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Manlio Di Stefano, Uomo-Simbolo della Deriva A Sinistra dei Grillini |
La legge elettorale (o meglio, la sua discussione) rappresenta nel
dissistema politico italiano un jolly sempreverde a disposizione
della classe politica per sottrarsi alla responsabilità di fare le
cose di cui il paese ha veramente bisogno. Del resto, non è che si
possa discutere ogni anno una legge sul testamento biologico o una
legge sulle unioni civili, giusto? Queste sono, a differenza della
legge elettorale, menate inutili che si possono tirar fuori una
tantum. Ma la legge elettorale, quella sì è una benedizione a getto
costante, anche se intermittente: ogni mucchietto di anni, zac!,
parlamento sequestrato per mesi a parlare del nulla, e disoccupazione
e sicurezza possono andar a farsi fottere.
A differenza che nel passato però, questa
volta il cicalio sulla legge elettorale (“modello tedesco,
spagnolo, francese con sfumature austriache, brasiliano corretto alla
ungherese” ecc.) sembra potersi risolvere in tempi più
ragionevoli. Il tutto grazie alla buona volontà della forza più
inutile e velleitaria – almeno in rapporto al potenziale che il suo
vasto consenso nel paese potrebbe esprimere – presente in
Parlamento: il Movimento 5 Stelle.
"No Governo, Grazie. Preferiamo l'Opposizione"
I grillini, movimento che non a caso ha
in gran parte inglobato la sinistra estrema, ha finalmente scoperto la vocazione
all'opposizione eterna, al sedentario giro di pollici, al purismo
esclusivista, alla cagnara protestataria: tutto ciò che ha ridotto
la Sinistra italiana a quel grumo di perdenti nati che è oggi.
Mercè il cagatesotto scaturito dalla
realtà del governo di Roma, dove hanno dovuto fare i conti con la
loro incapacità di governare realtà difficili e poco accomodanti prendendosi una bella strizza, i grillini hanno deciso di rinunciare al
governo del paese e di costituirsi a forza di eterna opposizione.
Infatti, cosa c'è di più facile e remunerativo
dell'ergersi a forza dell'opposizione intransigente? Zero
responsabilità decisionale, possibilità di raccogliere consensi
dall'insoddisfazione popolare che immancabilmente arriva a colpire
ogni governo di questo paese, possibilità di fare i “duri e puri”
sulla pelle e sui fallimenti degli altri, ecc.
Sull'opposizoine per l'opposizione, il Partito Comunista italiano ci ha marciato per decenni; ma quando, dal
Compromesso Storico in poi, ha dovuto scendere a patti con le forze a
vocazione governativa e rinunciare alla propria “purezza”, è
sceso in una progressiva spirale di spersonalizzazione che l'ha fatto
diventare - tra un cambio di sigla e l'altro - un surrogato della Democrazia Cristiana a spiccata
personalizzazione nella figura del segretario Renzi. Più che
un'autodistruzione politica (il consenso nel paese è ancora forte),
un processo di metamorfosi eutanasizzante e idealicida.
Ma se I grillini - ormai vinti da
un'ala di sinistra estrema che ne ha dettato l'agenda in tutti i
dossier più importanti del nostro tempo, dall'immigrazione
all'Europa - credono di poter vivere di questo tipo di rendita
inalberandosi sulla posizione di sempiterna spina del fianco di questo o di
quell'altro governo, si sbagliano di grosso. A differenza del partito
comunista, l'idealismo dei grillini non è separabile dalle cose da
fare, da un'agenda politica votata a un pragmatismo spinto e
circostanziato. I grillini nascono non come partito massimalista, ma
come partito “minimalista”: non nascono per far sorgere il sole
dell'avvenire o coltivare utopie in vitro, ma per risolvere concretissimi problemi quali quello della
disoccupazione, dell'inquinamento ambientale, della gestione dei
rifiuti, della corruzione. Essi sono per (auto)definizione
“post-ideologici”. Stante questo contrassegno originario, il loro
arroccarsi in uno status di opposizione permanente non farà altro
che farli apparire come dei nullafacenti lamentosi, a fronte di
problemi – i loro problemi,
quelli che essi erano nati per risolvere – destinati ad aggravarsi e
incancrenirsi ogni giorno di più.
Se
veramente ciò che i grillini hanno concordato con le altre forze
politiche è il modello proporzionale alla tedesca, cosa pensano di
ottenere dal “Renzusconi” che inevitabilmente ne sorgerà? La
possibilità, grazie a una cospicua presenza in Parlamento, di accaparrarsi peso specifico per la realizzazione di loro punti e
proposte? Ma questi punti e proposte potranno essere chiuse in un
cassetto in aeternum - come già peraltro accaduto negli ultimi anni
- visto che Renzi e Berlusconi avranno comunque i numeri per
governare e potranno bellamente fregarsene.
O
penseranno forse di potersene stare in panciolle dai banchi
dell'opposizione per cinque anni a “denunciare” e così passare
alla cassa alle successive elezioni? Ma gli elettori capiranno che il
Renzusconi, e i disastri che ne saranno scaturiti fino al 2022, sarà stato permesso e avallato dai
grillini con la loro sciagurata decisione di appoggiare un sistema
proporzionale che li ha condannati all'irrilevanza.
Una Mia (Nient'Affatto Umile) Proposta di Legge Elettorale
Detto
tutto questo, sono qui anche per proporre un mio sistema elettorale,
che credo risolverà per sempre il problema di dare finalmente
governi stabili a questo paese, e che – cosa ancora più importante
– impedirà forse per sempre ai politici di sequestrare la
discussione politica con il toto-legge elettorale e con le inutili
elucubrazioni su quale legge elettorale più si adatti all'Italia.
La mia
proposta è l'“Aposteriorellum”, o “Interventiziellum”, una
metodo di selezione della classe politica che contempla due fasi.
Nella
prima fase, si può usare tranquillamente il proporzionale tedesco con
soglia al 5% per decidere le rappresentanze in Parlamento.
Nella
seconda fase, se non vi sarà nessuno che avrà ottenuto il 50% + 1 in
Camera e Senato, si procederà con l'applicazione a
posteriori di una legge
elettorale, scelta da un paniere, che sia la più adatta a produrre
una forte maggioranza parlamentare a sostegno di un governo. La legge dovrà evidentemente assegnare un premio di maggioranza dopo aver ricostruito la distribuzione dei seggi in base al numero di voti ottenuto per collegio, e dovrà eventualmente tener conto di chi ha ottenuto la maggioranza relativa dopo il "primo turno".
Chi
avrà l'onere di scegliere quale
formula di legge elettorale
applicare nella seconda fase?
Semplice: l'organismo teoricamente più terzo e super partes, ossia
la Corte Costituzionale.
A
ognuno giudicare la serietà o meno della cosa.
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