(Difficoltà: 4/5)
L'UOVO DI COLOMBO: COME IL POTERE IN ITALIA
METTE A TACERE LA CRITICA
Burlando: un uomo, un gerundio |
Se c'è una cosa che mi fa incazzare è
il richiamo alla buona educazione, e mi spiego. Non mi riferisco
ovviamente al richiamo in quanto tale, che è doveroso per un
bambino, ma ha già meno senso per un adulto, per il quale ciò che è
fatto è fatto. Mi riferisco piuttosto alla forma di richiamo alla
buona educazione e al “rispetto” che è illustrato dal rimprovero
di Santoro a Travaglio nell'ultima puntata di “Servizio Pubblico”.
In questa puntata, Travaglio interrompe
(ma solo perchè chiamato in causa, quindi sarebbe più lecito dire “interloquisce con”) un gonfiatissimo Presidente della Regione Liguria Burlando dicendo che questi nel proprio ruolo avrebbe fatto delle “porcate”. Da qui il rimbrotto di
Santoro: “Questo è un luogo di discussione […]; non si insultano
le persone” ecc. ecc. Non un testuale richiamo all'educazione,
chiaramente, ma la sostanza di quello che voglio sottolineare è
salva: da quando (e in quale dimensione
parallela) dire la (documentabile) verità (su un fatto o una
persona) è subordinabile al tono che si usa? In quale mondo alla
rovescia la sostanza è secondaria rispetto alla forma? Da quando
criteri come il garbo, il bon-ton, il savoir-faire decidono la
pubblica accettabilità di quello che si dice a proposito di ciò che
è, incontestuabilmente, vero? Come è possibile che un ladro, un
politico corrotto o un pessimo governante possano apparire nella ragione al cospetto
dell'opinione pubblica solo perchè l'avversario li critica con
parole tanto poco convenzionali quanto lo sono (o dovrebbero esserlo)
i comportamenti che quella critica vuole non dico sanzionare, ma
semplicemente menzionare o qualificare? Da quando in qua la feccia non può dirsi tale
perchè “non pare bello” o “non è educato”?
Nell'epoca del
trionfo dell'immagine (ormai talmente compiuto da apparire una banalità) si diceva che “ciò che non si fa vedere non
esiste”. Ebbene, nell'era dei talk show dobbiamo credere che “ciò
di cui non si parla non esiste”. E il richiamo alla buona
educazione è il sostituto naturale, in epoca di democrazia e di
pace, della repressione armata delle voci discordi in ogni dittatura:
chi può rimanere insensibile di fronte a un sedimento
comportamentale così profondo, radicato e corrisposto come l'insieme
delle regole che formano la “buona educazione”? V'è da credere che, certo a livello inconscio, le persone ritengano che la
maleducazione possa essere più nociva alla sopravvivenza della comunità di quanto possa esserlo l'illegalità diffusa, la
corruzione politica e imprenditoriale, l'infedeltà dei funzionari di
Stato. Perchè? Perchè il senso della “buona educazione” precede
nello sviluppo psichico quello dello Stato e della cosa pubblica,
i quali si impongono, eventualmente, più tardi, in quanto richiedono maggiore astrattività: non la dimensione del
comportamento interpersonale con gente che vediamo e incontriamo ogni
giorno (educazione), ma le regole che governano la vita di una
collettività che per il 99,99% sfugge alla nostra esperienza diretta. Ecco
perchè il richiamo alla buona educazione è così potente nel
rintuzzare ogni tentativo di scoprire o rimarcare le verità di interesse pubblico. Un “lei
è un maleducato” serve al potere più del manganello per evadere
ed eludere la responsabilità della risposta e del chiarimento
pubblico. Chi, dalla massaia all'operaio al notaio, può rimproverare
il potente per la sua mancata risposta, quando ci sono in gioco le
tanto care “buone maniere” inculcateci nella felice età dell'infanzia da mamma, papà e parroco?
Un piccolo test alla portata di tutti
Per chi avesse dubbi sul rapporto tra
realtà e apparenza, tra sostanza e forma, tra verità e maniera, fra
il coraggio del dire e l'etichetta, basta come sempre rapportare il
tutto a una condizione concreta e personale e chiedersi: “Io
preferirei un figlio che sia onesto ma maleducato o ladro e
gentiluomo?” Conoscendo quello che l'Italia e la sua gente sono
diventati, c'è da aver paura - e anzi da tremare di brividi antartici - per quella che potrebbe essere la risposta.
La prossima volta, fateci caso.
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