(Difficoltà 1,1/5)
Da piccolo i miei
andavano al lavoro tutto il giorno, e quindi io il tempo lo passavo con
mia zia
(in realtà mia prozia, cioè la sorella di mia nonna). E cercavo di rendermi
utile per come potevo. Non per soldi o altro, ma per far vedere che sapevo fare
qualcosa di quasi sovrumano, e quindi per autogratificazione.
Ogni volta che la
mia anziana zia lasciava cadere qualcosa, fosse pure uno spillo (lei faceva la
sarta), io avevo inventato un modo per trovare tutto. Non posso dire che questo
mi fosse stato ispirato dai film di cowboy e indiani, perché non è vero (almeno a livello conscio), ma
noto la similitudine oggi. Gli Indiani erano soliti capire che qualcuno si
stava avvicinando appoggiando l’orecchio sul terreno e sentendo le vibrazioni create
dagli zoccoli di cavalli in lontananza. Ebbene, anche io in un certo senso
avvicinavo l’orecchio al pavimento, ma solo per mettere gli occhi allo stesso
livello del suolo e così percepire ogni minima irregolarità dell’orizzonte
della stanza, ogni dislivello. Lì, spesso, si annidava l’oggetto che stavo
cercando. Questo mi permetteva di trovare tutto, non importa quanto piccolo. E
di ricevere i ringraziamenti della mia cara zia.
E’, questa, una creatività
ti tipo pragmatico (cioè applicata, a non solo artistica) che si vede poco
frequentemente. Ed è qualcosa che mi porto dentro anche oggi, in combinata con
l’arte di arrangiarmi che ho sviluppato in decenni di forzata o auto-inflitta solitudine.