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Esempio di alto giornalismo dal "Fatwa" |
Ogni tanto vado sulla homepage del
"Fatwa Quotidiano" – non mangio abbastanza pesce da
giustificare l'acquisto dell'edizione cartacea, ma anche lì la situazione
non è poi tanto differente - per farmi quattro risate sugli articoli che vi
appaiono. Sono in realtà, quelli di cui parlo, articolesse di
"blogger" (dove per "blogger" intendo chi scrive
opinioni su internet punto) più o meno improvvisati, più più che
meno. Dove il Fatto li vada a pigliare, questi genii, lo sa solo lui.
Un trionfo del cazzeggio tra l'idiotesco e l'apocalittico, un pendolo
che oscilla, senza zone di grigio, tra il bianco dell'assoluta
leggerezza e il nero della più seriosa blatera intellettualistica,
se si esclude forse - nel bel mezzo - il buonismo piagnone che
osserva, giudica e denuncia, dall'alto di un senso di superiorità
morale nuvoloso e autoriflesso, la supposta indifferenza
dell'"umanità crudel" verso il fritto misto di tragedie
umane, vere o presunte, costellanti questo tapin pianeta.
Il Giornalismo è un'Altra Cosa
Ricordate quando si diceva:
"L'importante è apparire, non essere"? Ecco, in epoca di
internet 2.0 il motto sembra piuttosto essere: "L'importante è
scrivere, non avere qualcosa da dire". Per il blogger del Fatto,
si può non sapere un cazzo sull'argomento, si può non avere alcuna
idea da offrire, ma l'importante è "dire la mia".
C'era un tempo in cui il giornalismo
era una cosa seria. Prima di arrivare a scrivere articoli di
commento, cioè articoli che esponessero le tue opinioni personali,
dovevi esserti guadagnato un certo status come giornalista, passando
tra le forche caudine della gavetta, tra scarpinature nei luoghi
della politica o del crimine (distinzione inessenziale, lo so), dello
sport, dell'attualità ecc, e redazioni fumose dove il capo-redattore
o chi per esso ti faceva mangiare sterco di piccione prima di farsi
piacere un tuo pezzo. Il lettore doveva capire che se tu scrivevi
certe opinioni, era perché avevi visto certe cose, incontrato e
parlato con certe persone, calcato certi suoli, ti eri
abbeverato presso certi maestri ecc. Oggi, grazie (soprattutto, ma
non solo) al Fatto, abbiamo dei signori venuti dal nulla ai quali
viene data a disposizione una piattaforma per atteggiarsi a
intellettuali o a salvatori dell'umanità e human dispenser di
giaculatorie moralizzanti. Quando il giornalismo è arrivato al punto
di far trattare i suoi lettori come dei piscialetto da dei
piscialetto (da intendersi costruttivamente, senza offesa), vuol dire
che siamo oltre la frutta: siamo allo Jaegermeister.
Il Fatwa Quotidiano: un Giornale che
Disprezza i Suoi Lettori
Una possibile spiegazione della
mediocrità di chi scrive sul Fatto potrebbe essere che questo giornale ha cercato di replicare sul
piano giornalistico l'operazione svolta dai grillini nel campo
politico: creare un giornale-blog dove “uno vale uno”, dove
chiunque possa dire e fare la sua senza qualsivoglia requisito
d'esperienza. A suffragio di questa ipotesi, c'è l'iniziativa per
cui i lettori possono, versando una quota periodica, diventare
scrittori sulla Homepage del Fatto.
La tragedia è che, in questo
macedonico ristagno di opinionismi, a volte la competenza fa
capolino, almeno a giudicare dai titoli accademici ecc. esibiti dagli
scrivani e dai capelli brizzolati nelle foto degli autori. E si ha
più di una volta la sensazione che l'esoterismo di certi argomenti
(cfr. il succulentissimo "Pablo Larrain, Ken Loach e Jim
Jarmusch: il cinema d'autore, tra storia, prosa e poesia" –
slurp!) serva al giornale (e agli autori) per darsi un "tono"
di intellettualismo che lisci il pelo a un certo lettorato di
sinistra che il Fatto corteggia in maniera ormai fuori controllo:
quel pubblico sempre pronto a farsi dettare i trend di pensiero - a
patto che sia "controcorrente”, beninteso - e a farsi
abbindolare da paroloni e pseudo-analisi. Ma - e questo è il punto -
nessuno dei suddetti blogger sfugge comunque all'unica regola che il
Fatto pretende dai suoi auto-amanuensi: quella del cazzeggio per il
cazzeggio o, in alternativa, della denuncia moralistica volta a far
sentire il lettore un disumano pezzo di merda/un becero custode del
focolare nazionale che osa pisciare sulla gloriosa civitas
dell'euro-unionismo/un fascista islamofobo e razzista che si rifiuta
di accettare l'invasione di ragazzoni africani in età da militare e
a caccia di welfare, i quali sfuggono dalla povertà portando con sé
vestiti alla moda e smartphone di ultima generazione.
