sabato 25 maggio 2013
10MILA COSE CHE MI FANNO INCAZZARE/9988
(Difficoltà: 2,1/5)
IL VOCABOLARIO DELLE CASTE: LA PAROLA "LUCIDITA'"
COME SPIA DELLA GERONTOCRAZIA ITALICA
Se c'è una cosa che mi fa incazzare,
è la frase “con grande lucidità”. E', questa, una frase che si
usa frequentemente nel mondo della politica della cultura e delle accademie, quando si vogliono tessere gli elogi di qualcosa che uno ha
detto o fatto (qui un caratteristico esempio che tocca la giovane promessa della politica italiana Giorgio Napolitano). In realtà, lo spirito di cricca che impregna gli ambiti
elitari della società italiana fa sì che queste attestazioni di
merito siano nulla più che le solite ruffianate a “partita di giro”
(un giorno io a te, domani tu a me) nei confronti delle quali il
contesto specifico (la frase detta) è solo un pretesto.
Si noti poi a
margine che esistono numerose varianti, se possibile ancora più
grottesche: per esempio il “Magnifico” attribuito al Rettore
delle università, o il “Chiarissimo” rivolto ai professori
ordinari (e quale miglior complimento rispetto alle circonvoluzioni
retoriche con le quali costoro mascherano in libri e conferenze da insondabile sapienza
un'inconcludente dabbenaggine?)
La Lucidità in Fondo al Tunnel
Ora, la frase o parola in oggetto (“con
grande lucidità”, o “lucidissimo”, “lucidamente” ecc.),
per quanto frequente e anzi proprio per questo, rischia di scivolare
via nel turbinio quotidiano di frasi fatte, promesse vuote e inchini verbali che
le personalità afferenti alle varie categorie professionali (ma in
particolare quelle più esposte pubblicamente, come politica, cultura
e giornalismo) si distribuiscono vicendevolmente in ogni dove e a
ogni quando. Se però, discorso che vale in generale, si cerca di dare forma al fastidio istintivo
che certe parole (come certe immagini o atti) ingenerano nel pubblico più
critico, allora si può arrivare ad aggiungere importanti tasselli
interpretativi sui modi operandi e cogitandi degli ecosistemi del privilegio
sociale, che hanno nella politica, nella cultura (accademica e non) e
nell'informazione le loro rappresentanze più caratteristiche e
influenti.
Cosa evoca la parola “lucidità”,
se presa in questo contesto? Semplicemente l'idea che una
personalità, pur dovendo essere rincoglionita per raggiunti limiti
di età, ha (sorpresa!) ancora il cervello che le funziona.
E si cerca di compiacerla facendoglielo notare. All'aspetto della vuota e pretestuosa riverenza, si
aggiunge quindi l'allusione involontaria (ma proprio per questa
rivelatoria) alla gerontocrazia che risaputamente controlla in Italia
i vertici della politica, della cultura, dell'informazione, della
finanza e dell'impresa. E' notizia fresca, per esempio, che la Grande
Recessione, ormai diventata dopo 6 anni un discorso a tre (Grecia,
Spagna e Italia) fa nel Belpaese strage di giovani (che dovrebbero rappresentare il futuro e invece sono per quasi il 40% disoccupati), e gli unici che sembrano passarsela bene sono le cariatidi che monopolizzano trans-settorialmente gli strati dirigenti (e che nei decenni hanno ridotto il paese a una fogna a cielo aperto).
Il Decadentismo delle Cricche: un Esoterismo Pataccaro e "Lucidamente" Idiota
Naturalmente, un complimento che allude
più o meno indirettamente alla stupidità è un complimento
equivoco, e quindi frutto esso stesso di stupidità. Ma la Storia
insegna che tanto più un potere riposa su basi fragili, tanto più è
indotto non solo all'intolleranza e alla prepotenza, ma anche alla
pompa, all'autocelebrazione e all'ermetica chiusura in un milieu
ovattato, esclusivo, totalmente autoreferenziale, contrassegnato da
insuperabili barriere di accesso e dove ci si scambia favori e parole dolci. E' in questo contesto che si
elabora un codice culturale che si avvale spesso di una simbologia
esoterica (le ridicole vesti che i professori indossano all'apertura
dell'anno accademico, sorprendentemente simili alle toghe massoniche,
sono solo un esempio), e sempre di un linguaggio talmente ricercato e
fanfarone da diffondere un'atmosfera di catatonico ottundimento
nell'utilizzatore di un'italiano medio.
Se è vero che la risata può valere
come strumento della rivoluzione (la “pernacchia” di Totò o il
detto “una risata vi seppellirà”), allora bisogna concludere che
le elite del nostro paese fabbricano le munizioni per le stesse pistole che si vedono puntare alla testa.
La prossima volta, fateci caso.
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