domenica 5 luglio 2015

TIFO E POLITICA

(Difficoltà: 1,7/5)

"Renzi ultrà"
Al netto di coloro che votano i delinquenti per interessi particolari, legali (sperare in lavoro nel pubblico) o illegali (ottenere un appalto con carte truccate), ciò che in Italia spiega la pervicacia con cui un sostanzioso "zoccolo duro" di elettori dà fiducia a degli impresentabili, è la somma ottusità di chi mescola tifo e politica. Ma tifo e partecipazione politica dovrebbero stare agli antipodi: il tifo è passione irrazionale, cioè una fede; il voto, al contrario, dovrebbe essere frutto di un calcolo: chi rappresenta meglio i miei interessi e quelli del Paese.

La vecchia contrapposizione tra cattolicesimo filoatlantico e comunismo giustificava la scelta di campo e il voto per quello che si reputava il meno peggio. Ora questa contrapposizione non vale più; l'eredità della “scelta di campo”, però, è ancora viva e vegeta. Ma non è solo un problema della politica, anche se qui essa ha naturalmente gli effetti peggiori: si fa sentire a tutti i livelli della società e della cultura. E' una riproposizione moderna della mentalità del clan (e del resto anche la politica attiva è organizzata per clan, chiamati eufemisticamente "correnti"), che pervade tutte le manifestazioni di un vivere sociale che, proprio per questo, è vissuto piuttosto come un “sopravvivere” in un società senza cittadinanza e ormai deprivata della percezione di un senso e di un obiettivo comuni a cui tendere. Dal “Grande Fratello” agli “Amici” di Maria (De Filippi) è tutto un fiorire di conflitti artefatti, di agnelli sacrificali che si danno in pasto ai pettegolezzi dello studio e al voto da casa. E' un “tutti contro tutti” che impone la necessità di aggregarsi ciecamente a una parte per non rimanere isolati e venir così schiacciati dalla pressione di una società implosa. La compattezza degli ideali di allora – pur nella loro fallacia – lasciano il posto a una galassia pulviscolare di scaramucce e gesti dell'ombrello, in cui il deflagrare di ogni senso di umanità può giovialmente riconoscersi.
Se solo lo shock di un fallimento economico – che a differenza di quello umano è registrabile nei conti e nelle analisi degli esperti - può riattivare una coscienza collettiva cloroformizzata da decenni di disimpegno politico in nome del tifo da clan, non ci resta che la speranza della rovina. A questo siamo giunti; a questo ci hanno costretti.

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