(Difficoltà: 3,6/5)
La saccenza è l’ignoranza che si traveste da sapienza.
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Se i “cacadubbi” ci hanno insegnato qualcosa, è che il dubbio fa più danni delle false certezze.
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Negare la libertà di pensiero include negare il pensiero della libertà, cioè la capacità di pensare la libertà.
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Si dice che la morte è l'addormentarsi un giorno per svegliarsi altrove. Quel che è certo è che, per molti, la vita è un dormire ovunque per non svegliarsi mai.
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I soldi non possono comprare la felicità. Ma la povertà l’infelicità te la dà gratis.
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Tra le mie enormi e innegabili qualità ho anche quella della modestia.
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Nelle vicende umane un elemento di fortuna c’è più spesso di quanto si pensi, perché in ogni momento della vita si può avere la fortuna di non essere sfortunati.
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Le virtù degli ipocriti sono come le palle dei cani: sempre in mostra.
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La smemoratezza merita clemenza: ci si può pure dimenticare di guardare i promemoria.
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Il percorso che conduce dallo scetticismo radicale al nichilismo è una linea retta. La fermata intermedia è il cinismo. Il cinismo è il corrispettivo morale dello scetticismo. Lo scettico radicale nega il mondo. Il cinico nega i valori. Il nichilista, infine, è colui che, non riconoscendo i valori, vuole distruggere il mondo.
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La malattia del nostro tempo è il narcinismo. E’ l’unione del narcisismo più il cinismo. E’ la convinzione che nulla e nessuno valga niente, a parte se stessi.
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L’epoca in cui viviamo è nipote degli anni ’60 e figlia degli anni ’80. Entrambi sono un periodo nel quale fare quello che facevano tutti ti faceva sentire una persona speciale.
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Il rimorso è il pentimento per qualche cosa che si è fatto; esso qualche volta è rimediabile. Il rimpianto, d’altro canto, è il rimorso per qualcosa che non si è fatto quando l’avremmo potuta fare, e che solo ora capiamo che avremmo dovuto fare. E un’occasione persa per sempre è per definizione irrimediabile.
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Non c’è niente di più stupido che l’esibizone dell’intelligenza. E non c’è niente di più ignorante che l’esibizione della cultura.
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E’ ufficiale: morirò morto.
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Per una buona maggioranza degli intellettuali la cultura è sempre stata un pretesto per non usare l’intelligenza. E ciò avviene sia che si pappagalli l’auctoritas di turno, sia che si camuffi l’inconsistenza del proprio pensiero dietro una cortina fumogena di parole tanto vuote quanto altisonanti.
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Nell’era di internet l’ignoranza è una scelta.
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La speranza non ha valore se non prepara l’azione.
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Le vertigini di cui soffro guardando dall’alto verso il basso non sono nulla in confronto a quelle che m’assalgono quando, guardando il cielo e le stelle, ho la sensazione di cadere verso l’alto.
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Gli indovinelli sono fatti apposta per non essere indovinati.
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Perché la gente si droga? La risposta è semplice: perché c’è la droga. Perché nella società dei consumi, con cui il consumo di droghe va a braccetto, è sempre l’offerta che crea la domanda, e non viceversa.
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La nostra storia è piena di figli di mignotta tramandati come padri della patria.
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Nel relazionarsi ai fatti, la Storia è distanza critica, mentre il giornalismo è prossimità acritica.
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I rivoluzionari di oggi sono animati da gran poca intelligenza ma da molta velleitario volontarismo. Per questi “giocobini” la rivoluzione non è che un gioco con cui dare senso alla propria vita di esseri umani imperituramente incompiuti.
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