domenica 6 aprile 2014

L'INDUSTRIA DEL DUBBIO

 (Difficoltà: 3.2/5)


La reazione dell'industria del tabacco: "Fumare è innocuo. Lo dicono 20.679 medici."
"Pubblicità pro-fumo con medico."
Come osserva Al Gore nel suo film premio Oscar "An Inconvenient Truth", c'è un'industria in particolare che in America non conosce crisi: quella del dubbio. E' l'industria di quelli che con un'espressione efficace si chiamano i “cacadubbi”.
Sempre in ambito sociologico, sarebbe interessante comprendere come questo atteggiamento ha fatto presa tra la gente comune nell'epoca dell'Internet 2.0, dove la democratizzazione critico-discorsiva è fonte di equivoci riguardanti il confine tra la critica reale e un bastiancontrarismo che si alimenta di se stesso (il "trollismo" più o meno intenzionale).
Ma non è tanto questo lo scopo del presente articolo, che vuole focalizzarsi più sul versante "istituzionalizzato" del problema.


La "Disinformazione Retroattiva"

L'industria del dubbio gioca una parte importante nel fenomeno della disinformazione, perché consente a questa di raggiungere un salto di qualità: non si tratta più solo di impedire che la gente sappia il nuovo; occorre anche cancellare ciò che già sa ("disinformazione retroattiva"). 
L'industria del dubbio rimedia alle inefficienze della disinformazione, in quanto si impegna alla demolizione di quel po' di verità che, nonostante tutto, è filtrata nell'opinione pubblica. Così, anche i dati scientifici conclamati poco possono di fronte alla forza annichilente del dubbio, che si nutre dei suoi “ma”, “e se invece...”, “eppure...” ecc. L'industria del dubbio non lascia nulla di intentato per alimentare una cultura del sospetto attorno alle fonti (scientifiche, giornalistiche ecc.) di notizie e resoconti che disturbano il potere e ostacolano il profitto: per ogni ricerca scientifica che afferma una cosa, si potrà finanziarne una che afferma il contrario; e così per ogni sondaggio, report, testimonianza ecc.
In questo modo - e ciò è ben espresso nel film di Gore - si ritardò la presa di coscienza pubblica attorno ai danni del fumo. Solo a partire dal 1964, anno del famoso "Smoking and Healt. Report of the Advisory Committee of the Surgeon General of the Public Health Service", il grande pubblico potè confrontarsi con la realtà della pericolosità del fumo di sigaretta.
La stessa strategia negazionistica è messa in atto per il surriscaldamento globale e le onde elettromagnetiche.


Conclusione
La battaglia contro il riscaldamento globale è lo scontro attorno alla sostenibilità di un modello economico, dove i possibili esiti sono, da una parte, la catastrofe planetaria; dall'altra, una distruzione creativa e la revisione radicale di un modello produttivo esclusivamente declinato in termini di profitto aziendale e di crescita dei PIL nazionali.
La battaglia si gioca sul piano della conoscenza e della comunicazione: di ciò di vero che si riesce a sapere e comunicare, da una parte; e di ciò che di vero si riesce a negare e a nascondere, dall'altra.

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