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E’
impossibile, per una persona civile, non condannare
l’infame gesto di (nome), il terrorista che ha recentemetnte ucciso 50
musulmani sparando all’impazzata in due moschee in Nuova Zelanda. Per persone
civili, l’odio non può trovare giustificazioni, anche quando avviene in risposta
ad altro odio. Perché le cose vanno dette tutte: le 50 persone non meritavano
di morire, ma quello che esse sentivano quotidianamente dalle parole dell’imam
e leggevano sul testo di riferimento della loro religione non erano parole di
amore e tolleranza, bensì parole di odio,
violenza e sopraffazione verso tutti i non aderenti all’Islam. Che l’odio
richiami l’odio è un fatto della natura umana, è ciò che ci fa essere ciò che
siamo. Ma l’odio va “razionalizzato” e incanalato nei limiti di una risposta civile,
anche se – quando le circostanze lo richiedano - spietata e risolutiva. Deterrenza
e giustizia sono le parole chiave, criteri di civiltà che impongono che si
debbano colpire i responsabili diretti o indiretti di attacchi e soprusi, non
delle persone innocenti ritenute
colpevoli “per associazione”.
La risposta all’odio religioso, che dà linfa
al terrorismo, non può però essere altro terrorismo, e non solo per una
questione di umanità e rispetto della vita: gesti di assurda violenza come
quelli di cui stiamo parlando non fanno altro che rafforzare la presa dell’Islam
nella nostra società, nel momento in cui permettono agli apologeti di questa
religione (dentro e fuori di essa) di inquinare il dibattito pubblico con la loro
propaganda, la stessa che glissa sulla quasi quotidiane stragi di cristiani nel
mondo islamico.
Nella guerra di violenza e propaganda che l’Islam
sta conducendo contro un avversario giurato (noi) che ancora deve accorgersi di
essere in guerra (o – peggio - le cui elite si rendono colpevoli di
intelligenza con il nemico), atti come quelli di questo folle non fanno che
accelerare e ipotecare la capitolazione dell’Occidente.
Ecco
ora una lista dei versi violenti del Corano, con una precisazione: il Corano rappresenta la parola diretta e
letterale di Dio, per la quale – a differenza quindi che nella Bibbia, in
cui la parola di Dio è mediata dall’elemento umano, per sua natura fallace – non
sono ammesse “interpretazioni”. Tutto ciò
che si dice nel Corano è diretto e letterale. I richiami alla violenza e
alla uccisione o sopraffazione del “diverso” sono esattamente questo: dei
richiami alla violenza e alla uccisione o sopraffazione del “diverso. Inoltre,
il Corano rappresenta un testo eterno,
la verità e volontà di Allah che vale per sempre e che non si limita al contesto
storico che può essere rappresentato da questa o quella battaglia di Maometto.
[Nota: per le citazioni ci siamo in parte basati sulla
traduzione ufficiale in italiano del Corano operata da Hamza Piccardo, ma
soprattutto sulla traduzione diretta da una versione in inglese del Corano che
reputiamo decisamente più fedele al testo originale rispetto alla versione
italiana, e che abbiamo anche usato come costante termine di confronto con la
“lettura” proposta da Piccardo.
La traduzione di Piccardo restituisce in molti luoghi l’immagine
di una versione edulcorata del Corano indirizzata non ai musulmani, che di
norma leggono la versione originale in arabo, ma al pubblico non-credente, per
scopi di conversione o proselitismo. Omettendo, ogni volta che sia possibile,
di rendere gli aspetti più cruenti e violenti del testo, Piccardo spera di
“avvicinare” il pubblico italiano alla sua religione. A riprova di quanto dico,
si legga quanto scritto sotto la citazione del verso 47:4.
Da notare, infine, che la lista sotto – riguardante il solo
Corano – non è esaustiva, e che abbiamo scelto, per evitare di dover scrivere
un lungo trattato, di tralasciare gli altri testi di riferimento dell’Islam: la
Sira (nella sostanza, la biografia di Maometto) e gli hadith (i detti e
insegnamenti di Maometto).
