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"ALLORA GLI DAREMO LA BAIONETTA!"
Se c'è una cosa che mi fa incazzare è la guerra. Vorrei trattare qui dell'assurdità e della cieca inutilità di quella pratica umana che chiamiamo guerra. Mi rendo conto che questo è forse un argomento fin troppo dibattuto, ma anche se ritengo di poter forse dire qualcosa di nuovo in proposito, va notato che il ripetere, anche a profusione, qualcosa che è vero, non ha nulla a che fare con la nozione di "luogo comune" e con tutte le sgradevoli sfumature che questo concetto porta con sé. Non c'è nulla di sbagliato nel rischiare di annoiare le persone con dei principi se questi sono riconosciuti in teoria ma dimenticati nella pratica.
Il positivo della guerra
In primo luogo, parlerò degli aspetti positivi della guerra. La guerra non presenta aspetti propriamente positivi. Il motivo di questo è che una guerra può essere considerata utile e necessaria solo quando può impedire lo lo scoppio di una guerra di più vaste dimensioni. E in genere si comprende che una guerra è meglio di un'altra considerando la follia del leader o del gruppo politico contro cui si sta combattendo, e in base alle idee che fomentano il loro agire. Forse non è il metodo propriamente giusto di procedere, ma rappresenta in fondo solo un tentativo di giustificare la guerra, operazione certo non facile per nessuno. Forse un esempio può illustrare meglio la questione: se l'ala "pacifista" si fosse fatta da parte durante l'ascesa di Hitler al potere negli anni che precedettero lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando al dittatore fu permesso grazie all'inerzia politica e militare di Francia e Inghilterra di espandersi in Austria, nel Sudeti e in Polonia, non avremmo avuto una seconda guerra e l'Olocausto. Se una guerra è buona solo nei limiti in cui persegue lo scopo di evitare un'altra guerra, allora è perfettamente chiaro che il concetto di guerra non può essere intrinsecamente positivo. La caratteristica "positiva" della guerra è in realtà qualcosa che si declina in negativo (essa può servire affinchè NON ci sia una guerra più grave o più ingiusta). E' lo stesso principio del vaccino o del veleno: una dose ridotta e depotenziata di un agente virale o venefico può prevenire la malattia o l'avvelenamento causati da quell'agente, ma non per questo si può affermare che il virus o il veleno in questione siano positivi, consigliabili e senza rischi.
Il negativo della guerra
Adesso, vediamo gli aspetti negativi della guerra. E qui, comprensibilmente, si può dire qualcosa di più. Limiterò la mia analisi a due questioni, meno ovvie:
1) la guerra è in sé inutile. Il Giappone, massacrato da due bombe nucleari, è riuscito a diventare la seconda economia più potente del mondo non molto tempo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Qualcosa di simile si può affermare della Germania parlando dell'Europa. Ne consegue che la guerra non è giustificabile nemmeno a partire dalla motivazione addotta più di frequente: quella di stabilire una posizione di dominio per il paese vincitore.
2) La persistente ricorrenza della guerra è riprova del fatto che l'ottundimento è un tratto indelebile della specie umana nel suo insieme, e in questo la guerra rappresenta ogni volta un colpo mortale inferto al cuore delle idee di progresso e di superiorità dell'uomo nei confronti delle altra creature. E' sufficiente immaginarsi un gorilla che si percuote il petto per intimidire l'avversario che ha appena invaso il suo territorio, e non si sarà lontani dall'immaginarsi intere nazioni impegnate nella corsa agli armamenti.
"Natura non facit saltus"
Se la teoria dell'evoluzione è corretta, allora l'umanità è spacciata. Il motivo è abbastanza chiaro. "Natura non facit saltus", "la natura non fa salti", scrive Leibniz, e il modello di uomo moderno che la natura ci offre non aiuta certo ad immaginarci come esseri angelici in un futuro prossimo. E se è evidente che il concetto di evoluzione è da intendersi come mero progresso della razionalità tecnico-scientifica, supervisionata da quel "genio della specie" di cui riferisce Schopenhauer, quello spirito della natura la cui unica preoccupazione è la proliferazione della specie a scapito della sopravvivenza del singolo, se ne deduce che l'unico prevedibile destino è l'auto-distruzione della specie umana.
In effetti, una cosa con la quale la natura non ci ha equipaggiati, è la possiblità di concepire il destino dell'individuo come fondamento del destino della specie. Ciò che proprio va oltre le possibilità dell'uomo, è il determinare la linea oltre la quale l'uccisione di (gruppi di) individui diviene lo sterminio della specie. Forse il processo di auto-annientamento è già iniziato senza che ce ne siamo accorti. Forse l'inizio fu rappresentato dall'utilizzo dei ritrovati della tecnologia per lo sterminio di massa nei campi di concentramento nazisti. Infatti, non bisogna pensare che la soluzione finale richieda necessariamente l'impiego di congegni ultra-tecnologici. Basta una buona organizzazione.
Evidentemente, l'abilità del Genio, nemmeno avvicinabile al potere onnisciente di Dio, non fu sufficiente a fargli tener conto dell'etica umana o, per essere più precisi, degli effetti della sua assenza.
La prossima volta, fateci caso! Ma potrebbe già essere troppo tardi.
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