(Difficoltà: 3,6/5)
Horkheimer e Adorno |
Nel trattare il problema
dell'antisemitismo, Adorno e Horkheimer, della “Scuola di
Francoforte”, erano della convinzione che la reazione antirazzista
di porre gli Ebrei come un popolo dalle qualità (intellettuali o
d'altro tipo) superiori fosse un pregiudizio uguale e contrario a
quello dell'antisemitismo.
L'atteggiamento corretto contro il razzismo
non può essere quello di considerare la razza, etnia o cultura discriminata superiore - anche se, va detto, l'esperienza di secoli di discriminazione può come nessun'altra far raggiungere livelli di autocoscienza e di maturità civile esclusivi - , ma considerarla uguale alle altre in termini di diritti.
L'atteggiamento corretto contro il razzismo
non può essere quello di considerare la razza, etnia o cultura discriminata superiore - anche se, va detto, l'esperienza di secoli di discriminazione può come nessun'altra far raggiungere livelli di autocoscienza e di maturità civile esclusivi - , ma considerarla uguale alle altre in termini di diritti.
Ogni lotta al pregiudizio deve esibire il contrassegno della razionalità e del pensiero equilibrato. Si tratta di
riportare il pensiero al punto di equilibrio, non all'eccesso
opposto. La tentazione di affermare estremisticamente l'assunto
opposto (“la razza x non è inferiore, bensì semmai superiore”)
è una trappola in cui è facile cadere (dopotutto, l'istinto
razzista connota chi lo esercita semmai come “inferiore” rispetto
ai canoni universalmente accettati della civilizzazione) ma che va
evitata.
L'idea di principio che il razzismo si
combatta con la razionalità non esclude ovviamente la traduzione di tale
razionalità in legge coattiva: di solito, il razzista non è
irrazionale perchè aspetta qualcuno o qualcosa che lo ravveda; lo è perchè non ne può fare a meno.
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