(Difficoltà: 3,6/5)

Supponiamo
di avere uno di quei ricchi che, a loro o altrui dire, si sono “fatti
da sé”. Giunto ormai alla fine dei suoi giorni, questi riceve sul
letto di morte la proposta di uno scambio: tutta la sua ricchezza a
fronte di un anno aggiuntivo di vita, da vivere però in povertà.
Come pensate che agirebbe questa persona? Se è credente e prospettasse una vita dopo la morte, sarebbe possibile immaginarlo così stupido da credere di meritarsi il paradiso dopo aver preferito alla prospettiva della povertà quella della morte? In realtà, proprio l'anno di povertà che gli si offre sarebbe un'occasione da non perdere per riqualificarsi agli occhi di Dio dopo una vita in ricchezza. Se invece il nostro ricco non è credente, allora quasi a maggior ragione accetterebbe lo scambio, perchè saprebbe che la morte coincide con la fine di tutto, e tra il poco e il nulla, il nostro pragmatico magnate sceglierebbe il poco.
Come pensate che agirebbe questa persona? Se è credente e prospettasse una vita dopo la morte, sarebbe possibile immaginarlo così stupido da credere di meritarsi il paradiso dopo aver preferito alla prospettiva della povertà quella della morte? In realtà, proprio l'anno di povertà che gli si offre sarebbe un'occasione da non perdere per riqualificarsi agli occhi di Dio dopo una vita in ricchezza. Se invece il nostro ricco non è credente, allora quasi a maggior ragione accetterebbe lo scambio, perchè saprebbe che la morte coincide con la fine di tutto, e tra il poco e il nulla, il nostro pragmatico magnate sceglierebbe il poco.
Accetterebbe
lui forse di morire subito per poter dare tutti i suoi averi a degli
eredi e permettere così all'azienda di continuare a esistere? Con
una simile nobiltà d'animo e abnegazione, raramente uno arriva dove
è arrivato il nostro personaggio, anche se c'è da credere che la
reificazione (che porta a pensare che tutto sia fatto di cose e che
le cose siano tutto) che ha occupato la sua vita e ha contraddistinto
le sue azioni lo solleciterebbe a pensare all'azienda come a una
“creatura”, a un qualcosa di vivo, da preservare a ogni costo.
Si
può concludere che la maggior parte dei ricchi accetterebbe questo
scambio. Ma così facendo, il nostro riccone butterebbe dalla
finestra decenni anni di lavoro spesi per arricchirsi, e baratterebbe
qualcosa che gli è costato decenni
ottenere per
un misero anno di vita aggiuntivo. Sarebbe come ammettere che una vita è stata vissuta
inutilmente, a inseguire follemente una prospettiva esistenziale talmente
insignificante da impallidire anche di fronte a un misero anno di vita
vissuto in povertà e penuria.