Ho avuto modo di definire
la recente puntata di “Servizio Pubblico” con ospite Berlusconi
una sciagura. Qui intendo articolare meglio questo mio giudizio,
senza impuntarmi sul singolo evento, bensì deducendo, più o meno
esplicitandoli, alcuni elementi e alcuni giudizi (temo conclusivi)
sul ruolo di un certo giornalismo di contestazione.
Nella lunga vigilia di questa sfida
televisiva, da più parti si era levata l'obiezione che l'invito di
Berlusconi alla trasmissione di Santoro avrebbe giovato a un leader
ormai decaduto, ma mai morto, qual è il plurinquisito frequentatore di minorenni.
Questo si è puntualmente verificato, ma in una modalità solo
apparentemente paradossale: Berlusconi ha vinto perdendo, mentre
Santoro ha perso vincendo.
Dal lato di Berlusconi
Come si era anticipato, Berlusconi ha
dovuto parare i colpi di una critica imparabile, perchè tutto di
quello che è stato detto contro di lui era vero. Tuttavia,
Berlusconi non può perdere in questi confronti, e non, come si dice
di solito piuttosto scioccamente, per la sua supposta maestria nella
comunicazione televisiva: se le telecamere fossero state spente,
l'esito sarebbe stato il medesimo. Berlusconi vince perchè, anche se
si fa affossare dalle critiche, fa la figura del martire, del
Cristo ignudo che affronta i dieci centurioni armati di daga.
Naturalmente, la cosa va geograficamente contestualizzata: in altri
paesi che non sono l'Italia tali critiche distruggerebbero chiunque
per sempre e le menzogne infognerebbero ancora di più chi le pronuncia a propria difesa, invece di seminare dubbi. In Italia, invece, 20 anni di vittimismo berlusconiano e
di giornalismo compiacente hanno creato una situazione per la quale questo anziano poco di buono, quando non affascina in
un'esibizione di ricchezza e di potere, commuove e impietosisce
attraverso la mitologia dell'uno contro tutti (la Magistratura, la
Sinistra, la Stampa, l'invidia di Confindustria ecc.). Insomma, o
l'uomo solo al comando o l'uomo solo contro tutti: in entrambi i
casi, ad ogni confronto B. parte con un bonus di approvazione il più
delle volte decisivo.
Purtroppo invece, B. le critiche-accuse di solito le
controbatte efficacemente. Questa efficacia, va da sé, non dipende
dal merito: le critiche che dipingono B. come un governante inetto e
come un imprenditore evasore e allacciato alla mafia sono probanti o
comunque giustificate. L'efficacia riposa tutta piuttosto
nell'aspetto emotivo. E' purtroppo un difetto strutturale del mezzo
televisivo, che nasce come strumento di svago e non dimentica questa
suo codice genetico nemmeno quando si confronta con l'informazione.
Al pubblico l'unica cosa che interessa è che uno risponda a tono,
con sicurezza e fermezza. Al pubblico non interessa il contenuto di
ciò che uno dice, e premia con l'alloro della vittoria più colui
che racconta balle palesi con convinzione di colui che racconta la
logica verità con esitazione e con la fronte perlata di sudore. La
televisione è un'arena nella quale anche la cultura e l'informazione
sottostanno alle logiche dello spettacolo.
Dal lato di Santoro
E Santoro? Santoro ha perso vincendo.
Santoro ha usato il pretesto dell'nformazione per perseguire ciò
che, da uomo di televisione, più gli interessava: l'audience.
Siccome 9 milioni di persone hanno visto quella puntata, Santoro ha
vinto. Ma egli ha anche perso, in quanto proprio l'informazione, che
particolarmente in questa occasione è stata usata come foglia di
fico, è ciò che è andato a fondo. Che elementi di informazione era
possibile trarre da un monologo di balle lungo due ore e mezza, e da
domande che ripresentavano sempre le solite questioni? Le risposte
false a domande vere non fanno informazione, fanno solo confusione. E
della confusione beneficia sempre e solo chi è nel torto.
