(Difficoltà: 3/5)
Se si vuole un fulgido esempio di
politica-spettacolo, non è necessario guardare oltre la figura di Matteo Salvini, il neo-segretario della Lega, solidamente indirizzato sulla
strada di un macchiettismo parossistico, tra felpe-slogan, battute,
balletti e spogliarelli gossippari.
Matteo Salvini in versione "stripper" |
Mi voglio qui riferire in particolare alla recente
puntata di DiMartedì (video sotto, al minuto 1 circa). Qui Salvini, per rispondere a
Lupi che stigmatizza incidentalmente il vizio di Salvini di indossare
felpe quando va in tv, dice: “Cosa c'hai con le felpe? Sono made
in Italy, io propongo il made in Italy”. Il conduttore Floris poi,
rispondendo per una volta a quell'oscuro e sconosciuto impulso giornalistico che ti
spinge a cercare la verità dietro le dichiarazioni (e anche per una
concessione alla virtù italica del cazzeggio, che non fa mai male),
verifica l'informazione di Salvini e scopre che la felpa che indossa
è in realtà “di una marca francese” (in realtà poi si scoprirà
essere svedese).
Quindi Salvini ha mentito. Su una
piccola cosa, si dirà. E mentirà a maggior ragione per le cose più
importanti - sarà la risposta - in ragione dell'aumentare della
posta in palio. Se la ricerca di verità è (o dovrebbe essere)
un'osservanza quasi nevrotica, un impegno che uno prende con un
proprio istinto, la menzogna politica tende a essere per contro una calcolata
abitudine, il tratto costante di una rispondenza a uno scopo
prefisso, che si propaga anche ai dettagli più infimi. Per questo,
specie in politica, non è lecito ritenere che chi mente su una piccola cosa – e siano
pure fatte salve le “bugie a fin di bene” - possa poi dire la
verità su cose più importanti, anche perchè si porrebbe pur sempre la
questione di ciò che è importante e di ciò che non lo è. Nel caso
di Salvini, poi, abituato a sciorinare dati numerici e non a
suffragio delle sue affermazioni, la cosa si applica ancor meglio.
Salvini è dunque una persona che
mente. C'è un filmato a provarlo. E un elettore serio dovrebbe
capire che le piccole menzogne fanno sempre capo a una menzogna più
grande la quale invalida alla radice le intenzioni più buone e più
belle espresse a parole. La bugia sulle piccole cose è se
possibile anche peggio di quella sulle cose più grandi: può essere
spia di un totalitarismo della menzogna che non lascia fuori
niente.
L'aspetto più inquietante è, nello
stesso video, l'indifferenza e la rilassatezza con la quale Salvini
affronta lo “smascheramento” della sua balla. Floris controlla
l'etichetta dietro la sua nuca? “Se volete mi spoglio.” Il
marchio è francese e non italiano come avevi detto? “Siamo in Europa”. Quindi Salvini,
segretario di un partito storicamente secessionista, si proclama
dapprima tutore del made in Italy; fallito ciò, passa all'Europa, che però un giorno sì e l'altro pure dichiara di voler "abbattere". “Spettacolo” nella sua più cristallina essenza.
Ma il fatto è che Salvini non ha
bisogno di dimostrare la sua propensione al "made in Italy”: è egli stesso
il prodotto più rappresentativo del “made in Italy” per quello
che l'Italia è diventata negli ultimi 20 anni. Nella corsa al potere
della politica-cabaret, insomma, Berlusconi e Renzi hanno un avversario più
che temibile. E' ora che inizino a preoccuparsi.
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