Barbara Pontecorvo |
Contestualmente, gli facevo notare la pregiudiziale anti-ebraica (come al solito, vigliaccamente nascosta dietro il camuffamento secondo-novecentesco dell'antisemitismo classico: l'"antisionismo"), della linea del giornale, specialmente come è ovvio in riferimento al dossier mediorientale.
Io leggo il sito del Fatto (da me soprannominato con pieno titolo "Fatwa") solo per i commenti degli user, che come me per la stragrande maggioranza non leggono questo giornale sedicente "libero", ma si divertono a prendere per il culo chi vi scrive. Gli articoli di certi blogger del Fatwa - e sono molti - hanno questo di particolare: ripetono se stessi a tal punto che dopo un po' si può sapere alla perfezione quello che dicono senza nemmeno leggerli. Per questo un abbonato della prima ora come me (pentito, nel caso non si sia capito) può permettersi di passare direttamente ai commenti. La "ciccia" di codesti articoli - i quali nel più favorevole dei casi sono pura fumisteria -, se c'è, sta nei commenti degli user ai medesimi. Paradossi dell'era della Fake News.
E' con un mese di ritardo dunque che mi accorgo che a luglio il Fatto ha "assunto" tra i blogger (e non so se collabori anche per l'edizione cartacea) Barbara Pontecorvo, una avvocata che si occupa anche di politica internazionale e di Medio Oriente. E' soprattutto una che - a differenza di certi ceffi che pascolano nelle praterie del Fatwa spargendo la loro merda quotidiana - crede nel diritto degli ebrei ad avere uno stato in cui vivere in pace senza la continua minaccia di sterminio rappresentata dall'islamo-nazismo jihadista.
Dunque: scrivo una lettera e sul Fatwa appare il primo e unico sostenitore di Israele (leggasi: uno che ha il coraggio di ristabilire la verità dei fatti) - nella vita quasi decennale del giornale. Le coincidenze, delle volte... eh?
Ma la presenza della Pontecorvo - che peraltro mi pare analista intelligente e ferrata - è un cerottino sopra una ferita già incancrenita. Perché quando un giornale consegna le sue sorti a un lettorato come quello della Sinistra, la sua fine è già segnata, ed è la fine del Manifesto. Se poi, a differenza del Manifesto, tale giornale non può nemmeno contare sul respiratore artificiale dei finanziamenti pubblici all'editoria, allora si va oltre, e il suo destino non è più solo quello della totale irrilevanza. Il suo destino è la scomparsa fisica. Modello Pravda.
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