(Difficoltà: 3,4/5)
"My generation" - Who
"Siamo solo noi" - Vasco Rossi
"Noi, ragazzi di oggi" - Luis Miguel
"Bravi ragazzi" - Miguel Bosè
"Che colpa abbiamo noi" - The Rokes
Quelli sopra sono titoli di canzoni. Essi hanno qualcosa in comune, oltre a essere delle canzoni. Cos'è questo qualcosa in comune? Bè, essi sono quelli che si potrebbero chiamare "inni generazionali".
Cosa sono gli "inni generazionali"? Sono un modo per un musicista di farsi portavoce di una generazione, che di solito è la sua.
Il discorso non si ferma alla musica: anche "On the road" di Kerouac è, in senso figurato, un "inno generazionale". Ma tutti, penso, sono in grado di comprendere la differenza tra la letteratura d'autore, che cerca di descrivere il bello e il brutto del proprio tempo attraverso la narrazione di esperienze personali o condivise, e operazioni di bassa macelleria musicale che cercano torbidamente di sfruttare l'onda di una generazione sbandata di giovani per fare soldi cercando di elevare un cantante a "profeta" della condizione giovanile.
"Siete Solo Voi": Cristo è Partito da Zocca
Devo confessare che il mio rapporto con il personaggio e con la musica di Vasco Rossi è ambiguo e non semplice da caratterizzare. Non sono mai stato nemmeno in sogno un suo fan, ma credo che egli sia un ottimo musicista e performer, con una voce discutibile ma potente e quindi adatta al genere musicale che rappresenta. Vasco Rossi è certamente il più grande rocker che l'Italia abbia mai avuto, in un panorama generale però che ha offerto molto dal punto di vista della musica autorale e pop, ma decisamente poco sulla scena rock.
Le interviste del "Vasco" (come lo chiamano i suoi fan) mi restituiscono anche l'immagine di una persona umile e non intossicata dalle fumane del proprio mito.
Quello che ho da dire però di positivo su Vasco Rossi si ferma qui (e non è comunque poco). Tornando al nostro argomento, il Vasco ha certamente tratto enorme profitto dal grande disorientamento della gioventù che era appena uscita dall'ubriacatura dell'attivismo sessantottino, e la sua musica è un manuale di dannazione per una generazione che non aspettava altro. Nessuno vuole dire che Rossi non si senta emotivamente ed esistenzialmente investito dai messaggi di alcune delle sue canzoni: c'è un che di genuino e di sincero nella sua musica. Ma ciò non toglie che la sua musica e i suoi testi siano anche e in larga parte il frutto di un calcolo di bottega: Vasco ha dato e detto ai giovani quello che questi volevano ricevere e sentirsi dire, ed essi di risposta hanno acquistato in massa i suoi dischi e riempito i suoi concerti.
Il messaggio della musica del Vasco (dove per "musica" s'intende l'insieme di note e testi che definiscono lo spirito del corpus musicale dell'autore) è, comunque la si veda, negativo: essa pesca nel torbido, ed è un invito alla disperazione e all'evasione nello sballo e nella ricerca dei piaceri più bestiali, in cui tuffarsi come se non ci fosse un domani.
L'apparente umiltà del personaggio-Vasco e la sua "vicinanza" alla gente, l'immagine di "uno che è come noi" al punto da riuscire a cantare le nostre paure ed emozioni, ha illuso i suoi fan che potesse essere vero anche il contrario, e cioè che anche loro potessero diventare come il Vasco. Non naturalmente dal punto di vista musicale, ciò che avrebbe richiesto talento e costato fatica (troppa, per "quelli che non hanno voglia di far niente") e tempo (troppo, per "quelli che muoiono presto, quelli che tanto è lo stesso"). No: "essere come il Vasco" significava per i suoi fan intraprendere la via più facile, e cioè imitare gli eccessi descritti nelle sue canzoni. Così, mentre è possibile immaginare il Vasco che si tiene in forma per i concerti facendo jogging per la stradine di Zocca accompagnato dal suo personal trainer, le altre immagini che balenano come dei flash nella mente sono quelle di giovani perdutisi per sempre tra i fumi dell'alcol o nel cilindretto di una siringa. E' impossibile dire quanti dei giovani di quella generazione (e oltre) siano rimasti intrappolati in questo inganno fino al punto da finire male o da rimetterci le penne; ma c'è da scommettere che siano stati tanti, tra costoro, quelli che hanno trovato in Vasco una guida o una conferma per il loro stile di vita.
Quando vedo su Youtube il video di "Siamo solo noi" il sentimento dominante è in me quello dell'ira. Appare tutto troppo facile: una melodia ridondante ma accattivante, un testo cucito apposta attorno al ribellismo adolescenziale, e il gioco è fatto: il miliardario trentaduenne che si dimena sul palco mostrando il dito medio si è trasformato in uno di noi, adolescenti senza una lira e già sconfitti dalla vita. "Siamo solo noi" è una canzone furba e sostanzialmente falsa.
La musica di Rossi è l'esatto contrario di ciò che eleva. Essa pretende di avere della spiritualità dal momento che canta le "illusioni infrante" dei giovani, il loro spaesamente e sofferenza e altre menate; in realtà, offrendo come via di fuga lo "spegnimento" dei centri di riflessione e di autocoscienza ("Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento" si sente in "Liberi liberi") attraverso lo sballo chimico ("Bollicine") o sessuale ("Fammi godere"), essa è la musica più corporale e viscerale che si possa immaginare. La musica di Vasco non è buona per raggiungere la comprensione della propria condizione o del proprio tempo: è solo buona per appiccicarsi addosso l'immagine dell "anima travagliata", dell' "angelo decaduto", del "poeta maledetto" senza talento e poesia, immagini che sono magari utili per atteggiarsi con gli amici o "farsi" qualche ragazza, ma che sono quanto di più inautentico e cliché si possa pensare.
In altre parole, la musica di Vasco serve solo ad assumere la maschera di Vasco, a coltivare l'illusione di essere come lui per il solo fatto di ascoltarlo e di mettere in pratica i messaggi dei suoi testi. E' tutto un teatrino; è quello che Malcolm Mclaren, manager dei Sex Pistols, chiamò "la grande truffa del rock'n'roll".
Lo spettacolo offerto dai tipici fan di Rossi (non tutti, ovviamente, ma come dato generale) è quello di eterni adolescenti che cercano l'ispirazione per la propria vita nel posto allo stesso tempo più improbabile e scontato. Essi sono un inno e un monumento all'omologazione e al conformismo: quello della trasgressione per la trasgressione, divenuta una religione che ha in Vasco uno dei profeti, e non certo l'unico.
Il problema della musica di Vasco è che in essa testo e impianto sonoro sono inscindibili: o prendi tutto o non prendi nulla. Questo non è in senso assoluto necessariamente un difetto, ma lo è nel caso di Vasco. Mi risulta difficile pensare che un adulto possa rimanere vicino alla musica di Vasco, saldata come essa è a una condizione adolescenziale fatta di sbrachi e menate autocommiserative. Un adulto amante del rock dovrebbe probabilmente rivolgersi a un'offerta più matura, di cui la scena internazionale degli ultimi 40-50 anni è strapiena.
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