Altri errori imperdonabili per un
giornalista esperto come Santoro sono i seguenti:
1) Non mettere un giornalista di destra o
filo-berlusconiano fra quelli “schierati” anti-Berlusconi. Questo
avrebbe almeno ridimensionato il fattore “epicizzante” del “solo
contro tutti”.
2) L'indulgere sui coup de théâtre e
sulla spettacolarizzazione. In ciò, Berlusconi è superiore, perchè
non sa fare altro. Così facendo, Santoro si è messo a combattere
sul campo dell'avversario, e a quel punto qualsiasi cosa si fosse fatta o detta
sarebbe stata irrilevante. In particolare:
a) le battutine e il cabaret, come
l'insistenza sulle “scuole serali”, e il frequente abbandono di
una certa austerità che avrebbe messo Berlusconi in seria
difficoltà.
b) il fatto che si siano messe due
giornaliste in prima linea sul palco a fare domande: una giovane,
l'altra più esperta. Chiaro qui l'intento santoriano di sottolineare
il contrasto fra le “donnine” di Berlusconi e le “sue” donne,
colte serie e preparate. Il risultato è che la giornalista più
giovane, che ricuperava freneticamente domande e dati da un pacco di
fogli posato sulle sue ginocchia, appariva una scolaretta alla prova
finale, sicura di spaccare il mondo e di fare il colpaccio nello
spiazzare B. con la forza della verità, che “non conosce argini”.
La giornalista più esperta ha un po' fatto, anche per contrasto, la
figura della maestrina un po' petulante.
3) Si è fatto parlare B. come un fiume
in piena. I giornalisti presenti, ahimè Travaglio incluso, non hanno
ritenuto di prepararsi a dovere anticipando ogni possibile risposta
di B. in merito per esempio ai risultati del suo ultimo governo, e hanno
forse creduto di poter vivere di rendita dall'eredità di tante
passate tramissioni e interventi nei quali questo ed altri argomenti erano
stati rispolverati a più non posso. Incalzare B. durante i suoi
monologhi sottolineandone contraddizioni e autocontraddizioni gli
avrebbe fatto perdere la testa e avrebbe rivelato la sua pochezza di
uomo e di politico. Così non essendo stato, B. è uscito vincitore
dal confronto soprattutto dal punto di vista della tenuta emotiva.
4) Santoro ha fatto di tutto per avere
B. nella sua trasmissione, incluso promettergli che non avrebbe
parlato dei suoi processi. Legittimo. Ma siamo sicuri che non abbia
anche detto ai suoi giornalisti, eminentemente a Travaglio, di
andarci piano e di usare cautela, soprattutto nella prima parte di
trasmissione, per non subire lo smacco di un B. che se ne esce
anzitempo adirato dallo studio? Il sospetto è più che fondato, se
pensiamo che anche Santoro è apparso nei primi minuti di
trasmissione piuttosto cauto ed emozionato; poi, verso metà
trasmissione, ha rilasciato un po' di tensione attraverso qualche scambio
cabarettistico con l'ospite; infine, verso la conclusione, quando
ormai il danno preventivabile da una prematura uscita di B. era
minimo, l'irato battibecco con B., con annesso invito a
“vergognarsi”.
“Servizio Pubblico” è uscito
snaturato dal confronto, Berlusconi ne è uscito confermato. Santoro
ha vinto come uomo di televisione ma questo non è qualcosa di cui
possa gloriarsi, almeno nella misura in cui egli pretenda di essere
qualcosa di diverso da Paolo Bonolis o da Carlo Conti. Se le prossime
elezioni confermeranno in qualche modo la politica disastrosa degli
ultimi 20 anni, anche Santoro dovrà assumersi le sue responsabilità.
Da giornalista quale (principalmente) è.
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