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“Riguardo i miscredenti, li
punirò con terribile agonia in questa vita e nell’altra, e non avranno chi li
soccorrerà.” (3:56)
“Ben presto getteremo il terrore
nel cuore dei miscredenti, perché hanno associato ad Allah esseri ai quali Egli
non ha dato autorità alcuna.” (3:151)
Il riferimento è ai politeisti, che includono per l’Islam
anche il cristianesimo nel suo culto per la Trinità. Come indica la parola
“terrore” (ipocritamente resa da Piccardo con “sgomento”), siamo di fronte a una
chiara giustificazione del terrorismo, annunciata a caratteri chiari e
inequivocabili nel cuore del Corano, il testo che ispira nella sua letteralità
la vita di 1,5 miliardi di islamici in tutto il mondo.
“Combattano sul sentiero di Allah
quelli che barattano la vita terrena per l’altra. A chi combatte per la causa
di Allah, sia che sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa.” (4:74)
Questo verso fornisce la base teologica per gli odierni
attentatori suicidi islamici.
“Quelli che credono combattano
per la causa di Allah [...]” (4:76)
“Vorrebbero che foste miscredenti
come loro, e allora sareste tutti uguali. Ma non sceglietevi amici tra di loro,
finché non emigrano per la causa di Allah (da ciò che è proibito). Ma se vi
volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate. Non
sceglietevi tra loro né amici né alleati.” (4:89)
“Non sono uguali i credenti che
rimangono nelle loro case (eccetto coloro che sono malati) e coloro che
lottano, con la loro vita e i loro beni, per la causa di Allah. A questi Allah
ha dato eccellenza su coloro che rimangono nelle loro case, e una ricompensa
immensa.” (4:95)
Questo passaggio critica i musulmani “pacifici” che
mostrano di preferire la convivenza alla lotta contro i miscredenti. Questo
passo distrugge la menzogna, propagata dagli apologeti dell’Islam, che “jihad”
voglia dire “lotta interiore” (cioè una lotta spirituale individuale contro le
tentazioni o i demoni personali) e non la guerra violenta contro i miscredenti.
Infatti, se si trattasse di una semplice “lotta interiore”, perché dovrebbero
esserne dispensati gli infermi?
“[...] in verità, i miscredenti
sono per voi un nemico manifesto.” (4:101)
“La punizione per coloro che fanno la
guerra ad Allah e al suo messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è
che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da
lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà
in questa vita; nell’altra avranno castigo immenso.” (5:33)
Da notare che, siccome l’Islam è perennemente in guerra
contro i miscredenti, allora considera anche i miscredenti perennemente in
guerra con sé. I miscredenti “fanno la guerra ad Allah” nel momento in cui
decidono di non riconoscere la supremazia dell’Islam, convertendosi o
sottomettendosi e pagando la jizya (a tutti gli effetti, un “pizzo”). Come
risulta chiaro dai passi esposti in questo articolo, non ci può essere pace tra
Islam e altre religioni o atei, perché finché ci sono miscredenti ci deve
essere jihad. L’unica pace possibile è quella tra musulmani, e la pace nel
mondo si avrà per l’Islam solo quando questo avrà raggiunto la dominazione
globale e non ci saranno più miscredenti. I “seminatori” di corruzione di cui
parla il verso sono tutti coloro che non seguono i precetti di Allah.
“E combatteteli finché non ci
sarà più fitnah [disordine, miscredenza] e la religione sarà tutta per Allah.” (8:39)
A dimostrazione di quanto detto per la 5:33.
“E quando il tuo Signore ispirò
agli angeli: « Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il
terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo [decapitateli, ndr], colpiteli su tutte le falangi!” (8:12)
Ancora una volta, assistiamo alla fondazione teologica
del terrorismo, direttamente dalla bocca di Dio.
“Preparate, contro di loro [i miscredenti, ndr], tutte le forze che potrete (raccogliere) e
i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah [...]” (8:60)
Ancora una volta, il terrore come arma contro i
miscredenti.
