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"Pubblicità pro-fumo con medico." |
Sempre in ambito sociologico, sarebbe interessante comprendere come questo atteggiamento ha fatto presa tra la gente comune nell'epoca dell'Internet 2.0, dove la democratizzazione critico-discorsiva è fonte di equivoci riguardanti il confine tra la critica reale e un bastiancontrarismo che si alimenta di se stesso (il "trollismo" più o meno intenzionale).
Ma non è tanto questo lo scopo del presente articolo, che vuole focalizzarsi più sul versante "istituzionalizzato" del problema.
La "Disinformazione Retroattiva"
L'industria del dubbio gioca una parte
importante nel fenomeno della disinformazione, perché consente a
questa di raggiungere un salto di qualità: non si tratta più solo
di impedire che la gente sappia il nuovo; occorre anche cancellare ciò che
già sa ("disinformazione retroattiva").
L'industria del dubbio rimedia alle inefficienze della
disinformazione, in quanto si impegna alla demolizione di quel po' di
verità che, nonostante tutto, è filtrata nell'opinione pubblica. Così, anche i dati scientifici conclamati poco possono di fronte alla
forza annichilente del dubbio, che si nutre dei suoi “ma”, “e
se invece...”, “eppure...” ecc. L'industria del dubbio non
lascia nulla di intentato per alimentare una cultura del sospetto
attorno alle fonti (scientifiche, giornalistiche ecc.) di notizie e resoconti
che disturbano il potere e ostacolano il profitto: per ogni ricerca
scientifica che afferma una cosa, si potrà finanziarne una che afferma il
contrario; e così per ogni sondaggio, report, testimonianza ecc.
In questo modo - e ciò è ben espresso nel film di Gore - si ritardò la presa
di coscienza pubblica attorno ai danni del fumo. Solo a partire dal 1964, anno del famoso "Smoking and Healt. Report of the Advisory Committee of the Surgeon General of the Public Health Service", il grande pubblico potè confrontarsi con la realtà della pericolosità del fumo di sigaretta.
La stessa strategia negazionistica è messa in atto per il surriscaldamento globale e le onde elettromagnetiche.
Conclusione
La battaglia contro il riscaldamento
globale è lo scontro attorno alla sostenibilità di un modello
economico, dove i possibili esiti sono, da una parte, la catastrofe planetaria; dall'altra, una distruzione creativa e la revisione radicale di un
modello produttivo esclusivamente declinato in termini di profitto aziendale e di
crescita dei PIL nazionali.
La battaglia si gioca sul piano della
conoscenza e della comunicazione: di ciò di vero che si riesce a
sapere e comunicare, da una parte; e di ciò che di vero si riesce a
negare e a nascondere, dall'altra.
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