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A pochi giorni dalla condanna definitiva
di Berlusconi nel caso Mediaset, che getta ombre sulla tenuta del
governo, il leader di Sel (Sinistra, Ecologia e Libertà) Nichi
Vendola ci ha gentilmente concesso un'intervista, che pubblichiamo
con orgoglio.
Onorevole Vendola, cosa pensa
dell'attuale congiuntura politica? Il governo tiene o no?
Vede, io ritengo che l'esperienza di
questo governo sia già coniugabile al preterito. Si è trattato di
una sorta di experimentatio monoatomica per la quale si è avuto
l'accortezza di lasciare a casa gli elettroni, creando un ambiente
florido per la proliferazione di materia oscura, nella quale siamo a
tutt'oggi impelagati fino al collo. Ma aldilà di ogni metafora
astronomico-escrementizia, ciò che mi preme sottolineare è che si sono trattati
i rispettivi elettori alla stregua di contractor mezzadriaci
alludendo a improbabili orizzonti georgici. Lei non trova?
Ehm... sì, in più di un senso. Ma Lei tuttavia ha deciso di correre con il Pd alle ultime elezioni, e adesso scopre l'acqua calda dell'inciucio con il Pdl. L'ha fatto solo per entrare in Parlamento?
Ehm... sì, in più di un senso. Ma Lei tuttavia ha deciso di correre con il Pd alle ultime elezioni, e adesso scopre l'acqua calda dell'inciucio con il Pdl. L'ha fatto solo per entrare in Parlamento?
Lei ragiona con
insufficiente idealità. A misurare la passione politica con il metro
del pragmatismo doroteo ci si strozza. Ma Lei veramente crede che i
preistorici abbiano eretto i Menhìr solo per calcolare l'ora
misurando le ombre? Lascio a Lei il compito di ricavare della
pseudo-Storia dalla Preistoria, io continuo nel progetto di fare del
campo dei miei alleati un milieu olènte dei profumi della miglior
tradizione di sinistra. Tutto il resto è gongorismo allo stato puro.
E abbiamo
chiarito anche questa. Adesso, mi dica: secondo Lei Berlusconi
dovrebbe essere trattato per quello che è, cioè un conclamato
criminale seriale, oppure come un alleato con cui collaborare anche
in sede di riforme costituzionali?
Come disse Ralph Waldo Emerson, “Noi
viviamo così tanto in preparazione di qualcosa, nella routine, e
così tanto in retrospettiva, che il tempo per la genialità di ogni
uomo si contrae a pochissime ore.”
Scusi sa, ma questo che cazzo
c'entra?
Era solo per dire
che, come scrisse il Manzoni, a stare, unico vaso di coccio, fra
tanti vasi di ferro, alla fine ci si rompe. Ma questo è quello che
la politica odierna è diventata in un contesto di anomia
vetero-crepuscolare: un'escatologia declinante, una stella cadente
incapace di vedere la propria coda prendere fuoco.
Ah, ecco! Continui pure, che
l'ascolto...
Dal mio punto di
vista, occorre creare una sinalèfe, un fluido amalgamizzante, come un
principio attivo della comunicazione dell'animo, l'unico in grado di
resuscitare una spiritualità della politica senza la quale
restiamo tutti in balia di idiosincrasie a tendenza
collettivistica. E se glielo dico io che sono gay, mi può credere.
Visto che è Lei
a porre la questione, questo suo essere gay, cattolico e comunista
nello stesso tempo... Voglio dire, capisco essere gay e comunista, ma
cattolico e comunista o gay e cattolico... Per non parlare
dell'orecchino “diamantifero” che certo pochi proletari
potrebbero permettersi. Lei si considera un uomo per tutte le
stagioni?
Sintesi hegeliana,
amico mio, nient'altro che sintesi hegeliana. Si potrebbe trattare la
questione identitaria da Lei posta come una qualsiasi questione da
denudare ex-nuce. Un esercizio espletativo da esegeti dell'immagine,
difficilmente ciò di cui ha bisogno il Paese oggi. Questioni come
quella da Lei avanzata sono destinate ad acciambellarsi in posizioni
di assoluta inestricabilità teoretica.
Credo che per oggi possa bastare. La
ringrazio e la saluto.
Saluti
a Lei.
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