(Difficoltà: 3.4/5)
Il truffatore B. Madoff: morirà in galera |
Il sistema pensionistico di Stato è uno "schema-Ponzi" o, in parole più semplici, una truffa.
Lo "schema Ponzi" (in realtà la parola inglese "scheme" definisce nel suo uso più comune una macchinazione a scopo truffaldino che non trova riscontro nel termine italiano "schema") costituisce un'operazione di investimento fraudolenta nella quale l'ideatore, individuo o organizzazione, paga un tornaconto agli "investitori" ricavandolo dal nuovo capitale introdotto nello "schema" da nuovi clienti invece che, come formalmente dichiarato, dai proventi di reali operazioni di investimento (come per un qualsiasi fondo di investimento).
Prende il nome dal suo ideatore, Charles Ponzi, un italo-americano che intorno al 1920 truffò i suoi clienti per 20 milioni di dollari di allora.
Lo "schema Ponzi" (in realtà la parola inglese "scheme" definisce nel suo uso più comune una macchinazione a scopo truffaldino che non trova riscontro nel termine italiano "schema") costituisce un'operazione di investimento fraudolenta nella quale l'ideatore, individuo o organizzazione, paga un tornaconto agli "investitori" ricavandolo dal nuovo capitale introdotto nello "schema" da nuovi clienti invece che, come formalmente dichiarato, dai proventi di reali operazioni di investimento (come per un qualsiasi fondo di investimento).
Prende il nome dal suo ideatore, Charles Ponzi, un italo-americano che intorno al 1920 truffò i suoi clienti per 20 milioni di dollari di allora.
Lo "schema" dipende
principalmente dal passaparola fra clienti, come nella più tipica catena
di Sant'Antonio. La stessa natura del raggiro implica la necessità di
"reclutare" proporzionalmente un sempre maggior numeri di investitori, al
fine di onorare le promesse di guadagno fatte a quelli già acquisiti.
Un Rudimentale Esempio di "Ponzi Scheme"
Immaginiamo di costituire un fondo che include 10 clienti, ognuno dei quali contribuisce per 100€, per un totale
di € 1000. A ciascuno di costoro si promette una rivalutazione del capitale investito del 20% annuo, quindi un guadagno
straordinario, soprattutto se paragonato al rendimento dei titoli
decennali del Tesoro (attualmente di 2,5%). Come? Attraverso investimenti “sicuri”
e “molto rimunerativi”.
In realtà il capitale non viene
veramente investito, ma il rendimento dei dieci clienti è frutto di
un allargamento dello schema ad altri 2 nuovi entranti, ognuno dei
quali versa gli stessi 100€. Il capitale ammonta ora quindi a 1200€, e ognuno dei primi 10 clienti vede così la sua quota
accresciuta del 20%, proprio come promesso. Il successivo calcolo dei profitti da distribuire dovrà partire da 120€ per ognuno dei primi dieci clienti, e dovrà naturalmente tener conto dei due nuovi entrati. E così via.
In periodi di vacche
grasse, cioè con i mercati in forte ciclo espansivo, lo schema
regge: attratti dal rendimento, sempre nuovi clienti entrano,
contribuendo alla catena. Il problema nasce quando, esaurita la
spinta al rialzo, subentra il panico nei mercati finanziari e la
gente è spinta a vendere i suoi titoli per proteggersi dall'imminente crash. E'
in questa fase che il “Ponzi scheme” si rivela per quello che è:
una gigantesca “catena di sant'Antonio”,
un impianto costruito sul nulla se non sull'ingordigia e l'ingenuità dei partecipanti, i quali spesso non incassano i loro profitti bensì li reinvestono nello schema. L'avidità degli investitori “retail”
moltiplica per ogni ciclo di boom economico e borsistico le truffe, e il
successivo e immancabile crollo le rivela. L'esempio più recente è
quello di Bernard Madoff, condannato nel 2009 a 150 di carcere per aver architettato
il più grosso “Ponzi scheme” nella storia della finanza mondiale.
Il Sistema Pensionistico di Stato: un'Istituzione Paternalistica, Antiliberale e Anticostituzionale
Veniamo ora al sistema pensionistico di
Stato, che oltre a essere uno "schema Ponzi" mascherato da caposaldo dello Stato Sociale, presenta altri caratteri. Esso infatti:
1) è paternalistico, perchè suppone
uno stato di minorità del cittadino, che deve essere guidato e
forzato nelle scelte finanziarie che riguardano il suo futuro, nella
premessa che egli non vi sappia badare e che scialacquerebbe i suoi
risparmi nei consumi. Il sistema pensionistico è forse l'esempio più retrogrado dell'interferenza statale nell'autodeterminazione
dell'individuo, che è un principio illuministico. È forse l'unico residuo di un epoca
paternalistico-autoritaria che credevamo morta con il fascismo. Esso è
peggio che obsoleto: è antidemocratico e oscurantista.
2) sancisce un'ingiustizia di
fondo che si innesta sulla costitutiva incertezza del posto di lavoro
nel privato e specialmente in tempo di crisi: può accadere che uno
lavori fino a poco prima dell'età pensionabile ma poi, licenziato,
non possa più versare contributi. Così i suoi contributi vengono in gran
parte perduti e redistribuiti tra gli aventi diritto, inclusi i
privilegiati del vecchio regime retributivo e i "baby-pensionati". La
correzione dal regime retributivo a quello contributivo non tocca
l'ingiustizia legata alle distorsioni dell'implicito e innato
carattere “redistributivo” delle pensioni. Perchè i contributi
accumulati da chi non riesce a raggiungere l'età pensionabile non
vengono restituiti? Con quale autorità lo Stato priva il cittadino di un
diritto individuale (il godimento del frutto del proprio lavoro) che è tra i fondamenti di uno stato liberale, per
beneficiare il diritto impersonale di un sistema, quale quello
pensionistico, che vive ogni giorno il peso delle sue distorsioni
storiche?
3) Il sistema pensionistico pubblico svolge la funzione di misura per
controllare l'inflazione: la trattenuta dei contributi pensionistici
sottrae enormi risorse ai consumi e scongiura spinte inflattive. Ma ciò avviene a un costo altissimo, come abbiamo visto.
A quanto detto sopra, si aggiunge naturalmente la facette più compromettente. Vediamola.
Il Sistema Pensionistico Pubblico: un Gigantesco "Schema Ponzi"
La promessa che i soldi che
versiamo come contributi pensionistici vegano messi da parte per il
nostro futuro è falsa in partenza. Essi non vengono “ipotecati”,
ma si aggiungono in un calderone sostanzialmente indifferenziato che
è il fondo pensionistico nazionale. Il mantenimento di quella
promessa dipende dall'entrata di nuovi contribuenti: sono i soldi dei
“giovani” a pagare le pensioni dei “vecchi”. Ora, in una società,
quella delle nazioni economicamente mature, in cui si registrano cali
di natalità, l'aspettativa di vita è in costante ascesa e l'età media
avanza sempre più, il sistema pensionistico pubblico è destinato a
fallire: i soldi dei nuovi “investitori” non possono più coprire
le esigenze di una platea – quella dei vecchi “investitori” -
sempre più allargata. Una crisi prolungata, in cui il lavoro
scarseggia e per quello che c'è si chiede dalla parte delle imprese una
sempre maggiore flessibilità contrattuale, non può che aggravare il
panorama.
Il fatto è che il sistema delle
pensioni, come ogni schema-Ponzi, è destinato a crollare, e con esso
la sicurezza sociale.
La questione non è “se”, ma “quando”.
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