domenica 24 marzo 2019

CI CHIAMANO "POPULISTI"? D'ORA IN POI CHIAMIAMOLI "ELITISTI"


(Difficoltà: 4,1/5)

Per anni ormai ci hanno rotto i coglioni con l'accusa di “populismo”, appioppata a chiunque non sia allineato con il pensiero unico euro-germanico, immigrazionista e filo-islamico.
Il termine “populista”, vociato ai quattro venti ad ogni occasione (soprattutto le più stupide), ha chiaramente un intento denigratorio: nella più tipica tattica stalinista (non dimentichiamo per es. che “Mutti” Merkel proviene dalla DDR) si cerca di colpire la persona invece degli argomenti. Una discussione sul punto rivelerebbe la fallacia criminale delle posizioni di questi stalinisti, ma nel momento in cui si bolla ogni manifestazione di opposizione come proveniente da gruppi “populisti” e da individui bollati come nazionalisti, razzisti, “islamofobi” e via diffamando, allora anche gli argomenti di questa opposizione possono essere con buona coscienza scartati a priori e a prescindere. E non importa quanto questi argomenti suonino razionali e realistici: le persone “buone”, quelle che parteggiano per l’anti-democrazia eurounionista e per il trapianto dell’Africa nel nostro continente, sono autorizzate a tapparsi le orecchie come le famose scimmiette.

domenica 17 marzo 2019

CHRISTCHURCH

(Difficoltà: 3,4/5)

E’ impossibile, per una persona civile, non condannare l’infame gesto di (nome), il terrorista che ha recentemetnte ucciso 50 musulmani sparando all’impazzata in due moschee in Nuova Zelanda. Per persone civili, l’odio non può trovare giustificazioni, anche quando avviene in risposta ad altro odio. Perché le cose vanno dette tutte: le 50 persone non meritavano di morire, ma quello che esse sentivano quotidianamente dalle parole dell’imam e leggevano sul testo di riferimento della loro religione non erano parole di amore e tolleranza, bensì parole di odio, violenza e sopraffazione verso tutti i non aderenti all’Islam. Che l’odio richiami l’odio è un fatto della natura umana, è ciò che ci fa essere ciò che siamo. Ma l’odio va “razionalizzato” e incanalato nei limiti di una risposta civile, anche se – quando le circostanze lo richiedano - spietata e risolutiva. Deterrenza e giustizia sono le parole chiave, criteri di civiltà che impongono che si debbano colpire i responsabili diretti o indiretti di attacchi e soprusi, non delle persone innocenti ritenute colpevoli “per associazione”.

martedì 5 marzo 2019

SUGLI IMMIGRATI FUORI DAI SUPERMERCATI


 (Difficoltà: 3,3/5)
Li vediamo tutti ogni santo giorno: ragazzoni neri, in età da militare o da lavoro, appostati fuori dai supermercati a questuare i resti in moneta della spesa delle signore.


L’Elemosina fa Sentire “Virtuosi”, ma Provoca Danni

L’elemosina è un’arma a doppio taglio: dimostra “spirito cristiano” e ci fa sentire bene, buoni e virtuosi. M a essa incatena anche il povero alla sua condizione: l’assistenzialismo protratto ha sempre provocato disastri nelle comunità e negli stati. Un antico proverbio cinese recita: "Se un uomo ha fame, non regalargli un pesce, ma insegnagli a pescarlo". Ora, cosa imparano i mendicanti – indipendentemente dalla razza – dallo stare fuori dai supermercati a pregare le massaie per degli spiccioli? Con che animo andranno un giorno a faticare sapendo che per loro la strada della questua, infinitamente più facile e meno faticosa, è sempre aperta? L’elemosina andrebbe fatta solo a persone che non hanno alcuna possibilità di trovare una fonte di sostentamento altra da quella: persone con gravi e visibili disabilità, per es.

domenica 3 marzo 2019

PRENDENDO SPUNTO DAL CASO DEL "MAOSTRO DI FOLIGNO": L'"INDUSTRIA DELL'ANTIRAZZISMO" E I SUOI FAKE


(Difficoltà: 2,2/5)

