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Ne sono venuto in possesso abbastanza
recentemente, e ammetto di averlo utilizzato per un certo tempo prima
di rendermi conto dell'ovvio: e cioè che il gas interno all'attrezzo
è un inutile duplicato del gas già presente esternamente nel
fornello di ogni cucina. Cioè: (1) una scintilla (2) accende il gas
(3) producendo una fiamma che (4) accende il gas (5) producendo una
fiamma: è evidente che gli step (2) e (3) sono inutili, e un
tradizionale accendi-fornello con la sola scintilla è più che
sufficiente.
Insomma, questo oggetto non ha motivo
d'esistere: è senz'altro inutile, ma non lo è abbastanza da
raggiungere un profilo critico-artistico, come certi oggetti che “nascono”
inutili per essere esibiti in certe mostre paradossali (come è il caso - o almeno così si spera - del porta-banana raffigurato qui sotto). No: esso vuole apparire
utile, e questo carattere di fraudolenza, unito alla patente
illogicità del suo esistere, lo inscrive di diritto nei gironi più beceri del
consumismo.
In conclusione, anche un piccolo "inutensile" da cucina può dirci molto, se siamo disposti ad ascoltare la voce della nostra ragione. Quello dell'accendi-fornello a gas è un piccolo esempio per una grande
verità. Le situazioni della quotidianità - e i loro più o meno impercettibili effetti sul nostro Sè -, infatti, formano gli infinitesimali
tasselli della nostra identità personale e socio-culturale. Fermarsi a riflettere su di esse ci
porta a essere delle persone migliori. L'esperienza “situata”,
unita alla capacità di riflettere su di essa, è ciò che conta, e ogni
tanto è bene lasciare le riflessioni sui massimi sistemi a chi ha
del tempo da perdere.