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Dopo le dimissioni del papa, i giornali e gli opinionisti fanno a gara sul sottolineare che si tratta di una scelta “coraggiosa”. Come sempre in un paese piegato da decenni di “cultura” berlusconiana, la strategia del totale rovesciamento della realtà non risparmia niente e nessuno. Il fatto stesso che l'attributo "coraggioso" associato alla scelta del papa si sia ripetuto come un mantra immediatamente a partire dalla ricezione delle agenzie, non può non mettere all'erta le coscienze civicamente più sveglie. Il refrain mantristico di singole parole è una particolare strategia di ogni circuito informativo linguainbocca al potere politico e non. Lo scopo: esorcizzare una semplice verità attestandone l'esatto contrario.
Dopo le dimissioni del papa, i giornali e gli opinionisti fanno a gara sul sottolineare che si tratta di una scelta “coraggiosa”. Come sempre in un paese piegato da decenni di “cultura” berlusconiana, la strategia del totale rovesciamento della realtà non risparmia niente e nessuno. Il fatto stesso che l'attributo "coraggioso" associato alla scelta del papa si sia ripetuto come un mantra immediatamente a partire dalla ricezione delle agenzie, non può non mettere all'erta le coscienze civicamente più sveglie. Il refrain mantristico di singole parole è una particolare strategia di ogni circuito informativo linguainbocca al potere politico e non. Lo scopo: esorcizzare una semplice verità attestandone l'esatto contrario.
Il Papa Molla la Croce
Le ragioni dell'abbandono del papa sono
abbastanza inessenziali. Sia che si tratti di un problema di salute, sia
che si tratti di un “gettare la spugna” di fronte agli scandali,
ai veti incrociati, ai ricatti, ai complotti papicidi (articolo del Fatto), insomma a tutto quell'humus di corruzione e vizio che è il
precipitato della dominante direttrice temporalistica dell'agire
della chiesa cattolica, poco importa: l'abbandono non è pratica che
si addice a un papa. Perchè? Per un semplice sillogismo: 1) il papa
è il rappresentante di Cristo in terra, la massima autorità morale
e religiosa a guida della Chiesa; 2) la Chiesa ha la missione di
preservare l'umanità dal peccato nella fede in attesa del giudizio
universale; 3) (ERGO) se il papa abbandona il suo ruolo, egli
abbandona la Chiesa, e quindi l'umanità, al suo destino di peccato.
Sia che non se la sentisse più fisicamente, sia che abbia ceduto al
ricatto dei notabili di una Ecclesia impelagata nelle sue trame di potere e
nella messa sotto coperta di scandali inconfessabili, un papa che
molla il timone della chiesa di Pietro è come un Cristo che, sceso dalla croce, esclama a
chi ha creduto in lui: “Ma chi me lo fa fare?” Se la risposta a
questa domanda è (naturalmente!): “Dio”, allora si può inferire
che nel fare ciò il papa rinnega Dio medesimo. Ogni ruolo ha le sue
responsabilità, in ragione della sua importanza: la maggior
responsabilità di un papa è quella di accettare il martirio (cioè
l'arte, tanto cara alla Chiesa, di morire combattendo per la purezza
della fede) quando le circostanze mondane lo richiedano.
Il Totale Rovesciamento della Realtà
Inutile girarci attorno, perchè già
l'aveva capito Debord: l'Italia (il paese della politica mafiosizzata
e della mafia politicizzata) è l'emblema della spettacolarizzazione
della vita pubblica (cfr. “Commentari su 'La Società dello Spettacolo'”, 1988, par. IV): tutto è falso, mistificato,
nascosto, imbellito, recitato, rettificato ecc. Nessuna dichiarazione
pubblica può essere presa come definitiva perchè tutto può essere
meglio precisato, ritrattato, corrotto nel suo contrario, e ogni
posizione può essere invertita, condizionata, ribaltonata, ecc. E'
l'imprevedibilità del clown, l'astratta assenza di contorni del
mimo, il funambolismo del santimbalco da circo. Niente vi si
sottrae: la politica, l'informazione, la giustizia, la spiritualità
religiosa ecc. Quando due di questi elementi si uniscono, poi, è
l'apoteosi. Questo capita abitualmente quando l'informazione
amplifica l'abissale inserietà della sfera pubblica, aggiungendovi
di suo. Capita così che un comandante che abbandona le sue truppe ai
capricci viziosi e colpevoli di un sottotenentato blasfemo e
corrotto che butta a mare le voci libere, fa la cresta sulle
provviste e relega i virtuosi alla distribuzione della sbobba, si becchi pure
del “capitan coraggioso”. Secondo quali arcani criteri Ratzinger
avrebbe fatto un gesto “coraggioso”? Pressocchè tutti l'hanno
detto, ma guarda caso nessuno ha saputo spiegare il perchè e il
come. Chè si aggiungono pure i giornalisti adesso a sviscerare
misteri della fede incomprensibili alla logica umana ma chiarissimi
all'intelletto della Provvidenza? Se il “gran rifiuto” di Ratzinger è un "atto di coraggio", allora ciò varrà anche per il comandante Schettino, e lo spettacolo aggiungerà
al suo palmarès un nuovo decisivo trionfo.
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