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Pubblicità "eugenetica" |
L'estetica della pubblicità verte
sull'eugenetica. Ma, a essere onesti, la sostanza del messaggio
pubblicitario non rispecchia, su questo versante, l'operato di un Ministero della Propaganda goebbelsiano, anche se molte delle sue strategie di comunicazione
provengono da lì. L'ideale pubblicitario di una società di persone
forti e belle, infatti, non passa attraverso la manipolazione
genetica, bensì attraverso la manipolazione delle coscienze. Il lato
positivo è che la pubblicità non discrimina tra gli alti con i
capelli biondi e i bassi con il naso adunco, ma tra i poveri e
ricchi: se fosse questione di geni, non avrebbe senso acquistare lo
shampoo che trasforma i capelli in fili di seta o il trucco che può
far assomigliare alla star del cinema. Il lato negativo, è che
della perfezione estetica – come di ogni altra perfezione o forma
di successo che essa millanta - la merce regala solo l'illusione.
La pubblicità non può permettersi di
ricreare discriminazioni che lascino irrevocabilmente fuori dal gioco
chicchessia: tutti devono poter vedere garantito l'accesso alla
merce; e a tutti deve poter essere somministrata l'illusione che un
bel corredo di vestiti possa sopperire a un meno che eccellente
corredo genetico: la moderna democrazia si conferma insomma, per il
capitalismo, la forma di governo migliore.
Quindi la critica all'ideale eugenetico
– che è pure presente - della pubblicità deve essere condotta sul
piano della sua stessa illusorietà: la scelta di modelle e modelli
esteticamente perfetti serve ad adescare l'ignaro consumatore: “Puoi
anche tu diventare così.” L'intera società dei consumi è – il
paragone è irriverente, ma solo perchè la realtà è irriverente –
un gigantesco campo di concentramento dove si sperimentano soluzioni
eugenetiche, e dove le cavie si offrono volontarie. Dallo Stato
criminale nazista alla moderna società dell'immagine, l'eredità è
chiara, ed è descritta dalle distinzioni che sono intervenute: prima
l'autoinganno era dei carnefici, ora delle vittime; prima si operava
sul corpo, ora sulla coscienza.
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