Il Fatto soggiace a una specie di
processo di transfer per cui il suo naturale penchant per le
inchieste giudiziarie si traspone a tutti gli italiani; e
quindi in primis ai suoi lettori, perché a questi il Fatto ha
occasione di parlare. I lettori del Fatto sarebbero, come tutti gli
italiani, proni al malaffare, e il Fatto – non diversamente dai
giornali della propaganda comunista d'antan - si investe della
missione di educarli. Questo spiegherebbe, per esempio, il tono
moralista di tanti dei suoi articoli.
E questo spiegherebbe anche la
propensione del Fatto a incensare gli italiani che lasciano l'Italia
per farsi una carriera all'estero, come illustrato dalla presenza
della rubrica “Fuga di Cevelli”. Secondo questa interpretazione,
essi intraprenderebbero allora un “viaggio purificatore” in altri
paesi – sempre onesti e puliti, al confronto con l'Italia - che li
“lava” del peccato originale di essere nati nel Paese delle mafie e della corruzione.
Una Carrellata (Nient'affatto
Esaustiva) di Scemenze dal Fatwa
Ecco, per la parte divertente, una cavalcata delle valchirie di
alcuni recenti titoli: da ridere, piangere o sbadigliare, a seconda
delle diverse sensibilità. Con menzione degli autori: perché
conoscere è anche evitare. (Sotto ogni titolo, un mio commento)
- “Meglio ius soli che male accompagnati” (autore: la Rock Band A67).Una rock band col nome di un'autostrada tedesca che parla di politica immigratoria. Quale miglior attestato d'incompetenza?
- “Sesso, dove gode il maschio? Il piacere censurato”, di Jacopo Fo.Un maschio che si chiede dove gode il maschio. Quando si dice: non sapere un cazzo.
- “Umberto Eco, uno degli ultimi intellettuali nel Paese ignorante”, di Silvia Truzzi.Quanto a snobismo intellettualoide, questa li batte tutti. Nell'articolo la Truzzi (chi?) dice testualmente: “Quando se ne vanno i grandi la tentazione dell'agiografia didascalica è in agguato [...]”. E a questa tentazione nell'articolo la Truzzi (chi?) cede a peso morto. In sintesi il messaggio è il seguente: “Gli italiani puzzoni e ignoranti non si meritano cotanto intellettuale. E, di riflesso, nemmeno me”. Non si fa menzione ovviamente delle responsabilità morali di Eco, in quanto sottoscrittore del famoso “appello” dell'Espresso, nell'omicidio del commissario Calabresi: questo - certamente sopravvalutato – intellettuale offrì, assieme a pressoché l'intero establishment di sinistra dell'epoca, il suo contributo a un processo di demonizzazione e diffamazione che portò all'assassinio di un servitore dello Stato innocente. (Qui un articolo del sottoscritto su Eco).
- “Caro professor Tabucchi, quanto ci manca la sua voce libera”, di Silvia Truzzi, il che ci fa capire, assieme all'articolo sopra, che forse la Truzzi all'interno del Fatto cura segretamente la rubrica dei necrologi. Un altro particolare curioso che emerge è il largo uso che la Truzzi (chi?) fa dell'aggettivo “sconcertante”.
- “Doppia penetrazione, le cinque regole della giornalista inglese: 'Pura gioia'”“Sex toys, è arrivato il plug anale, 'gioiello' per uomini e donne”Uno dei più grandi “asset” esclusivi del Fatto Quotidiano è la rubrica porno, con esperti di porcate che ci ragguagliano sulle ultime novità dell'industria oggettistica. Sono questi forse tra i pochi momenti in cui il Fatto riesce a farsi prendere per un giornale serio.
Non possono mancare nel Fatto, come già tra le
righe anticipato, degli articoli affetti da islamofilia (che sarebbe l'esatto contrario dell'inesistente "islamofobia") sinistrata,
che anzi nel Fatto abbondano come in nessun altro giornale – manco
nel Manifesto -; patologia di cui si fanno portatori sani diversi
“autori” del Fatto: musulmani perennemente offesi e furbetti
della frigna, ma anche membri di ong politicizzate e, ovviamente,
pseudo-intellettuali dell'ultra-sinistra [di quelli, per intenderci,
che pretendono di parlarti di come funziona il mondo senza aver
studiato una parola d'inglese: l'inqualificabile Gianluca Ferrara
(?), per esempio]. Ecco, a titolo di esempio, una compilation di titoli di un tizio italo-siriano
chiamato Hamasi, chiunque egli sia. Buona per farsi qualche
risata e per meditare, visti i tempi che corrono:
- “Londra, furgone su folla davanti a moschea: e ora chi condanna l'attentato?”Domanda retorica: tutti lo condannano. E invece chi tra i suoi correligionari condanna gli attentati del terrorismo maomettano, caro Hamasi? Domanda retorica: nessuno (o quasi) li condanna.
- “Velo sul posto di lavoro, vietarlo è discriminatorio”.Invece imporlo è democratico e tollerante eh?
