(Difficoltà: 4,4/5)
All'educatore dico: è necessario
inculcare nel bambino l'idea di un mondo ideale. Questo può essere
il mondo delle favole, dove tutti vivono felici; ma può essere anche
il mondo dei principi costituzionali, da evocare ogni volta che si
parla di temi che vi si ricollegano interdisciplinarmente (rispetto dei diritti del
bambino, lavoro, interculturalità ecc.) Naturalmente, occorre
tacere, soprattuto nei primi anni, il fatto che questi principi sono,
soprattutto nel nostro Paese, raramente applicati: il bambino in età
di scuola primaria non è ancora attrezzato a elaborare questa
discrepanza. Sulla stessa linea, gli va nascosta la realtà del male
nel mondo, alludendovi solo con il linguaggio trasfigurativo della favola, della
fiaba o della parabola.
L'Infanzia: Tra Idealismo e Conservazione
La rappresentazione di un mondo ideale
come se fosse realtà non è un modo per mentire al bambino: è
semplicemente un modo per farlo familiarizzare, sin dalla più tenera
età, con un modello da perseguire quando ne avrà i mezzi. Se, al contrario, si
mette il bambino da subito di fronte alle storture o alle tragedie del mondo, c'è il
rischio che il marciume di questo gli si imprima nella mente
acerba con lo stigma della legge inflessibile, della sentenza scritta
nel firmamento: dopotutto, egli pende dalla bocca dell'adulto, è
alla continua ricerca di appigli per interpretare i flussi di novità
che gli si parano davanti in continuazione, ed è naturale che la descrizione
oggettiva - concreta e presente - del mondo avrà più presa della dimensione ideale (dei
proclami sul “dover essere”, sulla necessità di rivoluzionare un
mondo che non funziona), che il bambino non ha ancora le categorie
mentali per valutare. L'“educazione civica”, l'idea di un mondo
migliore, non può infatti che rivolgersi per l'infante alla
conservazione di ciò che già sussiste (e vertere quindi sull'ecologia e sulla biodiversità, sulla pulizia
delle strade, sul rispetto dei diritti e delle diversità ecc.) e non alla trasformazione in meglio di un mondo pieno di aberrazioni.
Con ciò non si vuole dire che il bambino debba essere messo di fronte al fatto compiuto e al prodotto finito di un "mondo perfetto": la ricomposizione dell'ordine e dell'equilibrio dovrà essere il risultato di uno sforzo, di un impegno profuso diacronicamente all'interno di una narrazione. Le problematiche del mondo dovranno essere presentate quindi con la mediazione fantasticheggiante del racconto fiabesco o favolistico dove il lieto fine che conclude le peripezie del protagonista sintetizzerà lo slancio ideale che si vuole incoraggiare nel bambino in questa fase
Con ciò non si vuole dire che il bambino debba essere messo di fronte al fatto compiuto e al prodotto finito di un "mondo perfetto": la ricomposizione dell'ordine e dell'equilibrio dovrà essere il risultato di uno sforzo, di un impegno profuso diacronicamente all'interno di una narrazione. Le problematiche del mondo dovranno essere presentate quindi con la mediazione fantasticheggiante del racconto fiabesco o favolistico dove il lieto fine che conclude le peripezie del protagonista sintetizzerà lo slancio ideale che si vuole incoraggiare nel bambino in questa fase
Verso l'Adolescenza: il Possibile Ruolo dell'"Utopia Negativa"
L'infante avrà comunque tempo per
scoprire da sé di che materia sono fatti il destino e la parte
oscura dei rapporti umani. Nel frattempo, la rappresentazione ideale
di un mondo depurato degli elementi di predatorietà e di corruzione
che lo zavorrano si saranno depositati nella coscienza
malleabile del bambino, ora diventato adolescente o adulto, che sarà così spinto ad agire, nel suo
piccolo o in grande, per un mondo migliore. Il mondo ideale che si
rappresenta al bambino acquisirà in età adulta la forma
dell'utopia: l'utopia è infatti per l'adulto ciò che la favola è
per il bambino, allo stesso modo in cui il mondo ideale, che il
bambino deve credere già realizzato, è per l'adulto un obiettivo da
conquistare. L'utopia, se correttamente intesa, è idealismo pratico.
L'"utopia negativa", o "distopia", e cioè l'opera di autori come Orwell, Huxley e Bradbury, può essere un artificio per articolare un passaggio dalla concezione infantile del mondo - edulcorata in senso fiabesco - a quella realistica di un mondo effettivamente vissuto e di cui vanno capiti e affrontati i problemi da adulti: le "utopie negative" sono infatti sufficientemente lontane dalla realtà (sono appunto "utopie"), ma sono anche in certa misura realistiche perché volgono in chiave parossistica ed estrema problemi realmente riscontrabili nel mondo reale. Proprio perché esse rappresentano una sintesi spesso formidabile tra irrealtà e realtà nei sensi appena descritti, c'è in esse anche un implicito richiamo all'azione, sintetizzabile in un sottinteso che impegna il lettore a ogni passo: "Dobbiamo impegnarci per non arrivare a questo punto".
L'"utopia negativa", o "distopia", e cioè l'opera di autori come Orwell, Huxley e Bradbury, può essere un artificio per articolare un passaggio dalla concezione infantile del mondo - edulcorata in senso fiabesco - a quella realistica di un mondo effettivamente vissuto e di cui vanno capiti e affrontati i problemi da adulti: le "utopie negative" sono infatti sufficientemente lontane dalla realtà (sono appunto "utopie"), ma sono anche in certa misura realistiche perché volgono in chiave parossistica ed estrema problemi realmente riscontrabili nel mondo reale. Proprio perché esse rappresentano una sintesi spesso formidabile tra irrealtà e realtà nei sensi appena descritti, c'è in esse anche un implicito richiamo all'azione, sintetizzabile in un sottinteso che impegna il lettore a ogni passo: "Dobbiamo impegnarci per non arrivare a questo punto".
L'Ottimismo Incondizionato è una Forma di Immaturità
Da quanto detto, si evince anche il
profilo di chi ha vissuto lo sviluppo contrario a quello prefigurato finora: è quello
dell'ottimista che non si lascia disturbare dall'evidenza, che vive
con convinzione, anche da adulto, la favola del miglior mondo possibile; di chi non
riesce a separare idealità e realtà, vita infantile e vita adulta.
Un probabile panorama di stasi o regressione psico-affettiva si
concilia qui con una forma di immaturità civile, l'arte di non vedere o
non voler vedere, che è cronaca dei nostri anni e principale causa dei nostri problemi.
Nessun commento:
Posta un commento