(Difficoltà 1,7/5)
Nella nostra epoca, siamo abituati alla
gratificazione immediata: i social si incaricano di darci continui boost, o
rush, di adrenalina, con le continue notifiche di messaggi appena arrivati. Lo
sapevate, per es., che nelle app di social media il movimento in giù del pollice sullo smartphone per aggiornare
lo schermo con i nuovi messaggi (che appaiono così in alto sul display) è stato
ideato sul modello del braccio della slot machine?
Geografia in pillole |
La ricerca della gratificazione immediata
vale, naturalmente, anche per il dolore, nel qual caso essa si traduce in
sollievo: hai un dolore, prendi una pillola e dopo qualche minuto stai meglio. Il
punto è che il fatto che noi vogliamo tutto subito non è compatibile con la
soluzione dei problemi, che invece richiede tempo (1). Così, noi preferiamo
rivolgerci a soluzioni “svelte”, spesso senza accorgerci che non sono
soluzioni, ma solo palliativi. L’industria farmaceutica è del resto
espertissima nell’indurre il pubblico a spacciare i secondi per le prime: il suo
interesse sta nel cronicizzare i problemi medici, non nel risolverli. Una cura
per l’HIV, per es., che lo risolva una volta per tutte, è molto meno redditizia
di una “cura” a base di cocktail di medicine, molto costose e che uno deve
prendere vita natural durante. C’è da scommettere che la malattia preferita
dell’industria farmaceutica sia una “malattia per la vita” come il diabete. Ma
ogni “cura” che risulti nella convivenza del paziente con la sua malattia non è
una vera cura: è terapia sintomatica o palliativo, è un cercare di “convivere”
con la malattia. Anche la “cura” per l’HIV non è altro, se guardiamo bene, che
una terapia (pre)sintomatica: essa impedisce che l’HIV diventi AIDS con i
relativi sintomi; il fatto che tali sintomi siano mortali, e che quindi tale
terapia prolunghi effettivamente la vita del paziente, è un dato ovviamente importante ma accessorio.
Un mondo ideale costruito sui desiderata dell’industria
farmaceutica è un mondo fatto di malattie croniche che non si possono curare,
ma solo gestire; in questo mondo, il
concetto di prevenzione sarebbe un concetto virtualmente inesistente. Che non
mi si fraintenda: anche la prevenzione costiutuisce per le case farmaceutiche
un business enorme. Ma, mentre nel caso della prevenzione la malattia è solo una
possibilità, e quindi c’è discrezionalità da parte del cliente (uno il vaccino
se lo fa se vuole), nei casi nei quali la malattia è già presente il cliente è
sottoponibile a un ricatto: o compri le nostre medicine (ai nostri prezzi), o sei
finito. Quindi il vero business dell’industria farmaceutica è quello delle
malattie conclamate per le quali le cure sono necessarie. Soprattutto, il loro
vero business è quello delle malattie croniche, cioè di malattie le cui cure
non sono propriamente tali perché non debellano del tutto la malattia, ma
permettono solo di conviverci senza che essa ti ammazzi o sia lasciata al suo
distruttivo decorso.
(1) Cfr. "I Cambiamenti Richiedono Tempo", Cemento Mori, 18/01/2019
(1) Cfr. "I Cambiamenti Richiedono Tempo", Cemento Mori, 18/01/2019
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