- “Libano, Marine Le Pen rifiuta di mettere il velo. Ma è uno spot a favor di telecamera”.Cvd.
- “Burkini, l'inutilità di questo dibattito.”La donna deve andare in giro coperta dalla punta dei capelli a quella dei piedi, perché così dice il profeta e così si faceva nel VII secolo. Punto e basta.
- “Elezioni Uk, Khan è musulmano, e quindi?”E quindi si spiega perfettamente perché dica che “il terrorismo ormai deve essere considerato parte normale della vita” in Occidente.
- “Isis, non ho niente da cui dissociarmi”.Non avevamo dubbi.
- “Aleppo, il genocidio che l'Occidente ha tollerato e permesso.”“Aleppo, la fossa comune dell'Occidente ipocrita”.Uee! Uee! Sigh! Sob! Occidente cattivo, Islam buono! Anche quando gli islamici si ammazzano fra di loro, è sempre colpa nostra. Cagare sul piatto in cui si mangia.
- “Ius soli, la violenza in Aula dimostra che il razzismo c'è. E non solo in politica”Uee! Uee! Sigh! Sob!
- “Essere italiani col permesso di soggiorno. L'ingiustizia che piace a Salvini.”Uee! Uee! Sigh! Sob!
- “Noi musulmani, fra le follie di Trump e al Baghdadi.”Uee! Uee! Sigh! Sob!
- “La difficoltà di essere musulmani oggi.”Uee! Uee! Sigh! Sob!
E poi c'è il
buonismo. Tonnellate di esso, nel Fatto Quotidiano. E sempre a senso
unico, al grido di: “Italiani merde, viva l'immigrato”. Il top al
riguardo è – rullo di tamburi – Ferruccio Sansa. Uno che
si presenta sul Fatto così: “Ho sempre avuto difficoltà a parlare
di me. [...] Raccontavo un sacco di palle [...]. Insomma, ottime
credenziali per un giornalista. E forse la sua difficoltà a parlare
di sé è legata al fatto che è un “figlio di papà” (LINK), e
di un papà multiruolo: Adriano Sansa, politico (già sindaco di
Genova), magistrato e scrittore. Ecco una breve carrellata di titoli
di articoli del Nostro, che io ovviamente mi son ben guardato dal leggere oltre
lo strettissimo necessario.
- “Genova: io, insultato dai supporter del sindaco Bucci. E' arrivato il fascismo?”Uee! Uee! Sigh! Sob!
- “Immigrazione, quando noi europei tagliavamo le mani ai bambini africani”.Un articolo dove si dice che il Belgio più di un secolo fa tagliava le mani ai bambini del Congo, ergo... l'Italia deve ospitare tutta l'Africa sul suo suolo senza rompere troppo i coglioni. Una logica rigorosa, direi quasi cartesiana. Avercene di menti così.
- “Migrante suicida a Venezia, ma voi vi sareste buttati?” Nell'articolo si parla di un immigrato che ha deciso di ammazzarsi annegandosi. Si tratta dell'ennesima squallida e pelosa operazione di “guilt-tripping”: in sostanza, si inventano colpe per fatti di cui non si ha alcuna responsabilità, e ciò al duplice scopo di martoriarsi con sado-masochistica voluttà o per agitare un ricatto morale attraverso cui meglio manipolare gli altri.Va fatto notare però che il titolo dice: “voi”, non “noi”. Lui, il Sansa, se ne chiama fuori. E ciò nonostante mangi all'occidentale, vesta all'occidentale, guidi all'occidentale, legga all'occidentale, guadagni e consumi all'occidentale. Ma nel suo universo mentale, qualche articoletto pro-immigrati è sufficiente per escluderlo dalle “colpe” dell'Occidente cattivone. I colpevoli siamo “noi” lettori, che non avremmo salvato l'immigrato anche se ci fossimo trovati lì. Quello che il sentimentalismo da libro Cuore di Sansa non può calcolare è che l'immigrato voleva uccidersi, e che tentare di salvarlo avrebbe posto a rischio la vita dell'aspirante salvatore. Ma per Sansa e per quelli come lui, l'importante è evidentemente far sentire i suoi lettori delle merde, ree a prescindere.
Il “Pravda Quotidiano”
Dei tanti blogger
vetero-comunisti che appaiono sul Fatto, armati solo di astronomica
insipienza e di nauseabonda disonestà intellettuale, è anche
inutile parlare. Il nostro paese li ha inquadrati fin troppo bene ed è
da almeno 50 anni vaccinato contro le fandonie masticate e
rigurgitate a ciclo continuo da questi zombie emersi dalle latrine
del XX secolo.
Grazie a questi
detriti ideologici che ha deciso sciaguratamente di riciclare, il
Fatwa Quotidiano può dirsi tutto tranne un giornale nuovo. Perché
l'anagrafe – non diversamente dal Fatto - spesso mente.
Altre critiche a
questo giornale le potete trovare qui.
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