconoscere solo una “comunità Lgbt” (lesiche, gay, bisexual, transgender), bensì quella Lgbttqqiaap” (6). E, in piena sintonia con la tendenza del post-modernismo a propagarsi come un agente cancerogeno in tutti i meandri del pensiero e del vivere, non è tanto solo l’identità di genere a essere messa in discussione, bensì l’identità in sè. In pratica, uno si inventa di essere qualsiasi cosa gli passi per la testa (7) in barba alla biologia, all'etnia o all’evidenza e al buon senso, in modo da potersi dire “discriminato” qualora gli altri non siano disposti, assecondando quindi il suo percorso di follia, a riconoscere questa sua nuova identità.
Questo è l’operare della sinistra oggi: frammentare la società in modo da creare disordine, divisione ed esclusione a oltranza. E’ l’essenza del “progressivismo”: una condizione (patologico-)esistenziale, prima ancora che politica, che spinge a rimettere continuamente in discussione lo status quo, anche quello creato da se stessi, senza poter naturalmente avere veramente idea di dove si vuole andare, senza sapere cioè la direzione e l’approdo di questo “progresso”.


Conclusione: il Conservatorismo è Oggi la Vera Controcultura
 
Chi sono oggi, allora, i veri “progressisti”? Chi veramente si fa portavoce, oggi, dei diritti umani, nonché della logica dettata dall’evidenza biologico-scientifica, dopo che la sinistra ha rinnegato questa e quelli? La risposta è perfettamente razionale e conseguente, e quindi sorprendente: i veri progressisti sono, al giorno d’oggi, i conservatori. I conservatori infatti tendono a fare ciò che suggerisce il loro nome: tendono a conservare la situazione attuale. Ma se la situazione attuale è in Occidente (ancora per poco, temiamo) quella di una società che garantisce progresso e diritti e benefici a tutti, permettendo anche, per la prima volta nella Storia, a un nero di diventare presidente, allora lottare per conservare la situazione attuale battendosi contro le “forze del cambiamento” significa conservare i frutti di un progresso passato, riconoscendo il valore di quelle lotte e i loro risultati; significa essere autenticamente progressisti.
Al giorno d’oggi, i conservatori sono i veri progressisti, e la lotta contro una sinistra che, approfittando della sua dominanza culturale e mediatica, è intenta a violare la sacralità di risultati di civiltà che furono anche merito suo, è la vera controcultura.
Ecco, stampiamoci bene nel cervello, una volta per tutte, questa verità: a fronte di una cultura dominante, quella della sinistra, che cerca di imporsi con diktat e violenze fasciste, la vera controcultura si trova in un pensiero che offre antidoto a tutto questo. Oggi, il conservatorismo è la vera controcultura (8).

(1) "Amnesty insists Soros funding not for use in referendum campaign", Irish Times, 10/04/2018.
https://www.irishtimes.com/news/social-affairs/amnesty-insists-soros-funding-not-for-use-in-referendum-campaign-1.3457104
(2) "Le Ong umanitarie (1). Il complesso industriale dei diritti umani." di Maria Grazia Bruzzone, 07/05/2017.
https://www.lastampa.it/2017/05/07/blogs/underblog/le-ong-umanitarie-il-complesso-industriale-dei-diritti-umani-g1JLjTO7695RMsrC2zk8IN/pagina.html
(3) "The NGO Campagin to Destroy Israel", di Denis MacEoin, 17/07/2015.
https://www.gatestoneinstitute.org/6123/israel-ngos
(4) "'Se Trump è no-global, allora noi siamo yes-global'. L'Ultima Calata di Brache della Sinistra", Cemento Mori, 24/01/2017.
https://cementomori.blogspot.com/2017/01/se-trump-e-no-global-allora-noi-siamo.html
(5) "Transgender meltdown at Gamestop" (video). Un video nel quale si vede una supposta transessuale prendersela con atti di violenza fisica e verbale contro l'impiegato di un negozio di videogiochi. Parte di una platea di violenti infoiati dalla propaganda identitaria progressista.
https://www.youtube.com/watch?v=vCycJP1PSo4
(6) "We know what LGBT means but here's what LGBTQQIAAP stands for", BBC, 25/06/2015.
http://www.bbc.co.uk/newsbeat/article/33278165/we-know-what-lgbt-means-but-heres-what-lgbtqqiaap-stands-for
(7) "'Transracial' man, born white, says he feels Filipino" (video), Usa Today. Si tratta di un trans che s'è inventato di essere una donna filippina.
https://eu.usatoday.com/story/news/nation-now/2017/11/13/transracial-man-born-white-says-he-feels-filipino/858043001/
(8) "Conservatism is the NEW Counter Culture" (video), di Paul Joseph Watson.
https://www.youtube.com/watch?v=avb8cwOgVQ8

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