Si fa un gran parlare dell’episodio del maestro di Foligno che avrebbe razzisticamente umiliato un alunno nero di fronte ai suoi compagni, proferendo al suo indirizzo frasi come: “Guardate come è brutto” (1). Prima ancora di aspettare gli accertamenti e dimentichi di quanto la realtà sia complessa e vada valutata in tutte le sue sfaccettature, l’“industria dell’anti-razzismo” e la sinistra, garantista solo per i suoi, si sono buttati a pesce sulla news e hanno, nella migliore tradizione stalinista, “buttato il mostro (anzi: il "maostro") in prima pagina”. “Massacrare uno per educarne cento”, proprio come ai vecchi tempi. In realtà, esiste nella scuola primaria una tecnica didattica chiamata “role-playing” (gioco di ruolo), e può benissimo essere che il maestro abbia voluto giocare la parte del razzista per suscitare negli alunni sdegno e far loro capire quanto è sbagliato il giudizio in base al colore della pelle. A questo punto poco sappiamo, e dovremmo sospendere il giudizio, vista la posta in palio: la carriera e la vita di un individuo.

mercoledì 13 febbraio 2019

LA DITTATURA DELL'ESPERIENZA

 (Difficoltà: 2,2/5)

Mi è capitato recentemente di avere subito una serie di piccoli soprusi da una collega molto più anziana – e non laureata - sul luogo di lavoro. Si è trattato di una sequela di episodi che denotavano una chiara mancanza di rispetto della collega nei miei confronti. Ho chiesto un colloquio con la dirigente – sì, anch’essa donna – la quale ci ha convocati entrambi. Senza voler sentire nulla di quello che volevo dirle, però, la dirigente ha esordito dicendo: “Io ho assoluta fiducia in [nome della collega bulla]”. Si è trattato di un modo per “mettermi al mio posto” di nuovo arrivato. Il messaggio è chiaro: non me ne frega nulla di creare un’armonia nel team che vada a vantaggio della produttività e della soddisfazione del cliente; non mi interessa nulla stabilire la giustizia in base al confronto dei rispettivi argomenti; non mi interessa niente comunicare un senso di tutela e di fiducia all’indirizzo del nuovo arrivato; non mi interessa nulla di trattenere le persone di talento; mi interessa solo che si rispetti la gerarchia di anzianità. “Chi ti credi di essere? Te lo dico io chi sei: un nuovo arrivato. Quindi subisci in silenzio e non rompere i coglioni!”

sabato 26 gennaio 2019

“L’UNICO EBREO BUONO E’ QUELLO MORTO”: LA SINISTRA CHE RICORDA LA SHOAH E POI DIFFAMA ISRAELE


(Difficoltà: 1,4/5)

I "palestinesi" salutano i compagni
Ogni anno, nel "Giorno della Memoria", va in scena il disgustoso teatrino della strumentalizzazione della Shoah per scopi di maquillage. Coloro che, specialmente a sinistra, si stracciano le vesti fingendo di celebrare la memoria del massacro tedesco degli ebrei sono anche quelli che poi, durante i restanti 364 giorni dell’anno, calunniano lo stato degli ebrei, Israele, fornendo supporto morale e legittimazione ideologica al terrorismo islamico palestinese che lo vuole annientare. Vedere soprattutto il Fatwa Quotidiano di Travaglio, da sempre feroce nemico dello stato ebraico, smielare sulla tragedia della Shoah è particolarmente nauseante.

E’, questo, sicuramente l'aspetto più infame dell’ipocrisia sinistrorsa, un capitolo che ci tocca ogni anno scorrere e subire. I pelosi “omaggi alla Shoah” assolvono, nella mentalità di queste persone prive di elementare decenza e umanità, a un duplice scopo:

venerdì 18 gennaio 2019

IL SEGRETO DI PULCINELLA DELL'INDUSTRIA FARMACEUTICA


(Difficoltà 1,7/5)

Geografia in pillole
Nella nostra epoca, siamo abituati alla gratificazione immediata: i social si incaricano di darci continui boost, o rush, di adrenalina, con le continue notifiche di messaggi appena arrivati. Lo sapevate, per es., che nelle app di social media il movimento in giù del pollice sullo smartphone per aggiornare lo schermo con i nuovi messaggi (che appaiono così in alto sul display) è stato ideato sul modello del braccio della slot machine?