“O
Profeta, incita i credenti alla lotta.” (8:65)
“Quando
poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete gli idolatri dovunque li
incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si
pentono, eseguono l’orazione e pagano la jizya, lasciateli andare per la loro
strada.” (9:5)
Ancora,
l’unica salvezza dalla morte per il non-credente è la conversione o la
sottomissione e il pagamento della jizya.
Questo
passo cancella la menzogna, ancora una volta diffusa dagli apologeti
dell’islam, che la guerra contro gli infedeli avvenga solo in un contesto di
auto-difesa e che i musulmani attaccano solo quando sono attaccati. Il contesto
storico di questo verso è la Mecca dopo
che gli idolatri erano stati soggiogati da Maometto e quindi non costituivano
nessun pericolo.
“Combatteteli
finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia [...].” (9:14)
“Coloro che credono, che sono emigrati e che lottano sul sentiero di
Allah con i loro beni e le loro vite, hanno i più alti gradi presso Allah. Essi
sono i trionfatori.” (9:20)
Questo verso è
importantissimo perché definisce l’immigrazione come un’arma per la jihad, al
pari della guerra. Questo passo descrive quasi alla lettera ciò che vediamo
dipanarsi di fronte ai nostri occhi quotidianamente, ed è pertanto tristemente
attuale. Si evince infatti che tre sono i modi per essere “trionfatori” agli
occhi di Allah, e raggiungere il più alto grado di onore per un musulmano: 1)
morire in nome di Allah (guerra e terrorismo); 2) finanziare la jihad (la mente
va agli stati del Golfo, grandi finanziatori del terrorismo internazionale e
della costruzione di moschee in Occidente); 3) immigrare nei territori degli
infedeli, per conquistarli attraverso il terrore e la demografia.
Combattete
coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello
che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della
Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino la
jizya con sottomissione volontaria e siano soggiogati.” (9:29)
La “gente
della scrittura” o “Gente del Libro”,
sono gli ebrei e i cristiani. A essi l’Islam concede la vita in cambio della
sottomissione e del pagamento della jizya. Per tutti gli altri miscredenti, le
uniche opzioni sono la conversione o la morte. Il tutto per non altro motivo
che il fatto di professare una religione diversa dall’Islam.
“E i
giudei dicono: Esdra è figlio di Allah; e i nazareni dicono: “Il Messia è
figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole
di quanti già prima di loro furono miscredenti. Che Allah li annienti. Quanto
sono fuorviati!” (9:30)
"O voi che credete! Perché
quando vi si dice: “Lanciatevi [in campo] per la causa di Allah”, siete [come]
inchiodati alla terra? La vita terrena vi attira di più di quella ultima? Di
fronte all'altra vita, il godimento di quella terrena è ben poca cosa. Se non
vi lancerete nella lotta, vi castigherà con doloroso castigo e vi sostituirà
con un altro popolo." (9:38-39)
Ancora, il buon musulmano è quello che combatte, uccide e sottomette in
nome di Allah. Chi non fa la guerra ai miscredenti è atteso da un “doloroso
castigo”.
“O profeta, combatti con forza i
miscredenti e gli ipocriti e sii intransigente con loro; e la loro casa è
l’inferno, e la destinazione il male.” (9:73)
I miscredenti sono da combattere e mandare
all’inferno solo in forza della loro appartenenza a una fede diversa
dall’islam.
Inoltre, il fatto che si includano qui gli
“ipocriti” (cioè i musulmani non praticanti) contraddice le argomentazioni
degli apologeti dell’Islam secondo cui l’odio e l’ostilità dell’Islam si indirizzano
solo ai nemici in tempo di guerra, perché non ci fu mai un esercito di
musulmani non-praticanti che avesse fatto guerra a Maometto.
“Ma il Messaggero e quelli che
hanno creduto lottano con i loro beni e le loro vite. Avranno le cose migliori.
