(Difficoltà: 1,3/5)
Gregorio Magno (?) |
Una decina di giorni fa necessitavo di
stampare delle fotocopie dalla mia usb e mi sono recato come sempre
in questi casi in una delle tante copisterie nella zona-Università
della mia città. Attendo il mio turno di fronte alla fila di 4
computer all-in-one, al mio arrivo tutti occupati da studenti, data
l'ora medio-mattutina. Se non altro, noto di essere il primo e
l'unico in lista d'attesa.
Si tratta di uno spazio molto
ristretto: nella saletta oblunga la mensolina con i computer da un lato e le stampanti
da ufficio dall'altro occupano circa i 2/3 dello spazio.
A un certo punto dietro di
me, che stavo a ridosso dell'entrata, si profila una ragazza mora e
minuta, che noto con la coda dell'occhio. In men che non si dica, mi
si para davanti e si accaparra il posto all'ultimo computer in fondo,
menefregandose della mia precedenza. Lì per lì, mi dico che forse
era lì prima di me, che forse non l'ho notata, che non può
trattarsi della moretta appena entrata; in realtà, so in cuor mio di
essere stato pevaricato. Ma fa lo stesso: la vita è lunga e l'attesa
tempra.
Tempo qualche secondo, entra un'altra
ragazza, sempre sui 22-23 anni ma questa volta biondiccia (o castana,
non ricordo), e pure lei mi supera e si mette davanti. Va detto che
in quell'esercizio non esistono file convenzionali (dopotutto non si
è a uno sportello bancario o al check-in di un'aeroporto) e quindi di per sé
l'autocollocazione della nuova ragazza non è indizio di nulla.
Tuttavia, a pensar male spesso ci si azzecca, e la biondo-castana va a pigliarsi con balzo felino proprio il posto della moretta summenzionata, quello che dovrebbe essere stato il mio to begin with.
Siccome nemmeno un'esperta lettrice di fondi di caffè potrebbe leggere
nell'eritema rossastro che spesso m'appare in fronte (dovuto
probabilmente allo stress accumulato in situazioni come queste) la
parola “coglione”, mi avvicino alla guagliona e, con ripetuti
picchiettii sul suo omero, catturo, a fatica, la sua attenzione:
“Guarda che c'ero prima io.” “Oh scusi, non l'avevo vista!”
In uno spazio di 2 metri per 4?! E chi sono: un personaggio della
Marvel?
L'episodio, in sé insignificante nella
sua cruda quotidianità, potrebbe risolvere il suo significato nella consueta domanda:
“Dove sono finite le buone maniere?” Purtroppo, è proprio la
“normalità” della cosa a costernare, e la situazione di abissale
vuoto esistenziale, lo smarrimento valoriale che simili fatticelli denotano non
permette di derubricare la questione a un vetusto e borghesissimo
appello al Galateo. La domanda non è: “Che ne è delle buone
maniere”, ma: “Che ne è di questi giovani”, concepiti sulla scia dei - per certi versi sciaguratissimi - anni 80? Come si può
pensare che essi possano stabilire un ordine di valori – quali
vengono prima e quali dopo - su cui orientare la propria vita, se non
riescono nemmeno a rispettare la precedenza d'arrivo in una volgare
copisteria? E senza contare che non stiamo parlando di adolescenti
ignoramti e perditempo, ma di adulti che studiano all'università. Allucinante.
Non c'è più plastica rappresentazione
del fallimento di una generazione (quella dei padri di queste sempiternamente acerbe
nullità esistenziali) che ciò di cui son stato in quel giorno
testimone e (per usare un'iperbole) “vittima”. Il fallimento
umano di questo Paese si evince dalla totale mancanza, nelle nuove
generazioni, di cultura e di educazione al rispetto dello spazio di
libertà (anche detto “diritto”) altrui.
Ci si lamenta troppo spesso di
ciò che avviene nel “Palazzo” - lontano e ineffabile come il
castello del mago Atlante nell'“Orlando Furioso” - quando
basterebbe gettare un occhio nel giardino di casa. L'Italia non ha futuro perchè il futuro di una nazione sono i giovani, e i giovani che l'Italia sa produrre sono questi. “Corruptio optimi pessima”.
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