Difficoltà (4,3/5)
"Buzzword" |
L'origine
della parola “multimedia” o “multimediale” si colloca negli anni
'60 nell'ambito dell'arte visiva e non ha nulla a che fare col mondo
dei computer (M. Zuras, Tech Arti History, 2010). Solo nel
1993 appare una definizione più a noi familiare: “Multimedia è
qualsiasi combinazione di testo, arte grafica, suono, animazione e
video che è prodotta dal computer. Quando si permette all'utente –
lo spettatore del progetto – di controllare cosa viene visualizzato
e quando, si tratta di multimedia interattivo.” (T.
Vaughan, Multimedia: Making It Work, 1993). Si evince da questa definizione: 1) che l'utilizzo del computer si inscrive nel fondamento lessicale stesso della
parola “multimedia”; 2) che, contrariamente a quanto si potrebbe
pensare, l'elemento dell'interattività non è costitutivo ma
addizionale e secondario.
In merito ai due punti elencati (ma
soprattutto al primo) una domanda sorge spontanea: pur ammesso che, a livello di definizione terminologica, l'utilizzo del computer debba coinvolgere, come è
logico pensare, aspetti funzionali esclusivi di questa macchina,
allora un progetto multimediale fatto al computer ma mostrato in
televisione (cioè su un medium tradizionale) si può ancora definire
“multimediale”, specialmente considerando il fatto che
l'interattività non è attributo definitorio essenziale? Questo ci porta al
punto che volevo sottolineare: la televisione è un apparecchio
multimediale? Se la risposta è sì, allora la parola
“multimedia” non ha senso perchè non si riferisce a nulla di storicamente inedito e nuovo. E
la risposta deve essere sì, se si riflette su quanto ho appena
osservato, a meno di non voler impuntarsi sul prerequisito
dell'utilizzo del computer, come oggetto in quanto tale e cioè feticcio, la qual
cosa equivarrebbe a dire che il cibo giapponese cessa di essere tale
se per mangiarlo si usa la forchetta e non i bastoncini.
Il fatto è che la tv è già di per sè un
veicolo “multimediale” che riunisce più “media” (nel duplice
senso gnoseologico e sociologico): l'immagine, ovviamente, ma poi
anche la parola scritta (si pensi alle rassegne stampa) e l'audio.
Non sono "multimedia" ma solo “media” - evidentemente - la stampa e
la radio, di cui la tv eredita - e in buona parte rimpiazza - le funzioni.
Come nota a margine, abbiamo sopra
menzionato una possibile interpretazione “gnoseologica” della
parola “medium” o “media”. Va da sé che il contesto di
questo articolo, e quindi la definizione di “multimedia”, sia da rivolgere per lo più all'accezione sociologica del termine “media” (anche se la definizione di Vaughan data sopra potrebbe far dire il contrario, a conferma dell'equivocità del concetto in questione): i
canali e gli strumenti per la trasmissione delle informazioni nella
società umana. Questo perchè in merito alla gnoseologia, cioè lo
studio delle modalità della conoscenza individuale, dovrebbe essere
già chiaro che un essere senziente come l'uomo percepisce in maniera
“multimediale” attraverso la molteplicità dei canali sensitivi
fornitigli da madre natura.
In conclusione, credo di aver
dimostrato che la parola “multimedia” è quindi la tipica
“buzzword”, una di quelle parole ad effetto che vengono
fabbricate in sessioni di brain-storming per campagne di
marketing e che non può avere la pretesa di fotografare
e connotare nessun ambito di realtà. A riprova di ciò, va notato
che il suo utilizzo è venuto scemando dai primissimi anni
della diffusione del cd-rom e della rivoluzione della World Wide Web
che la propagarono come un virus verbale.
Nessun commento:
Posta un commento