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Se guardiamo a
organizzazioni come Amnesty, ci rendiamo conto che esse oggi tendono
soprattutto all’autoperpetuazione, all’autoconservazione. E ciò in un’epoca in
cui ci sarebbe, in forma senza precedenti, da lottare per i diritti umani,
quelli veri (vedi lo sterminio di cristiani operato dall’Islam nelle sue terre,
e la persecuzione islamica degli ebrei in Europa). Organizzazioni come queste
sono dei moloch al servizio di interessi totalmente estranei a quelli
dichiarati negli statuti: basta scorgere la lista dei finanziatori di molte di
queste ong, e farà capolina il nome del solito Soros e della sua Open SocietyFoundation (1).
C’è quindi un livello di lettura politico-economico che aiuta anche a mettere
nel giusto posto azioni e dichiarazioni che altrimenti – stando solo alla mission
dichiarata dalle ong - non troverebbero collocazione logica. E c’è anche un
livello puramente economico: non è utile solo capire da dove vengono i soldi, ma
anche – per la gente comune che dona attraverso il 730 – capire dove vanno. E dove vanno i soldi delle
ong? Bè, per quelle maggiori (e non solo) certamente la stragrande maggioranza del grano finisce a pagare
stipendi, sedi e burocrazia, insomma ad alimentare l’apparato, per la sola
ragione di tenerlo in vita. Alle “missioni” e alle “cause” umanitarie vere e
proprie vengono riservate le briciole.
Sinistra e ong alleate nella nuova tratta degli schiavi |