lunedì 7 ottobre 2013

DELL'ASSURDITA' DEL "COLLEZIONISMO" DI MASSA

(Difficoltà: 4,2/5)

Gli Effetti della "Sopravvivenza Aumentata" sull'Ineguaglianza Sociale e la sua Autopercezione

Courtesy of: consumehastamorir.com
Il consumismo, attraverso la creazione dei bisogni accessori, innalza la soglia di sopravvivenza. Siccome sempre più beni si uniscono a ciò che definisce il minimo di sopravvivenza, allora si è di fronte a una “sopravvivenza aumentata”. Non ci basta mangiare, dormire, abitare, spostarci, comunicare ecc., ma dobbiamo farlo secondo quello che le sirene del consumismo ci suggeriscono a getto continuo. In una tale situazione, aumenta il divario fra poveri e ricchi, perché la spinta verso l'alto della soglia di sopravvivenza coincide con un abbassamento della soglia di povertà.
Quanto più si innalza la base reddituale necessaria per far fronte alle nuove esigenze imposte, tanto più la platea dei poveri si allarga, fino a includere, specialmente nelle cicliche fasi di crisi, ampi spazi della classe media. La sopravvivenza aumentata non solo ha come effetto materiale l'accrescimento del divario fra ricchi e poveri nelle società capitalistiche (quindi ormai globalmente), ma anche il dato spirituale di una maggiore corrispondente acquiescienza da parte delle classi colpite: messe di fronte alle loro responsabilità di consumatori sconsiderati in epoche di vacche grasse, essi subiranno ora nel peggiore dei modi un rinsavimento, che li riavvicinerà ai cosiddetti “veri valori della vita” (i bisogni primari quali i semplici mangiare, dormire, abitare, comunicare e amare, fino ad allora soffocati o deformati dalle sovrapposte manifestazioni dell'iper-consumismo). La strisciante consapevolezza dell'aver vissuto per lungo tempo sopra le proprie possibilità produrrà cattiva coscienza che annichilirà ogni pretesa di denuncia o rivalsa contro i loro affamatori. Quando essi non se ne ricorderanno, sarà il sistema a ricordargli che, in fondo, se la sono cercata. Essi sono fondamentalmente delle vittime del sistema, ma non potranno più rivendicarlo. 


L'Ossimoro del "Collezionismo di Massa" e la Figura del "Consuzionista"

Per esemplificare l'assurdità della situazione in cui il consumatore è precipitato, non c'è da guardare oltre al fenomeno del “collezionismo” di massa o "da edicola". Più in generale, questa forma di "collezionismo" è una delle tante formule che il marketing ha escogitato per incoraggiare acquisti innecessari. Ma se il consumismo in generale consiste nel salto dai beni necessari ai beni discrezionali, il "collezionismo" di massa attua il passaggio dai beni discrezionali ai beni inutili, che non vanno nemmeno più consumati, ma esibiti sulle scansie di casa.
Ci sono dei beni che soprattutto in ragione del loro costo sono naturalmente “durevoli”, come l'automobile. Altri, li si vuol far divenire tali con l'etichetta di marketing del "collezionismo", ovviando al basso costo di ogni singolo pezzo con la quantità di oggetti, che va appunto “collezionata”. Ovviamente, del fenomeno del collezionismo di antichità od opere d'arte c'è solo il prestito del nome. Il collezionismo vero contiene certo un elemento di compulsività, ma è giustificato almeno dal valore e dall'apprezzabilità degli oggetti, e quindi dal carattere di investimento che questa pratica può rivendicare. Il “collezionismo” di massa – che può includere l'oggettistica da edicola, gli inserti dei giornali, i gadget nei package alimentari - è invece pura compulsività consumistica. Infatti, non vi è senso nel collezionare oggetti che sono prodotti in serie in base alla domanda e che tutti possono avere. Il “collezionismo di massa” è un ossimoro, una contraddizione in termini: non c'è il senso dell'esclusività, del possedere oggetti che nessuno o pochi possono avere. Il consumista-collezionista (“consuzionista”) ha della nobile pratica del collezionismo solo il tratto soggettivo della compulsività, che però in lui non ha nessuna giustificazione oggettiva, non riceve senso dall'oggetto. Mentre il collezionista di massa sottoscrive in pieno le nevrosi del consumismo moderno, il collezionista d'oggetti rari od opere d'arte le trascende, perché il suo culto dell'oggetto si rivolge all'eternità ed è immune dal gusto della novità per la novità, dove tutto nasce già morto. Qui è non là è il feticismo della merce.

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