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“Non fare agli altri ciò che non
vorresti fosse fatto a te.” Mmmh... e se uno è un masochista? No,
questo precetto evangelico non è un granchè. Lo stesso vale per:
“Non dire degli altri...”: anche qui, ci vuole qualcosa di più
previdente. Una regola per domare la bestia del pregiudizio che
alberga in ognuno di noi può risiedere nella seguente massima:
“Giudica l'altro per ciò che fa e non per ciò che è.” Ma, si
dirà: "Uno che ruba, è poi anche un ladro, no?" Risposta:
certo, ma lo è in conseguenza di ciò che fa.
Nel caso
dell'omosessualità, per es., l'essere gay è, appunto, un modo di essere: non lo
si diventa in conseguenza di un atto sessuale, ma lo si può essere
anche senza aver mai “consumato”. Quindi scagliarsi contro una
persona per qualcosa che è senza aver potuto evitare di esserlo, è
una barbarie, nazismo. Ci possono essere probabilmente casi in cui il
discrimen fra l'essere e il fare può risultare difficile (“E' nato
prima l'uovo o la gallina?”), ma nel caso dell'omosessualità, la
giuria ha già deciso.
Ma, si obietterà ancora: “E che dire
dei frequenti casi di esercizio promiscuo del sesso, e degli eccessi
che certo fanno parte di quel mondo e di quella 'cultura'? Certo qui
il peso della bilancia verte sull'agire e non sull'essere, giusto? Ci sono gay continenti e che formano una famiglia e gay che percorrono sudicie strade in cerca di facili accoppiamenti, giusto?”
La risposta è semplice: ce la si prende allo stesso modo con la
promiscuità in campo eterosessuale (gli adulteri, la puttanaggine, i sessi di gruppo
ecc.)? Se la risposta è no, allora c'è un problema di
discriminazione e di doppiopesismo, che riporta a quanto detto sopra.
Se invece si è sinceri nello stigmatizzare - indipendentemente
dall'orientamento sessuale - una forma di costume che dissipa il tempo
della vita dietro a passatempi viziosi e inautentici, bè il sottoscritto sottoscrive.
Come per ogni forma di critica al modo
di essere, a una condizione “di default” che uno non si è
scelto, l'omofobia è, in quanto tale, una forma inaccettabile di
discriminazione. Non è questione di omofilia (il capitolo dei
diritti gay non mi appassiona), ma di semplice logica.
Il rispetto dei diritti umani non ce lo insegna la religione, che in queste e altre questioni è
sempre venuta dopo; esso sta nel nostro essere, in ciò che ci fa
essere diversi, per esempio, dai vermi di terra: la ragione.
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