Essi sono coloro che prospereranno." (9:88)
Ancora, coloro che combattono per la jihad o la finanziano sono i
prediletti di Allah.
"Allah ha comprato dai credenti le loro persone e i loro beni
[dando] in cambio il Giardino, [poiché] combattono
sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi.” (9:111)
"O voi che credete,
combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino in voi durezza.” (9:123)
“E quando noi vogliamo
distruggere una città, noi mandiamo il nostro comandamento ai suoi ricchi, ma
presto essi trasgrediscono; così il decreto contro di essa si conferma, e noi
la distruggiamo completamente.” (17:16)
Nell’Islam, il crimine è la trasgressione della volontà di Allah. La
pena è la totale distruzione.
“Quindi non ascoltare i
miscredenti, ma combattili con il massimo vigore.” (25:52)
"Se gli ipocriti, coloro che
hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono il falso in Medina non smettono,
ti faremo scendere in guerra contro di loro e non riusciranno a stare in essa
come tuoi vicini se non per poco. Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi
e messi a morte." (33:60-62)
Questo passo sancisce il massacro contro tre gruppi di persone: gli
“ipocriti” (gli islamici che si rifiutano di “combattere sulla via di Allah”),
quelli che hanno un “morbo nel cuore” (categoria che include ebrei e cristiani)
e “coloro che spargono il falso” (cioè i critici dell’Islam).
“[...]
Quindi, quando incontri i miscredenti, colpiscili sul collo finché non ne avrai
uccisi o feriti molti, poi legali con fermezza. [...] Fosse stato per
Allah, lui stesso certamente li avrebbe puniti. Ma lui (ti fa combattere) così da metterti alla prova [...]”
(47:4)
I miscredenti vanno uccisi o feriti e presi prigionieri per scopi di riscatto.
L’unico motivo per cui Allah non fa il “lavoro sporco” da solo è per mettere
alla prova la fede dei credenti. Chi uccide o sottomette, passa il test. Da
notare la difformità della traduzione di Piccardo, che omette la parola
“uccisi” (creando quindi un gap logico: perché il soggiogamento dovrebbe essere
il risultato di un generico “colpire al collo”?) e pensa bene di addolcire il
testo con elementi del tutto improbabili (“graziosamente”), a uso di un
pubblico italiano ignaro e ingenuo: “Quando [in combattimento] incontrate i
miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli
strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto,
finché la guerra non abbia fine.”
"Non ci sarà colpa per il
cieco, né per lo storpio, né per il malato. Quanto a chi obbedisce ad Allah e
al Suo Messaggero, Allah lo introdurrà nei Giardini in cui scorrono i ruscelli.
Quanto invece a chi volgerà le spalle, Egli lo punirà con un doloroso
castigo." (48:17)
Gli apologeti dell’Islam insistono sul principio che la jihad è una
“lotta interiore”, e che non ha nulla a che fare con la guerra e con la
violenza. Se così fosse, perché allora il Corano afferma che ciechi, storpi e
malati ne sono esenti? Forse ciechi, storpi e malati non hanno una dimensione
interiore?
“Maometto è il messaggero di
Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli tra
di loro.” (48:29)
Ancora, l’unico discrimine è l’appartenenza religiosa. L’adesione a una
religione diversa dall’Islam è sufficiente a giustificare l’uccisione o la
sottomissione del “diverso”.
“Sicuramente Allah ama coloro che
combattono per la Sua causa.” (61:4)
Con buona pace degli apologeti della “religione di pace”.
"O voi che credete, [volete
che] vi indichi una transazione che vi salverà da un doloroso castigo? Credete
in Allah e nel Suo Inviato e battetevi e combattete con i vostri beni e le vostre persone per la
causa di Allah. Ciò è meglio per voi, se lo sapeste. [Allah] perdonerà i vostri
peccati e vi farà entrare nei Giardini dove scorrono i ruscelli e nelle
piacevoli dimore dei Giardini di Eden. Ecco
il più grande successo!" (61:10-12)
Vedi quanto già detto a commento del 4:95 e altrove.
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