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L'aggettivo “patetico” si trova
spesso anche nel linguaggio comune, soprattutto – va detto –
nella cultura anglosassone. Esso ha però perso ormai il suo tradizionale
significato – neutro e privo di caratterizzazione critica – di
cosa che “che suscita compassione e commozione o tristezza”
(Sabatini-Coletti), per cui si ha una scena patetica, o un romando,
o una storia ecc. L'uso più caratteristico è piuttosto quello
denigratorio: il “patetico” è la persona che desta imbarazzo e
perciò merita commiserazione. E' colui che dimostrerebbe, anche con
un solo gesto o parola, di essere un reietto, un fallito, uno
sconfitto. Esso è insomma un insulto che pretende di riassumere il
senso di una vita: in questo senso, è l'insulto più affrettato,
pretestuoso e infondato che si possa proferire o ricevere, perchè
ognuno di noi - ciò che si è - è il risultato di vicissitudini che
è impossibile per chiunque – anche per noi stessi – sintetizzare
in un'espressione senza che qualcosa di essenziale sia lasciato
fuori.
Ma il vero carattere paradossale
dell'abuso dell'aggettivo “patetico” risiede altrove, in una
dimensione che non si sovrappone necessariamente con quella sopra
descritta. Molto spesso, l'aggettivo “patetico” è scagliato
all'indirizzo di chi in qualche modo s'apre affettivamente, esprime
ciò che prova, manifesta la sua sofferenza spirituale. In quanto
tale, “patetico” è la razionalizzazione dell'insensibilità
dell'era che viviamo, della sua sotterranea disumanità. Il carattere
paradossale a cui accennavo a inizio paragrafo rivela la sua qualità
di vero e proprio abominio se pensiamo che, secondo questo canone
interpretativo, anche Leopardi o Pascoli sarebbero da considerare
“patetici”. Ciò connota, quindi, l'aggettivo “patetico” con una
carica anticulturale che non va sottovalutata. Meglio
quindi impiegarlo dopo aver letto le “istruzioni d'uso”: per
esempio in quei casi in cui l'industria culturale vuole venderci
prodotti facendo leva sulla nostra capacità di commuoverci diluendo
e sminuendo così l'importanza di tutte le reali occasioni che meritano la nostra
partecipazione emotiva. In questo modo, l'utilizzo corretto del
termine “patetico”, oltre a servire a preservare lo spirito della memoria culturale, serve anche a ricordarci che l'umanità, la
compassione e l'altruismo sono un bene prezioso che non va disperso.
Una persona mi ha detto che sono "patetica". Grazie per questo articolo.
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