giovedì 17 gennaio 2019

I CAMBIAMENTI RICHIEDONO TEMPO


 (Difficoltà: 2,1/5)

I cambiamenti richiedono tempo per dare i loro frutti. Oggi siamo abituati al “tutto subito”, perché al giorno d'oggi la nostra vita è sintonizzata sulla gratificazione immediata. Ma i comportamenti dettati da lunghe e radicate abitudini non sono attivabili e disattivabili con un switch, nè essi si lasciano modificare chimicamente. Perché questo noi siamo: un crogiolo di abitudini a lungo sedimentate.

sabato 12 gennaio 2019

ONG E SINISTRA: LA COPPIA CHE SCOPPIA


 (Difficoltà: 3,1/5)


Sinistra e ong alleate nella nuova tratta degli schiavi
Se guardiamo a organizzazioni come Amnesty, ci rendiamo conto che esse oggi tendono soprattutto all’autoperpetuazione, all’autoconservazione. E ciò in un’epoca in cui ci sarebbe, in forma senza precedenti, da lottare per i diritti umani, quelli veri (vedi lo sterminio di cristiani operato dall’Islam nelle sue terre, e la persecuzione islamica degli ebrei in Europa). Organizzazioni come queste sono dei moloch al servizio di interessi totalmente estranei a quelli dichiarati negli statuti: basta scorgere la lista dei finanziatori di molte di queste ong, e farà capolina il nome del solito Soros e della sua Open SocietyFoundation (1). C’è quindi un livello di lettura politico-economico che aiuta anche a mettere nel giusto posto azioni e dichiarazioni che altrimenti – stando solo alla mission dichiarata dalle ong - non troverebbero collocazione logica. E c’è anche un livello puramente economico: non è utile solo capire da dove  vengono i soldi, ma anche – per la gente comune che dona attraverso il 730 – capire dove vanno. E dove vanno i soldi delle ong? Bè, per quelle maggiori (e non solo) certamente la stragrande maggioranza del grano finisce a pagare stipendi, sedi e burocrazia, insomma ad alimentare l’apparato, per la sola ragione di tenerlo in vita. Alle “missioni” e alle “cause” umanitarie vere e proprie vengono riservate le briciole. 

domenica 30 dicembre 2018

ZOMBI: IL PERCHE' DI UN FASCINO CHE NON MUORE MAI


 (Difficoltà: 2,1/5)

Perché ci piacciono tanto gli zombi?

"The Walking Dead"
Gli zombi sembrano qualcosa di più di una moda passeggera. Da quando il grande regista americano George Romero ne ha definito il canone cinematografico con il suo film indie “La notte dei morti viventi”, gli zombi hanno costituito parte integrante della nostra cultura popolare (film, serie tv, fumetti, letteratura, videogames ecc.), con una innegabile fiammata negli ultimi dieci anni.
Ma qual è il segreto del loro successo? Perché sembriano non riuscire mai ad averne abbastanza?

domenica 23 dicembre 2018

PROBLEMA TEDESCO E PROBLEMA EUROPEO: DUE FACCE DI UNO STESSO EURO


(Difficoltà 3/5)

Mi pare che sia in atto da almeno sei-sette anni, in alcuni circoli, una tendenza a coniugare il “problema europeo” (non nel senso che l’Europa - nel senso, beninteso, di Unione Europea - ha un problema, bensì nel senso che l’Europa è il problema) in termini finanziari, intendendo trasformare il problema dell’Europa nel problema dell’euro, cioè di una valuta che premia le economie del nord-Europa (notamente quella della Germania) a scapito di quelle del sud. E’ pur vero che l’euro, che si stampa a Francoforte, è assieme utensile e simbolo della conquista dell’Europa da parte della Germania attraverso lo strumento stealth della finanza: se non abbiamo sovranità monetaria, e cioè se non possiamo stampare una nostra moneta da usare come leva per agire sui tassi d’interesse, allora non abbiamo nemmeno sovranità politica, e le elezioni sono solo uno specchietto per le allodole, un guscio vuoto. La moneta è stampata altrove (alla Bce), e quindi la politica monetaria è decisa altrove, e così i tassi: in questo modo, siamo sotto costante ostaggio dei mercati internazionali e dello spread.